Nel cuore della Capitale c’è un fantasma che si aggira in un museo

Dicono che la bellissima ed elegante Costanza Braschi si aggira ancora nella sua antica dimora oggi sede del Museo di Roma. Ma non è l'unico fantasma della capitale

Pubblicato: 19 Marzo 2022 12:11

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle blogger

Una laurea in Storia dell’arte, un master in comunicazione e giornalismo e una vocazione per la scrittura, scova emozioni e le trasforma in storie.

Situato nel cuore antico e suggestivo della città eterna, c’è un edificio che è impossibile non notare per la sua maestosa eleganza, una dimora che conserva ancora il fascino degli antichi sfarzi mondani dei suoi antichi proprietari. Stiamo parlando del Palazzo Braschi, edificio del rione Parione a Roma, oggi sede del Museo di Roma.

Eretto tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele II, questo palazzo fu progetto dall’architetto Cosimo Morelli per volere di Papa Pio VI intenzionato a regalarlo a suo nipote, Luigi Braschi Onesti. Ed è proprio alla famiglia Braschi che, questo meraviglioso edificio della capitale, è indissolubilmente legato.

Non solo per le sue origini e la storia legata al pontefice, o alla famiglia nobile che scelse la città eterna come rifugio mondano, ma in particolare alla giovane Costanza che, si dice in giro, vaga ancora nelle stanze del museo.

La storia di Costanza, il fantasma di Palazzo Braschi

Palazzo Braschi conserva una storia antica quanto affascinante, quella della famiglia che qui dimorò. Le cronache del tempo raccontano della giovane donna che sposò Luigi Braschi Onesti, una ragazza colta e raffinata che amava organizzare feste e banchetti all’interno della sua dimora.

I gossip del tempo la dipingono come una donna piena di vita che consumava le sue passioni in numerose relazioni extraconiugali. Altri dettagli della vita di Costanza, che da nubile faceva Falconieri di cognome, sono a noi sconosciuti, così come sono ignoti quelli relativi alla sua morte.

Sono diverse le persone che, in visita a quello che è oggi il Museo di Roma, affermano di averla incontrata tra le stanze meno frequentate dell’edificio. C’è chi dice, invece, di sentire spesso dei rumori di passi o di vedere luci e ombre che si aggirano tra i corridoio. Che sia davvero Costanza che, malinconica, si aggira in quella che un tempo era la sua dimora?

Altri fantasmi a Roma

Costanza Braschi non è l’unico fantasma che si aggira nel cuore della capitale. Ce n’è un altro, forse il più famoso di Roma, che secondo alcuni si palesa in città nella notte tra il 10 e l’11 settembre ogni anno. Stiamo parlando di Beatrice Cenci, una giovane nobildonna romana vissuta in città in epoca rinascimentale.

La sua storia, celebre in tutta il mondo, ha ispirato artisti, poeti e scrittori tra cui anche Guido Reni e Stendhal. Si dice della donna che fosse posta sotto il controllo di un padre violento e autoritario. Nonostante le diverse denunce, nessuno fece nulla per salvarla. Così fu lei stessa, con la complicità dei suoi fratelli e di alcuni conoscenti, a ucciderlo. Beatrice Cenci e gli atri furono processati e condannati a morte l’11 settembre del 1599. Si dice che il fantasma della giovane donna, a ogni anniversario della sua morte, vaghi sul ponte di Castel Sant’Angelo con la sua testa in mano.

Sempre nel cuore della città eterna c’è un altro fantasma che sembra essere stato avvistato più volte, stiamo parlando di Giuseppe Balsamo, meglio conosciuto come il Conte di Cagliostro. L’uomo, alchimista, guaritore e truffatore, fu denunciato da sua moglie Lorenza Serafini Feliciani per maltrattamenti e violenze. Cagliostro fu così arrestato e rinchiuso, con la condanna a ergastolo, in una stanza senza porte e finestre dove morì. Chi vive a Roma giura di averlo visto tra le strade del Vicolo delle Grotte, dove un tempo abitava, e udito il grido disperato dell’uomo che invoca sua moglie.

Sempre nel cuore della capitale, e nello specifico a Piazza di Spagna, gli abitanti della città dicono di aver visto più volte, al calar del sole, John Keats e Percy Bysshe Shelley. I due poeti romantici, vissuti all’inizio dell’ottocento, passeggiare a braccetto mentre contemplano le meraviglie della città eterna.

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