Che dipingesse dei papaveri o la guglia di una cattedrale, il mare al tramonto o delle ninfee appena germogliate, non faceva alcuna differenza. Claude Monet aveva la straordinaria capacità di trasformare in capolavoro qualunque soggetto, cogliendone l'essenza più profonda e instaurando con esso un rapporto privilegiato. Nel corso della sua vita ha realizzato qualcosa come 500 quadri, la maggior parte dei quali ispirati a borghi, paesaggi e città realmente esistenti. Ecco, allora, una selezione dei luoghi più belli immortalati dal pittore francese, che è di fatto uno dei padri fondatori dell'impressionismo.
Era il 1908 quando Claude Monet ebbe l'occasione di andarsene a zonzo tra le calli e i ponti della magica Venezia. La Serenissima lo stregò al punto tale che ogni giorno, armato di tela e pennelli, usciva di buon'ora in cerca di scorci e prospettive nuove per immortalare la città con le sue pennellate rapide e cariche di colore. Ad affascinarlo furono, in particolar modo, il modo in cui la luce si rifletteva sull'acqua del Canale e la foschia che, spesso e volentieri, ammantava i luoghi che avevano ormai fatto breccia nel suo cuore.
Dolceacqua è un piccolo borgo dell'entroterra ligure, facilmente raggiungibile dalla Francia. Monet vi si recò spesso e non certo per fare un pic-nic in famiglia nella Val Nervia, quanto piuttosto per regalare l'eternità a scorci che, evidentemente, gli erano entrati nel cuore. Alla fine dedicò al paese ben quattro quadri: nel più celebre sono riconoscibilissimi sia il castello che sovrasta Dolceacqua, che il ponte a schiena d'asino che congiunge le due sponde del torrente Nervia.
Nel gennaio del 1884, Claude Monet si mise in viaggio alla volta di Bordighera, il comune geograficamente più a sud di tutta la Liguria. La natura incontaminata di questo luogo fu per lui inesauribile fonte d'ispirazione, tant'è che dedicò a questa piccola ma vivace cittadina diversi quadri. Immortalò il mare in cui si specchia e le colline ricoperte di palme e ulivi, i sontuosi giardini e i sentieri con vista sull'orizzonte che, inoltrandosi nel verde, scendono dritti a valle.
Di artisti che hanno ritratto il palazzo di Westminster ce ne sono a bizzeffe. Nessuno però lo ha mai fatto come Monet, che in un dipinto è riuscito a condensare tutta l'atmosfera tipica di Londra: della sede del Parlamento, nella sua opera, possiamo riconoscere solo l'inconfondibile struttura neogotica, sapientemente avvolta nella nebbia che spesso cala sulla capitale britannica, ma illuminata al tempo stesso dai colori del tramonto che squarciano la London fog.
A Rouen Monet dipinse la bellezza di 48 tele nell'arco di 2 anni. Tutte rigorosamente raffiguranti la celebre cattedrale primaziale di Notre-Dame, simbolo indiscusso di questa città della Normandia. L'impressionista ne dipinse la facciata in tutti i modi possibili e immaginabili: di giorno e di notte, con colori neutri e tinte vivaci, sfumandone i contorni o rendendoli più netti. La sfruttò, sostanzialmente, per una ricerca luministica, ed è questo il motivo per cui la immortalò sempre e comunque dalla medesima prospettiva.
Malgrado sia sempre stata la natura, la principale musa ispiratrice dei quadri di Claude Monet, vi fu un periodo in cui l'artista si piegò all'irresistibile richiamo delle città moderne. Fu in questa fase, intorno al 1877, che iniziò a riprodurre sulla sua tela i binari e il tran tran della stazione ferroviaria di Saint-Lazare, nel cuore della bella Parigi. Ad essa dedicò sette diversi dipinti, soffermandosi ancora una volta sul modo in cui i fumi densi, in questo caso il vapore sbuffato dal treno, fossero in grado di trasformare completamente luci e forme.
Le bianche falesie di Étretat non lascerebbero indifferente nessuno. Men che meno un'artista del calibro di Monet, che trovò in queste scogliere calcaree a picco sul mare, tra le principali attrazioni della Normandia, il soggetto ideale per i suoi dipinti in stile impressionista. Celebre è la raffigurazione dell'arco naturale che si tuffa nel Canale della Manica e che, per ovvie ragioni, con l'avvento del turismo di massa, ha trasformato quello che era un piccolo villaggio di pescatori in una delle località più cool della Costa d'Alabastro</strong.
Fu a Giverny che Claude Monet chiuse per l'ultima volta i suoi occhi, attenti e curiosi, che per 86 anni avevano scrutato il mondo in modo così straordinariamente magico ed insolito. Trascorse in questo minuscolo villaggio della Normandiaquasi metà della sua vita, affascinato dalla quiete e dalla luce che, per sua stessa definizione, era unica e diversa da quella che si trovava in tutto il resto del mondo. La sua casa, circondata da un maestoso giardino spesso protagonista delle sue opere, è oggi la maggiore attrazione di Giverny.
Tra Monet e la Normandia scoccò un vero e proprio colpo di fulmine. Il vento che gonfia il mare e spettina la spiaggia furono per lui un'inesauribile fonte d'ispirazione, e lo dimostra il fatto che non abbia mai perso occasione per imprimere su tela le emozioni che quei luoghi gli suscitavano. Ebbe una chiara predilezione per Varengeville-sur-Mer, il cui cimitero e la chiesa di Saint-Valéry, entrambi sospesi sulle falesia, si sono più volte prestati alla perfezione per i suoi meravigliosi dipinti.
Vuoi perché i suoi colori riproducono alla perfezione il cielo che al tramonto si tinge di rosso, vuoi perché il soggetto è tanto semplice quanto emozionante, Impression. Soleil Levant è forse il dipinto più emblematico dell'enorme produzione artistica dell'indimenticabile Claude Monet. Quello raffigurato altro non è che uno scorcio del porto di Lé Hâvre: siamo ancora una volta in Normandia, ma stavolta in una città industriale che, nel 2005, è stata designata dall'Unesco quale Patrimonio dell'Umanità.