I geologi hanno lanciato l’allarme: Sicilia, Campania e Calabria sono a rischio tsunami. La minaccia arriva dal vulcano sommerso Marsili, che si trova sotto il Tirreno tra la costa del Cilento e quella della Calabria ed è il più attivo del Mediterraneo.
Il vulcano infatti è ancora in attività, tanto che recentemente sono state registrate alcune scosse proprio nei pressi del Marsili, fenomeni non avvertiti sulla costa in quanto avvenuti in profondità.
L’ultima scossa registrata, il 28 ottobre 2016, è stata di magnitudo 5.8 della scala Richter, a circa 140 chilometri da Palermo e a 300 chilometri da Roma. Una scossa fortissima, che si è verificata ben 450 chilometri sotto il livello del mare, avvertita anche in Sicilia.
Qualcuno ha collegato il sisma del Marsili con il terremoto di Norcia del 30 ottobre, ma – sottolinea l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) i due fenomeni non hanno nulla in comune. Mentre infatti il terremoto nell’Italia centrale è stato molto poco profondo, quello sottomarino si è verificato a grande profondità. Un fenomeno non inusuale nel Tirreno dove, assicurano i geologi, il contatto tra placche oceaniche e continentali favorisce questi eventi tellurici.
Il fatto che non esistano collegamenti tra i terremoti sottomarini presso il Marsili e quelli del Centro Italia non esclude che tra gli studiosi serpeggi ugualmente una certa preoccupazione. Il supervulcano Marsili infatti secondo gli scienziati in futuro potrebbe risvegliarsi e provocare uno tsunami, che nel giro di 30 minuti travolgerebbe le coste di Calabria, Sicilia e Campania senza lasciare scampo agli abitanti.
È quello che temono il Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e lo stesso Ingv: “ll Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare”.
“Il Marsili è un vulcano attivo che sta nel mare. Il pericolo di una esondazione è reale: il vulcano c’è e non è spento. Siamo a rischio”, ha concluso Francesco Dramis, professore di Geomorfologia presso l’Università Roma Tre.
Intanto i geologi rimangono all’erta, attenti per quanto possibile a cogliere ogni minimo segnale che possa annunciare un’imminente eruzione del vulcano.