Oscurità intellettuale, secoli bui. C’è stato un Medioevo da condannare e da cui prendere le distanze. Un sentire popolare che ha attraversato la cultura occidentale soprattutto durante l’Illuminismo nel XVIII secolo. Con un formidabile atto di abiura, il giudizio è cambiato durante l’800. Una capovolta. L’età di mezzo è diventata fonte di ammirazione e d’ispirazione, merito della poetica del Romanticismo.
La spiritualità delle strutture romaniche, l’ascendente ascetico che sprigiona l’architettura gotica sono i nuovi attori da ammirare, da studiare. Da allora, il fascino del Medioevo non ha più abbandonato la nostra cultura. Dame e cavalieri, castelli e dimore sono gli ospiti fissi di romanzi, di ambientazioni cinematografiche, fino al settore del gaming.
Un Medioevo fantastico, spesso adattato ai nostri gusti. Ricostruito, non solo per ovvi motivi legati al restauro, ma anche per scolpire una narrazione in linea al sentire dei tempi moderni. Scrittori, registri del cinema. E poi architetti che hanno rivisitato, modificato, ricostruito il nostro Medioevo. Con ottimi risultati, visto che questi luoghi attirano folle di turisti.
San Gimignano, un trucco scenografico
Sul podio, in questo percorso dell’immaginario medievale, ci sta un luogo a sorpresa: San Gimignano. La Manhattan del Medioevo, che si fregia del riconoscimento dell’Unesco. Borgo murato, ornato – oggi – da 14 torri, San Gimignano è posta su una collina che domina la Val d’Elsa, in quello che si può definire il vero e proprio cuore della Toscana. È un tuffo nel Medioevo, almeno così appare al visitatore. In realtà – e pochi lo sanno – è un trucco scenografico. Così come la vediamo oggi, San Gimignano è stata ricostruita largamente.
A metà ‘800, l’architetto Leo von Klenze mutò sistematicamente San Gimignano in una città medievale: riedificò le torri, riparò le mura e, di fatto, creò quell’atmosfera medievale che i turisti di tutto il mondo ora apprezzano. Non è una falsificazione, sia chiaro, nell’intervento del Klenze è presente un’accuratezza filologia anche se è visibile, e non si può negare, una visione fantastica. L’opera dell’architetto tedesco si colloca nel pieno di quel movimento culturale chiamato “medievalismo“.
Il Castello sforzesco non è così “storico”
Salendo più a Nord e fermandoci a Milano, il posto d’onore nel viaggio dell’immaginario medievale spetta al Castello sforzesco. Eretto nel XV secolo da Francesco Sforza, è stato ampiamente restaurato e rivisto tra il 1890 e il 1905 dall’architetto Luca Beltrami, in uno stile che gli studiosi definiscono “storicista“. Un intervento salvifico (la Torre del Filarete, all’ingresso, è il lavoro più evidente e più famoso dell’opera del Beltrami), perché non erano pochi i milanesi – dopo l’annessione sabauda – favorevoli all’abbattimento per… costruire un quartiere residenziale.
Viterbo, il centro “medievale” più grande d’Europa
Puntando nuovamente l’attenzione al Centro d’Italia, passiamo per Viterbo che vanta il centro medievale più grande d’Europa. Qui non fu tanto la laboriosa attività umana a modificare i connotati della città. Fu un’altra attività, in cui l’uomo eccelle, a fare i danni: la guerra. Durante la Seconda guerra mondiale, il bombardamento del 17 gennaio 1944 distrusse ampie zone del centro storico. Solo un accurato e attento lavoro di restauro ha restituito la città all’arte e al suo godimento. Ahinoi, il borgo della Tuscia non è solo, ma in nutrita compagnia. La guerra fece ingenti danni al patrimonio italiano, dalla famosa abbazia di Montecassino a Santa Maria delle Grazie a Milano.
Grazzano Visconti, il borgo neo-medievale
Chiudiamo con un falso, forse il più famoso, dell’età contemporanea, almeno in Italia: Grazzano Visconti. Il borgo neo-medievale in provicnia di Piacenza fu ideato e realizzato agli inizi del 1900 dal duca Giuseppe Visconti di Modrone, con gusto scenografico e grande ricercatezza nei particolari e nelle decorazioni. Certo, ci si muove sul filo dell’immaginario, di una percezione dell’età di mezzo che appartiene a un’epoca distante. Ciò non toglie il suo fascino e la sensazione di camminare sul crinale di un tempo passato. Un palcoscenico bello da vedere, soprattutto in primavera.