L’intera regione di Van ha ricoperto un ruolo fondamentale nella storia e nella cultura degli Armeni, considerata un vero e proprio paradiso terrestre da tutta la comunità. Qui, attorno al grande e omonimo lago dominato dall’imponente vulcano spento Sipan, sorgevano villaggi, città e fortezze. Mentre sulle sue sponde si sviluppano regni e civiltà, il lago ospitava, e lo fa ancora, le isole Kuš, Adır, Çarpana e quella di Akdamar.
La storia dell’Armenia intera è stata molto controversa e si districa ancora oggi tra narrazioni, mistificazioni e leggende. La maggior parte dei resti di una civiltà imponente come quella armena sono andati distrutti o sono in rovina. Resta però un eccezione, quello della Chiesa della Santa Croce sull’isola di Akdamar.
Una posizione suggestiva che crea un’atmosfera favolistica e idilliaca, ultimo baluardo del paradiso perduto degli Armeni. La chiesa, costruita tra il il 915 e il 921 d.C. per volere del re armeno Gagik, è stata restaurata dal governo turco con l’obiettivo di preservare il patrimonio storico e culturale.
Dopo un lungo lavoro di restauro curato dall’architetto turco Zakaryan Mildanoğlu, questo gioiello architettonico è stato riportato alla luce diventano l’attrazione principale dell’isola dove, oggi, vengono organizzare numerose escursioni e gite giornaliere. Il paesaggio che circonda la chiesa rende l’isola un piccolo paradiso incontaminato: l’acqua del lago di Van sembra proteggere un lembo di terra caratterizzato da una lussureggiante.
La bellezza del paesaggio ha stimolato nell’immaginario collettivo la narrazione di una leggenda popolare che ancora oggi persiste nelle aree dell’Anatolia e che spiega le origini dell’isola. La storia vuole che la giovane Tamara, figlia di un religioso armeno, conobbe un pescatore che operava dall’altra sponda del lago. Tra i due nacque un amore segreto, consumato di notte. Ma quella relazione fu ostacolata dal padre della fanciulla che, una sera, disorientò il giovane pescatore, intento a raggiungere l’amata sull’isola a nuoto, facendolo annegare. Si narra che, le ultime parole del giovane, furono dedicate alla sua Tamara, così l’isola prese il nome di “Ah Tamar” e poi di Akdamar.
Nel 1951, un giovanissimo Yasar Kemal, giunse nella provincia di Van per un reportage e, in quell’occasione, vide la splendida chiesa di Akdamar in rovina. Le autorità in quel periodo avevano scelto di demolirla perché la consideravano di nessuna utilità, ma grazie alla battaglia del giornalista, appoggiata da personalità influenti del Paese, l‘edificio fu salvato e venne conosciuto in tutto il mondo.
Oggi la chiesa è esattamente lì, in tutto il suo splendore monumentale, ed è diventata meta di pellegrinaggio per i cittadini e attrazione turistica per i viaggiatori di tutto il mondo.