Se un tempo il Lago d’Aral era uno dei bacini più importanti dell’Asia Centrale, oltre che il terzo più grande nel mondo, negli ultimi anni non restava granché della sua imponenza, solo qualche barca arrugginita e sabbia tossica. Ma qualcosa sta cambiando. Da simbolo di disastro ecologico, diventa emblema di speranza grazie al progetto di recupero portato avanti dal governo del Kazakistan.
“Il volume d’acqua della parte nord del Lago di Aral è aumentato del 42% e ha raggiunto 27 miliardi di metri cubi alla fine della prima fase del progetto per preservare l’area settentrionale”, come ha dichiarato il ministro kazako delle Risorse Idriche e dell’Irrigazione.
Non solo il governo, anche gli stessi abitanti del luogo stanno dimostrando particolare resilienza e impegno per affrontare questa sfida e contribuire alla rinascita, seppur lenta, di almeno una parte del lago. Ma qual è la storia che ha portato il Lago d’Aral a diventare un deserto salato e come funziona il progetto che sta provando a farlo rinascere?