Il Parco di Vulci, set della fiction Tv Il nome della rosa

Alcune scene della fiction vedono protagonista il Parco naturalistico archeologico di Vulci, nella Maremma laziale

Pubblicato: 7 Febbraio 2019 11:10Aggiornato: 27 febbraio 2025 16:39

Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Dopo il film di grande successo del 1986, su Rai1 è andata in onda la fiction “Il nome della rosa”, tratta dall’omonimo romanzo di Umberto Eco. Molte degli episodi sono stati girati a Cinecittà, ma alcune scene in esterno vedono protagonista il Parco naturalistico archeologico di Vulci, tra i Comuni di Montalto di Castro e Canino, nel cuore della Maremma laziale.

Il Parco naturalistico archeologico di Vulci

Fra la natura incontaminata, i canyon scavati nelle rocce di origine vulcanica dal fiume Fiora, che dopo una piccola cascata si allarga nel lago del Pellicone, la macchia mediterranea e le piccole valli dove si possono incontrare mucche maremmane e cavalli bradi conserva i resti dell’antica città Etrusco-Romana di Vulci, risalente al IV secolo a.C.

Ed è proprio il laghetto di Pellicone – quindi non nella tutelatissima zona archeologica del parco – a essere stato impiegato come set della fiction. Si tratta di uno specchio d’acqua con una piccola cascata, completamente circondato da pareti di roccia vulcanica e da una vegetazione incontaminata. Una piccola oasi di pace per tutti coloro che si avventurano lungo i percorsi di trekking del Parco di Vulci, alla scoperta degli scavi dell’antica città e delle bellissime tombe Etrusche presenti sul territorio.

“Non è la prima volta che il lago viene mostrato sul piccolo e grande schermo”, racconta Carlo Casi, direttore del Parco di Vulci. Infatti, è stato protagonista di una celebre scena del film “Tre uomini e una gamba” con Aldo, Giovanni e Giacomo, dove i tre amici fanno il bagno nelle fresche acque insieme alla compagna di viaggio Chiara. Ma si era visto anche in una scena di “Non ci resta che piangere” con Roberto Benigni e Massimo Troisi. Grande visibilità l’ha avuta anche grazie al video musicale di “Libre”, la canzone di Emma e Alvaro Soler, ambientato proprio sulle rive del lago. Set pure del fantasy-horror “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone, ogni anno il Parco di Vulci ospita almeno una produzione, lunga o breve che sia.

Fonte: 123RF
Le rovine del parco archeologico di Vulci

“Di solito scelgono la zona del lago per fare le riprese, il parco archeologico non è mai in pericolo”, spiega Casi. Nel Parco di Vulci ci sono sempre archeologi al lavoro, qui si scava in continuazione. Proprio qualche anno fa sono state scoperte ben cento tombe comprese tra la metà dell’VIII e il II sec. a.C., una delle quali con un corredo funebre quasi del tutto intatto, nella zona della necropoli di Poggetto Mengarelli, dove da qualche anno sono concentrati gli studiosi per riportare alla luce l’antica storia degli Etruschi.

Itinerari nel Parco di Vulci

I visitatori possono scegliere di ammirare la natura e la storia di Vulci passeggiando con tranquillità lungo uno dei percorsi segnalati: il percorso breve (2,5 km), il percorso completo (4,5 km), il percorso natura (1,7 km), che consentono di visitare gli scavi archeologici della città Etrusco-Romana senza perdere il laghetto del Pellicone, tappa obbligata di ogni percorso. Per gli amanti della natura, da non perdere è la Valle delle Farfalle, il percorso nei pressi della Porta Nord, dove attraverso la creazione di “isole” che ospitano piante utili ad attrarre i piccoli imenotteri e pannelli didattici, i visitatori potranno approfondire il tema. È anche possibile visitare in autonomia, tutti i giorni nell’orario di apertura del parco, la necropoli settentrionale dove, seguendo un percorso accessibile anche a persone con ridotta capacità motoria, si potranno visitare la Tomba dei Soffitti Intagliati e la Tomba della Sfinge. Invece, la necropoli orientale, con la Tomba François, la Tomba delle Iscrizioni ed il Tumulo della Cuccumella sono visitabili solo con una guida. Il Parco organizza anche un percorso di archeotrekking e laboratori didattici per le scuole.

Quando visitare Vulci

Il Parco archeologico di Vulci è aperto tutto l’anno, tranne i giorni di Natale e di Capodanno. Le aperture sono le seguenti: dall’1 gennaio al 31 marzo: 9,00-17,00; dall’1 aprile al 30 giugno: 9,00 – 18,00; dall’1 luglio al 31 agosto: 9,00 – 19,00; dall’1 al 30 settembre: 9.00- 18.00; dal 1° ottobre al 31 dicembre: 9,00 – 17,00.

I visitatori possono ammirare gli scavi archeologici dell’antica metropoli Etrusco-Romana di Vulci, le nobili tombe etrusche, i reperti esposti nel Museo Nazionale Archeologico, vicino al Ponte della Badia, immerso in una natura dai tratti incontaminati, che offre colori, suoni ed emozioni sempre diverse.

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La strada etrusca del Parco naturalistico archeologico di Vulci e il Ponte della Badia

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