Urbino, la città natale di Raffaello patrimonio dell’Unesco

Urbino è una perla rinascimentale. Un borgo antico che ancora oggi riesce a mostrare segni di modernità.

Pubblicato: 20 Ottobre 2018 11:59Aggiornato: 22 Ottobre 2018 10:33

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Redazione

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La realizzazione di Urbino è un sogno tramutatosi in realtà. Una commistione di architettura pregiata, arte, cultura e paesaggi splendidi.

Urbino è probabilmente il borgo rinascimentale per eccellenza in Italia. La sua realizzazione era il sogno del Duca Federico di Montefeltro, che richiamò alla sua corte i maggiori artisti del tempo, al fine di strutturare la cittadina secondo un assetto urbano che sarebbe risultato perfetto anche in futuro. Un vero e proprio mecenate, la cui visione classica consente oggi di passeggiare per le strade del borgo antico e non rendersi quasi conto del tempo trascorso. I crismi del classicismo rappresentano infatti una logica fusione tra semplicità e bellezza. Un rigore prospettico che oggi ci regala una delle perle del nostro Paese. Il risultato è che oggi il centro storico di Urbino è patrimonio dell’Unesco.

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Palazzo Ducale, casa natale di Raffaello

Uno degli edifici storici e di maggior rilevanza di Urbino è senza alcun dubbio Palazzo Ducale, che il 28 marzo del 1483 vide la nascita di Raffaello. Un edificio sito nel cuore del quartiere artigiano, dove il giovane artista si formò presso la bottega del padre.

Nel 1635 venne acquistato e ristrutturato (in parte) dall’architetto urbinate Muzio Oddi. Un nuovo passaggio di proprietà avvenne invece secoli dopo, nel 1873, con l’Accademia Raffaello che decise di farne la propria sede, contribuendo al pieno recupero della struttura, riportandola all’antico splendore, arricchendola di importanti donazioni col trascorrere del tempo.

Visitare oggi Palazzo Ducale vuol dire ritrovarsi in una casa-museo interamente dedicata all’artista urbinate, con opere di vario genere, provenienti da svariate parti del mondo. Al piano terra è possibile trovare la bottega di Giovanni Santi, all’epoca artista presso la corte del Duca da Montefeltro. Oggi viene sfruttata per delle esposizioni temporanee, come quelle del 2013, che riportò a casa la Venere di Urbino, esposta presso gli Uffizi di Firenze. La pregiata opera fu tra i capolavori di cui Urbino venne depauperata da Vittoria Della Rovere, ultima discendente della dinastia, quando sposò Ferdinando II de’ Medici.

Al primo piano c’è invece la Sala Grande, arricchita da un camino cinquecentesco e un soffitto ligneo con opere di Santi e copie di dipinti di Raffaello. Nella camera da letto di quest’ultimo è invece custodito un affresco della Madonna con Bambino, considerato uno studio giovanile dell’artista.

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Urbino, oratorio di San Giovanni

Uno dei monumenti di maggior rilevanza di Urbino è l’oratorio di San Giovanni Battista, sito alla base della fortezza Albornoz. La concessione alla realizzazione della struttura venne data a Ugolino Finelli, membro della confraternita di san Giovanni Battista, nel 1365. Il luogo scelto fu un ospedale atto alla cura degli infermi e all’accoglienza dei pellegrini.

Circa trent’anni furono necessari per la realizzazione, per poi arricchirsi di affreschi all’inizio del secolo successivo, entro il 1416. Oggi è possibile ammirarne la facciata neogotica, ma questa venne realizzata soltanto all’inizio del ventesimo secolo. Si tratta dunque di un restauro forzato e radicale.

La volta lignea, a carena di nave, offre una visione splendida, con un ciclo d’affreschi che rappresentano la crocifissione di Cristo. Alle spalle dell’altare maggiore è invece possibile ammirare le Storie della vita di san Giovanni Battista.

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Urbino, oratorio di san Giuseppe

Sito anch’esso sotto alla fortezza di Albornoz, l’oratorio di san Giuseppe ospita l’omonima confraternita, che nel sedicesimo secolo si riuniva nel vicino oratorio di san Giovanni, per poi decidere di erigere una propria sede nel 1503 circa.

In meno di 15 anni venne eretta ma tra il 1682 e il 1689 venne riedificata, considerando come l’altare maggiore rischiasse il crollo a causa della forte umidità. La confraternita divenne tra le più ricche della città, soprattutto grazie alla vicinanza della famiglia Albani e di Papa Clemente XI.

La struttura storica è ad ala unica, a forma rettangolare, e raccoglie svariati affreschi di grande valore. Al suo interno è conservato Il Presepe del Brandani, opera plastica del 1500, rivestita in tufo e pietra pomice. Di grande interesse la sacrestia, ricca di ritratti di illustri confratelli, così come la cappella dello Sposalizio, dedicata alla cerimonia che unì Maria con Giuseppe.

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Urbino, fortezza di Albornoz

La fortezza di Albornoz venne edificata nel punto più alto del Monte di San Sergio, con il suo nome che deriva dall’omonimo cardinale, cui tradizionalmente viene attribuita la realizzazione. Secondo alcuni studi però il merito andrebbe al cardinale spagnolo Grimoard.

Venne eretta sul finire del quattordicesimo secolo, con una funzione difensiva. Svariate le distruzioni subite e nel ‘500 vennero edificate le mura roveresche, raccordando la rocca alla cinta muraria cittadina. Oggi è sede dell’Accademia delle Belle Arti, ospitando al suo interno il Museo ‘Bella Gerit’, con parte dei ritrovamenti archeologici locali e un’area dedicata all’equipaggiamento da guerra tra il 1300 e il 1500. Di grande attrazione per i turisti anche grazie al parco pubblico realizzato nell’ampio spazio antistante, con la posizione elevata che, offrendo una visione di pregio della città di Urbino, ripaga della fatica della ‘scalata’.

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Università degli Studi di Urbino

Fondata nel 1506, l’Università di Urbino è una delle più antiche d’Europa. Guidobaldo de Montefeltro realizzò il Collegio dei dottori, mentre Papa Giulio, con la bolla pontificia del 1507, permise alla magistratura urbinate di creare dottori.

La facoltà di laureare poeti, nominare notai e creare dottori in diritto civile e canonico, venne data nel 1566 da Papa Pio V. Nel 1576 invece divenne Pubblico studio e Università nel 1671 per opera di Papa Clemente X. Nel 1862 venne infine proclamata Libera università.

Nel secolo scorso, nel 1965, venne rinnovata secondo il progetto dell’architetto Giancarlo De Carlo, con gli edifici dello storico campus che vanno a fondersi perfettamente con l’armonia del paesaggio che li circonda. Quello di Urbino è un contesto delicato, nel quale l’Università oggi riesce a mimetizzarsi perfettamente.

Escursioni tra Pesaro e Urbino

Oltre al fascino storico, territori del genere attraggono turisti da ogni parte anche per le bellezze del proprio paesaggio. Ampio il patrimonio naturalistico della provincia di Pesaro e Urbino, nel quale spiccano particolarmente i parchi regionali del Sasso Simone, di San Bartolo, di Simoncello e, ovviamente, la Riserva naturale del Furio.

Veri e propri tesori naturali, che prevedono un fitto programma valido tutto l’anno. Tante le escursioni organizzate, per un’esperienza di trekking da sogno. A ciò si aggiungono inoltre programmi per l’alpinismo e il torrentismo.

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Urbino, tradizione culinaria

Una città con un borgo così antico non può che vantare una tradizione culinaria molto datata, ricca di piatti ancora oggi realizzati seguendo le ricette tramandate.

Il dessert per eccellenza è la crescia (brusca o di Pasqua), ovvero una torta salata che solitamente viene mangiata la mattina di Pasqua, accompagnata rigorosamente da pecorino, salame e uova sode. Altra crescia, ben più famosa, è quella che oggi potremmo indicare come la sorella maggiore della piadina.

Quest’ultima, più povera, ha avuto maggior successo, nonostante l’antica storia illustre della crescia sfogliata urbinate, che affonda le proprie radici nel Rinascimento. Al suo interno troviamo farina di grano, uova, strutto, latte, sale e pepe. La tecnica della sfogliatura è in seguito divenuta celebre in pasticceria, perfezionandosi nel tempo, offrendo le basi per l’odierna torta millefoglie.

Fa parte dell’antica tradizione culinaria anche il salame spalmabile di Montefeltro, da non consumare a fette, bensì da spalmare per bene su fette di pane tostato. Se nel resto d’Italia si assaggia la caciotta, Urbino è nota per la sua casciotta, con la ‘s’ che è frutto di un errore di un impiegato ministeriale. Oggi però non fa che sottolineare l’unicità del prodotto, realizzato anche in provincia di Pesaro, con latte misto di vacca e pecora.

Molto apprezzato è inoltre il brodetto, ovvero una zuppa di pesce che, divenuta tipica nelle zone costiere dell’Adriatico, si differenzia di località in località, con il condimento che principalmente prevede canocchie, triglie, pesce San Pietro e seppie.

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