È avvenuta una scoperta che potrebbe riscrivere la storia

L'idea che abbiamo sempre avuto dei nostri antenati potrebbe essere completamente sbagliata: l'incredibile scoperta che cambierebbe tutto

Pubblicato: 4 Agosto 2023 10:48

Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Molto spesso si sente dire che sono le piccole cose quelle davvero importanti nella vita, quei gesti o quegli oggetti che in qualche modo migliorano la nostra esistenza. Tutto ciò può rivelarsi vero nella quotidianità come nella storia, dove non sempre occorre fare scoperte enormi per saperne di più sulle nostre origini.

A volte basta un ritrovamento che potrebbe sembrare all’apparenza banale, piccolo, ma che in realtà nasconde un significato enorme, tanto da poter riscrivere la storia, o almeno in parte.

Se facciamo riferimento all’Età della Pietra (iniziata circa due milioni e mezzo di anni fa e terminata tra l’8.000-5.000 a.C.), molti di noi pensano subito a un’epoca rozza e dove gli esseri umani vivevano come animali. Ma la verità è che è appena stata fatta una scoperta, apparentemente piccola in fatto di dimensioni, che sarebbe in grado di ribaltare completamente questa visione, così tanto da cambiare in qualche modo le nostre origini.

Scoperta in Giordania una misteriosa collana

L’incredibile ritrovamento che vi stiamo per raccontare è avvenuto in Giordania e più precisamente a Ba’ja, un villaggio antichissimo che si trova a soli 14 chilometri a nord della ben più famosa Petra. Fondato circa 9.000 anni fa, è sede di uno dei primi insediamenti stabili dell’Umanità. E proprio qui è stata rinvenuta una raffinata collana di madreperla, conchiglie e ambra in una tomba infantile che è stata a sua volta ricostruita dopo oltre sei millenni.

Tale ritrovamento è in realtà accaduto nel 2018, ma i risultati delle analisi condotte su questo gioiello sono stati appena pubblicati sulla rivista PLoS ONE. Questa scoperta, effettuata per mano della Facoltà di Archeologia e Antropologia dell’Università di Yarmouk (Giordania), è stata quasi casuale: nel momento il cui il gruppo di lavoro stava per lasciare il sito, ha trovato un pavimento dipinto sotto il quale è emersa una grande lapide che sembrava voler indicare un’importante sepoltura.

Dopo ulteriori scavi, sono ritornate alla luce delle eleganti perline, in totale ben 2.500 pietre e conchiglie, collocate attorno a quello che sembrava un bambino di circa otto anni.

I segni e le indagini condotte hanno poi rivelato che, molto probabilmente, si trattasse di una ragazza, sulla quale però non è ancora stato possibile fare troppa chiarezza: le varie ossa ritrovate fino ad ora sono mal conservate, tanto da sgretolarsi nel momento in cui vengono dissotterrate.

Fonte: 2023 Alarashi et al.
Alcune delle perle rinvenute

Cosa è emerso fino a questo momento

Il team di lavoro ha voluto dare un nome alla ragazza a cui apparteneva questa sepoltura, Jamila, e i pochi test che si sono potuti condurre su di lei hanno rivelato che visse nella città di Ba’ja tra 7.400 e 6.800 anni fa.

Molto probabilmente, era una nobile che è stata sepolta vestita e una discendente della popolazione ancestrale che si stabilì nel continente americano almeno 16.000 anni fa.

Ma a rivelare qualcosa di totalmente inaspettato è stata la collana che, dopo alcune ricerche, si è mostrata composta di più file. Quel che è emerso è quindi un gioiello complesso e raffinato, qualcosa che fino a prima di questa scoperta era praticamente impensabile se rapportato all’Età della Pietra.

A seguito di un lavoro scrupoloso, i ricercatori sono riusciti a crearne una replica che attualmente può essere ammirata presso il Museo Archeologico di Petra.

Le analisi sulla collana

Il team guidato da Hala Alarashi, ricercatrice specializzata in Archeologia delle Dinamiche Sociali che lavora per il Milà i Fontanals Institution (IMF-CSIC) ​​e per l’Université Côte d ‘Azur, a Nizza, ha svolto un’analisi sui pezzi del gioiello, su tutte le 2.500 perle di pietra e conchiglia, due di ambra, un grande pendente in pietra e una madre-anello centrale di madreperla.

I risultati sono sorprendenti: nonostante Ba’ja fosse una città abbastanza isolata, il turchese utilizzato è stato importato dal Sinai, mentre le conchiglie provenivano dal Mar Rosso. Potrebbe sembrare una banalità, ma questi risultati mostrano che il popolo di cui faceva parte Jamila si spostava anche fuori dai propri domini per raccogliere materiali. Senza dimenticare il fatto che a creare qualcosa di così bello e complesso dovevano essere mani esperte artigiane.

Tutto ciò fa quindi venire il legittimo dubbio che l’immagine che abbiamo dei nostri antenati, rozza e selvaggia, in realtà sia sbagliata, ma purtroppo l’unica cosa che può essere attualmente confermata è che le viscere di Ba’ja conservano ancora tesori da scoprire e che potrebbero validare o meno questa ipotesi. Non resta che attendere ulteriori scavi.

Fonte: 2023 Alarashi et al.
La ricostruzione della collana scoperta in Giordania

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