Viaggio a Fatima e dintorni sui luoghi di fede del Portogallo

Cosa fare a Fatima e dintorni: la storia religiosa del Portogallo partendo dal famoso santuario, fino al convento di Tomar e al monastero di Batalha

Pubblicato: 12 Ottobre 2017 11:00

SiViaggia

Redazione

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Sono passati 100 anni dalle prime apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli a Fatima. Nell’arco di un secolo, questa città ha acuito il proprio valore simbolico ed è stata meta di numerosi pellegrinaggi e oggetto di sentite preghiere. Ma anche i dintorni di Fatima sono molto suggestivi e vale la pena visitarli nel vostro viaggio in Portogallo.

Il santuario di Fatima
Il Portogallo deve molto del suo turismo ai pellegrinaggi che dal 1917 si susseguono assiduamente verso il santuario di Fatima. Nel complesso del santuario si colloca la basilica della Nossa Senhora do Rosário (“Nostra Signora del Rosario”, in italiano), luogo centrale dei momenti di preghiera dei pellegrini.

Un’unica e lunga navata in stile neoclassico vi farà attraversare gli altari dedicati ai misteri del rosario fino a condurvi presso l’abside, dove sarete illuminati dai vivi colori delle vetrate riflessi grazie alla luce solare. All’interno trovate anche le tombe dei tre pastorelli che secondo la tradizione udirono la voce della Vergine in questo piccolo luogo di Fatima: i due fratelli Francisco e Giacinta Marto e la cuginetta Lucia dos Santos.

Nel complesso del santuario potete visitare anche la cappella delle apparizioni. È una piccola struttura ricoperta in legno dove è custodita la statua della Madonna di Fatima. Questa cappella rimase gravemente danneggiata poco dopo la sua costruzione (1919): infatti, fu distrutta a causa di un incendio nel 1922 e l’anno dopo subito ricostruita.

Usciti dalla chiesa, attraversate la piazza e raggiungete l’immensa chiesa della Santissima Trinità di Fatima. Costruita nel 2003, si struttura su una pianta a base circolare di 125 metri di diametro e può riunire circa 8.500 pellegrini. Vi trovate in una delle più grandi chiese cattoliche del mondo: è comprensibile provare un senso di vertigine non appena il vostro sguardo ne colga l’intera estensione. Il bianco delle mura esterne richiama quello stesso colore che trovare all’interno della basilica, in virtù del quale si genera un’atmosfera paradisiaca che colpirà piacevolmente anche i turisti non credenti.

A 3 chilometri di distanza, c’è un piccolo villaggio chiamato Aljustrel, luogo in cui nacquero i tre pastorelli. Visitate le case dei pastorelli e respirate un clima di inizio Novecento qui rigorosamente mantenuto per far rivivere ai visitatori gli anni in cui il mistero religioso avvolse questi luoghi del Portogallo. Nei pressi della casa trovate il museo contenente arredi e strumenti dell’epoca. Proprio da questa zona incomincia la Via Crucis, sentiero di preghiera che conduce direttamente al santuario di Fatima.

Una sosta a Tomar
A 35 chilometri dal santuario di Fatima trovate un altro splendido gioiello del Portogallo. Dirigetevi a Tomar per visitare il suo convento. Questo maestoso edificio – una fortezza più che un convento –, che nel 1983 venne dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, ha una storia quasi millenaria. Fu costruito nel XII secolo per iniziativa dell’ordine dei Templari per poi passare all’ordine di Cristo nel XIV secolo.

Il luogo sintetizza più stili architettonici, a partire dal romanico primigenio, passando poi per gli splendidi elementi gotici e del manuelino portoghese (stile tipico di questi luoghi nel XVI secolo), assieme a quelli rinascimentali. Le mura difensive che lo circondano furono costruite fin dal principio, come anche la torre centrale e le altre torri limitrofe. Possente è inoltre la chiesa centrale: si struttura su una base a pianta ottagonale dove lo stile romanico caratterizza le alte e possenti colonne che assieme ai dipinti in stile gotico vi faranno meravigliare.

Raggiungete anche i bellissimi chiostri. Il convento ne contiene ben 8, ma uno dei più caratteristici è quello dedicato al re Giovanni III, costruito in stile rinascimentale: si innalza per due piani collegati da una sinuosa scala a chiocciola mentre in mezzo vedrete l’alta fontana su una sorprendente base a forma di croce templare. Potrebbe capitarvi di incontrare qui i pellegrini diretti a Santiago de Compostela lungo il cosiddetto cammino portoghese fanno una deviazione da Santarem per toccare proprio le località di Fatima e Tomar.

Il monastero di Batalha
Nel vostro tour nei dintorni di Fatima assicuratevi di vedere un’altra meraviglia del Portogallo: il monastero di Batalha. Una grande costruzione richiamante un lussureggiante stile gotico nasconde dei luoghi di grande interesse architettonico.

La vostra esperienza di questo luogo, a circa 22 chilometri dal santuario di Fatima passando il raccordo IC9 del Portogallo, incomincia fin dalla vista del decoratissimo portale di accesso: sono scolpite moltissime figure delle Sacre Scritture sulla zona dell’archivolto che assieme agli apostoli, posti sulla strombatura, circondano la scena centrale raffigurante Gesù Cristo in trono, sul timpano. Oltre al portale, la facciata intera incuriosirà lo sguardo di tutti grazie alla finezza delle decorazioni, da quelle delle guglie ai portali laterali.

Entrando nel monastero di Batalha lo spettacolo continua. La chiesa si struttura su un’unica navata straordinariamente stretta considerando la sua altezza. Se il cielo sopra il Portogallo è sereno ed è una giornata soleggiata, avrete modo di gustare l’agglomerato di colori vividi di cui sono composte le vetrate raffiguranti scene evangeliche.

Un’ultima curiosità da svelare prima di uscire dal monastero e fare ritorno a Fatima. Raggiungete la sala capitolare e osservate la strana composizione delle volte: a livello architettonico la costruzione non poggia su una struttura sufficientemente resistente; eppure, nonostante la sua apparente caducità, essa rimane in piedi disponibile agli occhi curiosi dei visitatori. Secondo una voce diffusa in Portogallo, data la pericolosità in fase di realizzazione, la costruzione della cupola fu stata affidata a uomini condannati a morte perché nessuno degli operi al lavoro nel cantiere voleva farsene carico e gli stessi architetti e progettisti si rifiutarono di trascorrervi sotto le sue volte più tempo del necessario.

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