Analizzando i dati, l’Italia chiude il 2025 con una grande soddisfazione dal punto di vista del settore turistico. Vento in poppa e ottimi risultati che mostrano come il Paese stia ripensando l’accoglienza per valorizzare il territorio. Il protagonista? L’undetourism che continuerà ad essere promosso anche nel 2026.
Il campo ha raggiunto traguardi che fino a pochi anni fa sembravano difficili da immaginare. Presenze in crescita, domanda internazionale solida, spesa turistica in aumento e una capacità di competere con i grandi player europei che oggi appare strutturale. Ma la vera notizia non è solo il record: è il cambio di passo.
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Il record del turismo nel 2025
Nei primi nove mesi dell’anno le presenze turistiche hanno superato quota 400 milioni e la proiezione di fine 2025 sfiora i 480 milioni. Un risultato che colloca l’Italia davanti alla Francia per flussi complessivi e sempre più vicina alla Spagna, storicamente leader del turismo europeo. Ma c’è un altro dato che merita attenzione: oltre la metà delle presenze arriva dall’estero. Il turismo internazionale non solo cresce, ma diventa il vero motore del settore.
I visitatori stranieri prolungano le vacanze: la permanenza media sale a 3,6 notti, superando quella di altri grandi Paesi europei. Un segnale importante, perché indica una domanda più consapevole, meno mordi e fuggi e più orientata alla qualità.
Anche sul fronte economico il quadro è positivo. La spesa turistica internazionale cresce a ritmi sostenuti e la bilancia turistica segna un attivo record. Tradotto: il turismo continua a essere una leva fondamentale per l’economia nazionale. E le festività confermano il trend, con milioni di presenze attese durante le feste natalizie.
Undertourism e strategie per il 2026
Il 2026 si prospetta carico di aspettative ed ecco perché si sono già elaborate importanti strategie con protagonista, ancora una volta, l’undertourism.
Oggi una percentuale enorme dei flussi turistici si concentra in una porzione minima del territorio. Poche città e stessi itinerari ottenendo come risultato sovaffollamento, stress per i residenti, esperienze spesso standardizzate. La strategia per il 2026 punta a ribaltare questo schema, redistribuendo i flussi verso borghi, aree interne e isole minori.
Perché proprio questi luoghi? Perché lì si concentra la vera anima dell’identità italiana. La maggior parte delle eccellenze enogastronomiche nasce nei piccoli centri, lontano dai riflettori. Ed è lì che il viaggio può tornare a essere scoperta, incontro, racconto.
La strategia non si ferma alle intenzioni. C’è un piano industriale del turismo a lungo termine, una visione che guarda al prossimo decennio e che mette insieme imprese, territori e politiche pubbliche. E c’è anche un cambio di linguaggio nel marketing: meno cartoline patinate, più storie da vivere. Evolvono le campagne di promozione e lo fanno portando l’attenzione su destinazioni meno note, così da far conoscere tutte le realtà italiane fatte di tradizioni, persone e dettagli.
E il digital? Non va certo trascurato. Le piattaforme ufficiali offriranno servizi, contenuti e attività così da facilitare l’incontro tra domanda e offerta. La pianificazione dei viaggi alternativi non sarà mai stata così facile. Con tanti tesori meravigliosi da mostrare, l’Italia non ha che l’imbarazzo della scelta tra i luoghi da raccontare.