Cosa vedere a Tindari, tra cultura, mare e mito

Viaggio alla scoperta di Tindari, un luogo dai panorami spettacolari dove convivono archeologia, arte, storia, leggenda e fede: una meta imperdibile in Sicilia

Pubblicato: 12 Giugno 2024 09:00

Emma Santo

Giornalista specializzata in Travel

Giornalista pubblicista, web content editor e storyteller, scrive di viaggi, enogastronomia, arte e cultura. Per lei, scrivere è come viaggiare.

Situata in posizione panoramica su un promontorio roccioso che si sporge a picco sul Mar Tirreno, la cui magnifica vista abbraccia la Riserva Naturale Orientata Laghetti di Marinello e le Isole Eolie, Tindari vanta panorami che sono un serbatoio infinito di emozioni. Questa incantevole località turistica in provincia di Messina non è però famosa solo per gli scorci mozzafiato e per le sue peculiari meraviglie naturali, ma anche per un prezioso patrimonio archeologico e sacro che la rende una meta imperdibile in Sicilia.

Basti pensare che la sua bellezza ha ispirato anche lo scrittore Andrea Camilleri, che ha omaggiato questo luogo in uno dei suoi romanzi incentrati sul Commissario Montalbano, da cui è stata tratta anche la popolare serie televisiva. Scopriamo, allora, quali sono le attrazioni che conquistano chiunque visiti questo incantevole borgo.

Viaggio nell’antica storia di Tindari

Frazione del comune di Patti, sul litorale settentrionale della Sicilia, Tindari ha una storia che affonda le sue radici in tempi remoti. In origine Tyndaris – in onore del re di Sparta, Tindaro – fu fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, nel territorio della città sicula di Abacaenum. La città, costruita in posizione militarmente favorevole, sulla sommità del promontorio, passò in seguito nell’orbita romana e divenne base navale di Sesto Pompeo, fino a essere presa da Augusto nel 36 a.C., che le conferì lo status di ‘Colonia Augusta Tyndaritanorum’. Cicerone la citò come “nobilissima civitas”.

Successivamente, Tindari fu invasa prima dai Bizantini e poi dagli Arabi. Questi ultimi la rasero al suolo nell’836, offuscandone la storia. Tuttavia, sono arrivate fino a noi le testimonianze architettoniche della città antica, che oggi si concentrano nel cuore dell’area archeologica, consentendo di ricostruire parte del suo passato, in cui si intrecciano storia e leggende.

Cosa vedere a Tindari: il Santuario e il Parco Archeologico

Svetta a 280 metri a picco sul mare, Tindari, un luogo immerso in un paesaggio straordinario, dove convivono archeologia, arte, storia, leggenda e fede. Parliamo di uno dei siti archeologici e devozionali più importanti della Sicilia. Non ci resta, quindi, che iniziare il nostro tour tra i suoi monumenti e le sue attrazioni uniche.

Il Santuario di Tindari e la leggenda della Madonna Nera

Una delle principali attrazioni del borgo siciliano è la Basilica Santuario di Maria Santissima del Tindari o  Santuario di Tindari, dedicato al culto della Madonna Nera. Si tratta di uno dei luoghi sacri più importanti della Sicilia, situato nella parte più orientale del promontorio dove un tempo sorgeva l’acropoli. Fu eretto tra il 1552 e il 1598, nell’area in precedenza occupata dall’antico Castello di Tindari e dove probabilmente un tempo sorgeva un tempio dedicato alla dea Cerere. Già agli albori del XVII secolo, il Santuario era diventato un luogo di culto meta di numerosi pellegrinaggi. Data proprio la grandissima affluenza di fedeli, nella seconda metà del Novecento l’edificio fu affiancato da una nuova costruzione. A partire dal 1957 venne quindi costruito un nuovo luogo sacro ancora più grande, in cui oggi è custodita la celebre Statua della Madonna Nera, al centro di affascinanti leggende.

Secondo la tradizione, la statua bizantina, proveniente dall’Oriente per sfuggire alla persecuzione iconoclasta, impedì alla nave che la trasportava di ripartire, dopo che l’imbarcazione aveva trovato riparo nella baia di Tindari presso i laghetti di Marinello per sfuggire a una tempesta. I marinai depositarono via via il carico a terra, pensando che fosse questo a impedire la partenza, ma solo quando vi portarono anche la statua la nave poté riprendere il mare. Questo fatto venne interpretato come il desiderio della Vergine di rimanere in quel luogo.

La statua della Madonna Nera, rappresentata con una corona in testa nella posizione della “Regina in trono”, con in grembo il Bambino Gesù, venne quindi collocata nella chiesetta che si trovava nel punto più alto del paese e che dal quel momento divenne meta di pellegrinaggi, talmente ambita da dover essere più volte ampliata. Un’altra leggenda narra di un duplice miracolo compiuto dalla Vergine, che avrebbe salvato una bambina per ben due volte dalla morte.

Il Parco Archeologico di Tindari e l’Antiquarium

Il Parco Archeologico di Tindari sorge nell’omonima città antica, che in origine aveva un impianto urbano regolare con ampie strade parallele (decumani) intersecate da strade più strette (cardines). Sul decumano superiore si snodano i principali edifici pubblici: la Basilica, realizzata probabilmente in età augustea e rimasta in uso fino al V sec. d.C, e il Teatro greco-romano, costruito con grandi blocchi di pietra arenaria tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C., la cui capienza era di 3000 spettatori. In età imperiale, lo spazio scenico fu modificato per essere adattato ai giochi circensi. Oggi è sede di numerose manifestazioni di danza, musica e teatro.

Le Terme pubbliche, situate sul terrazzo superiore sul decumano, risalgono alla media età imperiale. Sui pavimenti degli ambienti termali si sviluppano mosaici in bianco e nero con figurazioni varie, tra cui i simboli di Tyndaris e della Trinacria, scene dionisiache, creature marine, databili fra la fine del II e l’inizio del III sec. d.C. In Contrada Cercadenari si possono inoltre visitare una Domus e un grande edificio pubblico di età romana.

L’Antiquarium del Parco Archeologico di Tindari è articolato in cinque sale e raccoglie una selezione di reperti dall’età preistorica a quella romana, tra cui vasellame di pregio e d’uso comune, vetri, oggetti in bronzo, iscrizioni in lingua greca e latina, decorazioni architettoniche e numerose sculture in marmo. Tra queste, le due “Vittorie alate” del II sec. a.C., di pregevole fattura, e una testa-ritratto dell’imperatore Augusto proveniente dall’area della Basilica.

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Il bellissimo Parco Archeologico di Tindari

La Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello

Nei pressi di Tindari sorge un’altra meraviglia,  di grande e particolare pregio naturalistico: la Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello, un’area incontaminata e protetta sin dal 1998 con una superficie di circa 400 ettari. L’area lagunare con laghetti di acqua salmastra cambia continuamente aspetto, per l’apporto di sabbia e ghiaia dovuto all’azione congiunta dei movimenti del terreno e delle mareggiate.

L’origine dei laghetti, denominati Marinello, Mergolo della Tonnara, Porto Vecchio, Fondo Porto, Verde e Nuovo è fatta risalire al 1877, probabilmente in conseguenza a trasformazioni dei torrenti Timeto e Elicona che portarono ad accumuli di sedimenti trasportati in mare, creando così le prime lingue di sabbia. Nella primavera del 1982, in seguito a una serie di mareggiate, il più grande dei laghetti assunse la forma di un profilo di donna col manto che sembrava cullare un bambino, dai fedeli identificata come la Madonna Nera.

Nella Riserva si possono ammirare ambienti diversi che vanno dalla vegetazione lacustre a quella della rupe, a quella della spiaggia. Varie specie endemiche di pesci popolano i fondali dei laghetti, alcune piuttosto rare delle acque salmastre, come il piovanello maggiore o ilghiozzetto macrocefalo. Questo luogo è anche perfetto per il birdwatching, con specie di uccelli stanziali ma anche migratori, come il raro falco pellegrino, il fenicottero rosa, il corvo imperiale e la cicogna bianca.

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La suggestiva Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello

L’antico e panoramico Sentiero Coda di Volpe

Una volta completata la visita della zona lagunare di Marinello, non perdetevi l’antico Sentiero Coda di Volpe (chiamato così perché la sua forma ricorda, per l’appunto, la coda di una volpe). Lungo circa 1 km e prevalentemente in salita, con alcuni punti abbastanza ripidi, unisce la Riserva con il Santuario di Tindari e offre una magnifica vista sul mare che abbraccia le Isole Eolie in direzione Nord e il Golfo di Patti a Ovest, mentre a Est si può scorgere Capo Milazzo e la splendida cornice delle spiagge sabbiose della laguna di Marinello. L’inizio del sentiero si trova in Via Monsignor Pullano, a Patti. In passato, questo tragitto rappresentava l’unico punto di collegamento tra il centro di Tindari e il porto dell’antica colonia, mentre successivamente è stato utilizzato come via di pellegrinaggio al Santuario, e ancora oggi è attraversato dai fedeli, oltre che dagli amanti delle escursioni panoramiche.

La splendida Spiaggia di Marinello che cambia forma

All’interno della Riserva, ai piedi del promontorio di Tindari, si trova la bellissima Spiaggia di Marinello, circondata dalla natura incontaminata e lambita dal mare cristallino dai colori cangianti, che spaziano dal verde all’azzurro intenso, e caratterizzata da sabbia morbida e fine. Ogni anno, il litorale peculiare incastonato tra Milazzo e Capo d’Orlando modifica la sua forma, così come il numero dei laghi salmastri aumenta o diminuisce in base a stagione, correnti e maree.

Ad abbellire la spiaggia di Marinello ci sono grotte, calette, falesie e faraglioni levigati dal mare che regalano ai visitatori un magnifico contrasto tra una miriade di sfumature d’azzurro che abbracciano sabbie bianche e multiformi pareti rocciose. La grotta più famosa è quella di Donna Villa,  una maga considerata la “Circe siciliana”. Secondo la leggenda, quando alla donna sfuggiva qualche uomo-preda, per la rabbia scavava la roccia, graffiandola con le unghie. Ogni caletta ha il suo nome e la sua leggenda che vengono tramandate dai pescatori della zona, come la caletta del Serpente, quella di Don Felice, quella di Don Mariano, il Maizanazzo e la Valle. Un nome è stato dato anche alle falesie, tra cui la più suggestiva è quella soprannominata “l’elefante”.

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La spettacolare Spiaggia di Marinello

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