In Toscana, in un Comune di nome Chiusdino, a una trentina di chilometri a Siena, immersi in un bosco che ricorda le atmosfere celtiche, dove il confine tra cose visibili e cose invisibili si percepisce intensamente, si trovano i resti di una famosissima abbazia cistercense, l’abbazia di San Galgano. Nota per la sua architettura, in rovina, senza il tetto e circondata dalla natura, ricorda le antiche abbazie che siamo soliti trovare in Irlanda. È talmente famosa da essere divenuta uno dei soggetti preferiti dagli instagrammer.
Ma non è l’abbazia di San Galgano a nascondere un mistero, bensì una chiesa che si trova poco distante. Si tratta dell’eremo (o rotonda) di Montesiepi, che si dice sia legato alla mitica spada nella roccia. La chiesa custodisce, infatti, una vera spada conficcata nella roccia. Pare sia appartenuta al Cavalier Galgano Guidotti e dovrebbe risalire a prima del XII secolo.
Galgano Guidotti nacque a Chiusdino nel 1148 e, divenuto Cavaliere, condusse una vita molto dissoluta. Un giorno gli apparse in sogno San Michele, il quale lo esortò a una vita spirituale votata al mistero della croce. Galgano si convertì e divenne un eremita, trasformando il proprio mantello in un saio. Ma, prima di ritirarsi in una grotta in preghiera, brandì la spada e la conficcò in una roccia, lasciando fuori l’elsa, che si trasformò in una croce, simbolo di sacrificio e spiritualità.
Sempre in un sogno mistico, Galgano vide Gesù seduto a un tavolo rotondo, circondato dai dodici apostoli, al centro del quale splendeva il Santo Graal. Fu proprio in questo sogno che egli ricevette l’ordine di costruire la rotonda di Montesiepi.
Questa storia ha molte analogie con la leggenda di re Artù, dell’antica Albione (antico nome della Gran Bretagna), al punto che gli esperti ipotizzano che “Le Roman de Perceval ou le conte du Graal” opera incompiuta che Chrétien de Troyes scrisse nel 1190 mette in stretta correlazione Galgano con Perceval. Addirittura, s’ipotizza che Galgano e Galvano (cavaliere della tavola Rotonda) siano la stessa persona.
È così che la spada di Galgano sembrerebbe essere una delle tante Excalibur, la più nota delle mitologiche spade di re Artù che, come il Santo Graal, coesisterebbero in diverse parti d’Europa.
Excalibur, il cui nome significa “che taglia l’acciaio” era la spada che la dama del lago donò al giovane Artù Pendragon, figlio di Uter, re di Bretagna, da non confondersi con la spada che Artù estrasse dalla roccia che portava il nome di Caliburn.
Verità o fantasia, leggende dai toni anacronistici, simboli, e coincidenze, i nomi stessi dei due cavalieri (Galgano e Galvano) ci raccontano che le due leggende hanno un intento comune, quello che da secoli ci appassiona e che resta circondato da un alone di mistero.