In Calabria il mare è poesia che si scrive sull’orizzonte. Ma per chi ha voglia di andare oltre, di perdersi nel respiro profondo delle montagne, tra boschi fitti, laghi incantati e paesaggi sospesi, esiste un altro modo per esplorarla: salire in sella e seguire il tracciato lento e silenzioso della Ciclovia dei Parchi.
È un viaggio che si snoda per 545 chilometri lungo l’Appennino calabrese e attraversa i grandi polmoni verdi della regione: il Parco Nazionale del Pollino, quello della Sila, il Parco Naturale Regionale delle Serre e il Parco dell’Aspromonte. Una linea invisibile ma precisa che unisce vette, laghi, borghi e silenzi, e conduce chi pedala dentro il cuore più selvaggio e sincero della regione.
Indice
Il tracciato, fascino puro
L’itinerario inizia a Laino Borgo, tra le gole del Lao, e termina sul lungomare di Reggio Calabria, affacciato sullo Stretto. È un tracciato pensato per i cicloturisti più appassionati, ma anche per chi desidera mettersi alla prova e godersi, tappa dopo tappa, un’avventura immersiva tra natura e cultura. Le strade sono secondarie, poco trafficate, si alternano a sentieri e piste ciclabili, toccando paesaggi sempre nuovi e un continuo saliscendi che richiede gambe forti ma soprattutto occhi curiosi.
Il dislivello complessivo, oltre 10.000 metri in salita e discesa, è il respiro stesso dell’Appennino. Il punto più alto si trova nel Parco della Sila, a 1.565 metri, nei pressi del Lago Arvo. Il più basso, a zero metri, è il punto d’arrivo: Reggio, dove la bicicletta incontra il mare. La Ciclovia è percorribile dalla primavera all’autunno, mentre in inverno si consiglia cautela, soprattutto per le possibili nevicate.
Una segnaletica chiara e costante accompagna il viaggiatore lungo tutto il tragitto, così da garantire sicurezza e orientamento. In ogni tappa, cartelli identificativi e avvisi ricordano l’importanza del rispetto per l’ambiente e per chi viaggia in bicicletta.
Le tappe: quattro parchi, dodici giorni di meraviglia
La Ciclovia si divide in 12 tappe, alcune morbide e accessibili, altre più tecniche e impegnative, soprattutto per le asperità tipiche dell’Appennino. Ma tutte regalano la stessa emozione: quella di attraversare una terra antica e generosa, ancora lontana dai circuiti del turismo di massa.
Come accennato, nel Parco Nazionale del Pollino la prima tappa parte da Laino Borgo, borgo longobardo con una fortezza che guarda al passato. La strada conduce a Morano Calabro, un presepe di pietra arroccato sulla collina. Si attraversano Mormanno, patria dei celebri bocconotti (delizie di pasta ripiena di mandorle e cioccolato) e Castrovillari, città vivace nel cuore del Parco. I paesaggi si fanno via via più selvaggi, i pini loricati si stagliano contro il cielo, e tra i borghi arbëreshe dell’Orsomarso si pedala in un’atmosfera che sa di confine e resistenza. La tappa si chiude nei pressi della riserva del Lago di Tarsia, dove il silenzio diventa colonna sonora.
Entrando nel Parco della Sila, il paesaggio cambia volto. Si parte da Bisignano, tra vigneti ad alta quota e profumi intensi di terra e vento. Si attraversa la Cava di Melis, una delle più alte d’Europa, fino ad arrivare alla Riserva naturale dei Giganti di Fallistro, una cattedrale di pini larici secolari protetti dal FAI. La strada costeggia poi il Lago Ampollino, specchio d’acqua limpido e tranquillo, fino al crinale del Monte Tiriolo: da qui lo sguardo può abbracciare, nelle giornate limpide, i due mari e persino le Isole Eolie, sospese tra cielo e onde.
Nel Parco Naturale delle Serre, la partenza è affidata al borgo arbëreshe di Caraffa, e il percorso si snoda tra natura e memoria. Si raggiunge Monterosso, sede del Museo delle Serre Calabresi, e si sfiora l’Oasi del Lago Angitola, una riserva dove la biodiversità è protagonista. Tra abeti bianchi e boschi fitti, si arriva a Mongiana, luogo simbolico della storia industriale borbonica grazie alla storica fabbrica d’armi voluta da Ferdinando IV di Borbone.
Infine, l’Aspromonte. Qui il percorso si fa più panoramico e spettacolare, tra ambienti aspri e magnetici. Le tappe finali conducono alle cascate di Mundu e Galasia, ai misteriosi monoliti di Pietra Cappa, all’Osservatorio della biodiversità di Gambarie e alla Serra di Garibaldi, luogo dove il generale fu ferito dai piemontesi. È un viaggio nella memoria e nella bellezza che culmina sul Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, con lo Stretto davanti e il cuore colmo di tutto ciò che la Calabria più profonda ha saputo donare.
Le ciclopiste: quando il tracciato diventa esperienza
Non è solo il paesaggio a rendere straordinaria la Ciclovia dei Parchi della Calabria. A renderla unica è anche la cura con cui si sta trasformando in un’infrastruttura ciclabile sempre più avanzata e accessibile. In un territorio complesso come quello appenninico, la possibilità di pedalare su tratti interamente dedicati alle biciclette è un piccolo lusso, un segno concreto dell’impegno della Regione Calabria nel promuovere una mobilità sostenibile e un turismo lento che rispetti l’ambiente e valorizzi le risorse locali.
Lungo il percorso principale, alcune tappe sono già state dotate di ciclovie esclusive, tracciati sicuri e suggestivi dove il cicloturista può davvero sentire la strada come parte del viaggio. Uno dei segmenti più significativi si trova tra Morano Calabro e Castrovillari, nel cuore del Parco del Pollino: dove un tempo correva il treno della ferrovia calabro-lucana, oggi si pedala lungo un percorso che conserva l’anima del viaggio e ne cambia il ritmo. Si lambiscono stazioni abbandonate, si costeggiano campi e boschi, si sente la voce della montagna accompagnare ogni pedalata. Il tracciato, lungo poco più di sei chilometri, è in pieno sviluppo e a breve collegherà anche Mormanno, disegnando una linea continua tra storia ferroviaria e ciclismo contemporaneo.
Un altro tratto di grande fascino corre lungo il Lago Ampollino, nella tappa 6: tra le acque tranquille e i profili dolci della Sila, la ciclopista si snoda per un chilometro e mezzo in prossimità di Trepidò, per un momento di quiete e contemplazione. Poche pedalate e ci si ritrova immersi in una realtà di riflessi sull’acqua, profumo di resina e silenzi profondi.
Più avanti, sempre nella stessa tappa, il percorso tra Villaggio Racise e Villaggio Mancuso regala cinque chilometri nei boschi silani, laddove la natura domina incontrastata, e la ciclopista segue il suo ritmo, affiancando abeti maestosi, radure luminose e scorci che sembrano dipinti.
Nel Parco delle Serre, una pista ciclabile di oltre sei chilometri accompagna i viaggiatori intorno al Lago Angitola, nella variante della nona tappa. È una zona di straordinario valore ambientale, riconosciuta come oasi protetta e luogo di sosta per numerose specie migratorie.
Ma l’ambizione del progetto va oltre i confini montani. La volontà di creare connessioni tra la montagna e il mare ha portato alla nascita di nuove arterie verdi, come la Ciclopedonale della Val di Neto, un tracciato che si allunga per circa 38 chilometri, scendendo dalle pendici della Sila fino al Mar Ionio. Unisce sei comuni (Caccuri, Belvedere di Spinello, Santa Severina, Rocca di Neto, Scandale e Strongoli) e si sviluppa lungo un’antica mulattiera, oggi riqualificata e dotata di segnaletica, aree di sosta e punti informativi.
È un percorso che racconta la Calabria rurale e autentica, quella disegnata da colline morbide, vigneti ordinati, casali, luoghi sacri e siti archeologici. Si può raggiungere facilmente anche dalla Ciclovia principale: basta deviare da Trepidò in direzione Cotronei, percorrendo circa ventiquattro chilometri tra alture e vallate che conducono, gradualmente, verso il mare.
La ciclopista ha ricevuto il Secondo Premio dell’Oscar Italiano del Cicloturismo 2024, un riconoscimento che premia il rispetto per l’ambiente, la qualità del tracciato e il valore dell’esperienza offerta.