Cosa sono e a cosa servivano queste capanne di pietra

Queste costruzioni sono disseminate sul territorio montuoso abruzzese. Vi raccontiamo qual è la loro origine

Pubblicato: 23 Settembre 2019 10:17Aggiornato: 15 aprile 2024 13:03

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle blogger

Una laurea in Storia dell’arte, un master in comunicazione e giornalismo e una vocazione per la scrittura, scova emozioni e le trasforma in storie.

Storia, architettura spontanea e design naturale: ecco le tre caratteristiche dello straordinario universo delle capanne e dei complessi pastorali in pietra a secco in Abruzzo, uno scrigno ricco di meraviglie tutte da scoprire, con paesaggi unici e suggestivi.

In quest’area dello Stivale i protagonisti sono i tholos, cumuli di massi che rappresentano un pezzo importante di storia legata alla vita dell’uomo sulla montagna e in generale alle attività di pastorizia. Ci troviamo infatti nel Parco Nazionale della Maiella, l’estesa e antica area protetta situata nell’Abruzzo centrale, nel cuore dell’Appennino italiano. Proprio qui sono disseminate le testimonianze dell’antica architettura abruzzese, che portano con sé il racconto di vita di popolazioni appartenenti a tempi remoti.

Andiamo alla scoperta dei tholos, le capanne di pietra abruzzesi, tra storia, architettura e sorprendenti paesaggi bucolici.

Cosa sono i tholos: la storia che arriva dall’antichità

Tutto è nato dall’azione millenaria e meticolosa delle comunità locali che spostarono le pietre dai campi per poterli coltivare. Grazie alle mani di contadini e pastori, con tutte le pietre raccolte e accatastate vennero eretti attorno alle proprietà molti muri a secco sotto forma di recinzioni e ripari. A volte si trattava di piccole proprietà, altre volte di arcaiche architetture a tholos, ispirate chiaramente alle tradizionali costruzioni pugliesi.

In certi casi i tholos erano costruiti anche su tre piani, raggiungendo i 6/7 metri di altezza e presentavano molti elementi che fanno capire come tali capanne venissero usate come rifugi e case: presentavano una sorta di soppalco alto un metro da terra, realizzato con rami e paglia e utilizzato come letto, c’erano nicchie per deporre oggetti, ma anche finestrelle e piccoli camini per avere una fonte di illuminazione.  Il terzo piano fungeva invece da piccionaia, mentre all’esterno c’erano anche vasche di piccole dimensioni che permettevano di raccogliere l’acqua piovana.

Gli accumuli di massi, venivano utilizzati anche per racchiudere e proteggere le acque sorgive. Considerate un vero e proprio dono della natura, le sorgenti venivano tutelate con rispetto quasi religioso.

Considerata inizialmente un ostacolo dai pastori e contadini, ben presto la pietra divenne una vera e propria compagna nella quotidianità delle popolazioni locali. Uno strumento, espressione di civiltà, utile al riparo e alla protezione.

La montagna abruzzese è disseminata di queste strutture dal fascino unico. Non è un caso infatti che sia stato istituito il sentiero delle capanne in pietra.

Il Sentiero delle Capanne in Pietra, alla scoperta dei tholos

Si tratta di un itinerario che interessa i territori di Serramonacesca, Lettomanoppello, Roccamorice, Abbateggio e Caramanico Terme, ed è stato pensato per permettere di visitare la gran parte dei principali complessi agro-pastorali in pietra a secco presenti nel versante settentrionale della Maiella.

Il Sentiero delle Capanne in Pietra è una rete di percorsi, sviluppati complessivamente su circa 27 km, che consentono la visita di buona parte delle capanne in pietra più interessanti, sia per complessità che per stato di conservazione. Si può scegliere di intraprendere l’intero percorso (per i più allenati), oppure seguire uno dei molteplici percorsi ad anello segnalati, di difficoltà media, con tratti che vanno dai 4 ai 7 chilometri e dislivelli complessivi dai 200 ai 500 metri.

Il maggior numero di tholos in pietra è concentrato nel comune di Abbateggio. Situato in posizione panoramica alle pendici settentrionali della Maiella, a 450 m sul livello del mare nella Valle Giumentina, il borgo in provincia di Pescara ospita l’Ecomuseo del Paleolitico. Un luogo nato dall’esigenza della comunità locale di conoscere se stessa e la sua storia attraverso le testimonianze della cultura materiale a partire proprio queste strutture in pietra e dall’affascinante e secolare rapporto tra uomo e ambiente. Qui si possono ammirare ancora sei capanne in pietra a tholos, testimonianze della vita e delle attività agro-pastorali dell’uomo primitivo nella valle.

Altre località in cui è possibile facilmente rinvenire costruzioni di questa tipologia sono Decontra a Caramanico, La Valletta – Passolanciano tra Pretoro e Pennapiedimonte, Colle Malvarano e Passo S. Leonardo a Pacentro, Monte Manicola e Colle del Vescovo a L’Aquila, Montagna dei Fiori tra Civitella del Tronto e Valle Castellana.

Fonte: iStock/PH Maurizio Lanini
Veduta notturna delle capanne Tholos

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