Koh Phayam è un rifugio incontaminato tra foreste, spiagge segrete e tradizioni dimenticate

C'è un'isola estremamente sottovalutata in Thailandia: si chiama Koh Phayam ed è una meraviglia del Mare delle Andamane. Qui il tempo pare scorrere più lentamente

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

La Thailandia non ha bisogno di troppe presentazioni: è celebre per le sue mete più frequentate come Phuket, Koh Samui e Koh Tao, ma forse in non molti sanno che ci sono anche scorci meno noti che rivelano l’essenza autentica del Paese. Koh Phayam, situata nel Mare delle Andamane a poche decine di chilometri dal confine con il Myanmar, appartiene a questo gruppo di isole tranquille e ancora lontane dall’invasione turistica.

Con una lunghezza di 10 chilometri e una larghezza di 5, ospita circa 500 abitanti che conducono una vita semplice, tra pesca, coltivazioni di anacardi, palme da cocco e alberi della gomma. L’assenza di catene commerciali e di infrastrutture moderne accentua il senso di isolamento e permette di apprezzare un ritmo lento, scandito dai suoni del mare, dalla fauna locale e dalle attività di tutti i giorni della popolazione.

L’isola non possiede aeroporto né strade asfaltate di rilievo e questo la rende un posto dove il tempo sembra scorrere diversamente (ma anche uno di quei luoghi da vivere almeno una volta nella vita).

Cosa vedere a Koh Phayam

Il villaggio principale dell’isola rappresenta il cuore pulsante di Koh Phayam. La maggior parte degli abitanti vive di pesca e agricoltura, mentre altri gestiscono bar e piccoli ristoranti. Alcuni locali offrono frullati freschi di frutta tropicale e piatti tipici cucinati secondo ricette tradizionali.

Poco distante dal centro si trova il Wat Koh Phayam, ovvero l’unico tempio presente sull’isola che è costituito da due edifici distinti collegati da un ponticello che attraversa il mare. La struttura riflette influenze thailandesi e birmane, con una grande statua dorata di Buddha in piedi e ambienti interni riservati alla preghiera. Osservare in silenzio le decorazioni, le porte del santuario e i piccoli dettagli scolpiti nelle colonne aiuta a comprendere la spiritualità locale e ad apprezzare la combinazione di arte e religione nella vita quotidiana.

Spostandosi all’interno del territorio, le strade strette e sterrate conducono attraverso piantagioni di gomma e anacardi, in cui la vegetazione rigogliosa muta nella casa di scimmie, uccelli tropicali come gli hornbill e altri animali selvatici. Queste aree interne fanno sì che si possa osservare la fauna lontano dai percorsi turistici principali, rendendo ogni visita un’esperienza di scoperta. I piccoli sentieri conducono inoltre verso punti panoramici dall’alto dei quali è possibile ammirare l’intero territorio, comprese le baie e la foresta circostante.

Le spiagge più belle

Ma passiamo subito al sodo: quali sono le spiagge più suggestive di questo prezioso (e sottovalutato) fazzoletto di terra thailandese? La prima cosa che c’è da sapere è che la costa occidentale di Koh Phayam racchiude le distese di sabbia più scenografiche. Ao Yai, la baia più estesa, misura circa 3 chilometri ed è caratterizzata da sabbia fine e mare trasparente. La sua conformazione permette di praticare surf, kayak e attività ricreative legate al mare, oltre a osservare tramonti spettacolari con le ombre lunghe degli alberi di mangrovie.

Ao Khao Kwai (nota anche come Buffalo Bay) prende il nome dalla forma simile alle corna di un bufalo. La parte settentrionale si distingue per la presenza di sabbia dorata e profondità costante, mentre la zona centrale è la culla di scogliere e piccole formazioni rocciose. Una foresta di mangrovie delimita la baia verso ovest, abitata da macachi e da uccelli esotici. La presenza dell’ “Hippy Bar”, locale costruito interamente in legno a forma di nave pirata, aggiunge un tocco di carattere alla spiaggia, permettendo di gustare bevande mentre il sole tramonta direttamente sull’Oceano.

C’è poi la straordinaria Heaven Beach che è celebre per il suo piccolo bar con la sagoma di un’imbarcazioe che si affaccia sul mare, con ponti in legno e strutture semplici in cui il riflesso dell’acqua dà vita a un’atmosfera magica. Ao Kwang Peeb si erge invece all’estremo nord ed è raggiungibile tramite un sentiero sterrato immerso nella giungla. Non a caso, il suo soprannome è Monkey Bay proprio per la presenza di scimmie che vivono nei pressi della vegetazione circostante. Qui il silenzio e la solitudine rendono l’esperienza unica, con scorci naturali che rimandano a un mondo incontaminato.

Infine Aow Mae Mai che rappresenta il fulcro logistico dell’isola, con molo, ristoranti e qualche struttura ricettiva. Pur essendo più frequentata, consente di posare lo sguardo sulla quotidianità dei residenti e di comprendere l’equilibrio tra turismo e vita locale. L’insieme delle spiagge occidentali mostra un mosaico di paesaggi diversi, dalla sabbia bianca e finissima agli scorci rocciosi, passando per le foreste di mangrovie che si allungano fino al mare.

Come arrivare e quando andare

Il viaggio verso Koh Phayam richiede un minimo di organizzazione. Il primo passo da fare consiste nel raggiungere la città di Ranong, servita da voli giornalieri da Bangkok e collegamenti in autobus da altre località della Thailandia meridionale. Dalla stazione degli autobus o dall’aeroporto, un taxi condiviso conduce al porto cittadino. Da qui partono traghetti lenti, con due corse quotidiane di circa due ore, e motoscafi più rapidi che in meno di un’ora consentono di approdare sull’isola. La scelta dipende dal periodo e dalla disponibilità dei servizi, maggiormente frequenti da novembre ad aprile, stagione in cui i venti monsonici sono più deboli e le acque più tranquille.

Una volta arrivati il mezzo più pratico per esplorare il territorio consiste nello scooter a noleggio, mentre le biciclette rappresentano un’alternativa lenta ma piacevole per osservare dettagli naturali e architettonici. Le poche strade asfaltate consento di passare tra villaggi e spiagge principali, ma molti angoli rimangono raggiungibili solo tramite sentieri sterrati.

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Veduta di Koh Phayam

Il periodo migliore coincide con la stagione secca (novembre – aprile), ovvero quando il cielo terso e la visibilità sott’acqua elevata favoriscono immersioni e snorkeling tra barriere coralline ricche di pesci colorati. Durante i mesi di monsone (maggio – ottobre) le piogge rendono alcune strade difficilmente percorribili, ma la natura appare rigogliosa e spettacolare.

Koh Phayam rappresenta una Thailandia differente, lontana dalle folle e dai ritmi frenetici e con una rete naturale di spiagge, giungla e comunità locali grazie a cui scoprire la cultura autentica e i paesaggi incontaminati. Chi approda su quest’isola, quindi, riesce a sperimentare un equilibrio tra mare, foreste e vita semplice.

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