Un apparente “ciao”, può significare davvero molto, soprattutto quando una popolazione dall’altra parte del mondo vi da il benvenuto a suo modo. Dovete sapere infatti che il saluto varia da Paese a Paese e ci sono alcuni gesti davvero curiosi e teneri che vi sorprenderanno.
In Giappone, il rei più che un saluto è un obbligo sociale. Consiste in un inchino che, in base alla situazione ha diverse declinazioni. Il rei a 15 gradi è utilizzato per saluti informali, quello a 30 gradi è rivolto al capo o a chi si trova più in alto nella scala sociale e quello a 45 gradi è impiegato per il saluto all’imperatore o per scusarsi di una grave azione.
I tibetani per salutare mostrano la lingua. Si tratta per loro di un segno di rispetto ma non solo, facendo vedere la lingua dimostrano di non essere la reincarnazione del malvagio sovrano Lang Darma, famoso per la sua lingua nera.
In Thailandia sarete accolti dal Wai, un saluto che non solo è utilizzato dalla popolazione come benvenuto, ma è anche dimostrazione di rispetto. Si fa congiungendo le mani all’altezza del petto, del mento o della fronte. La posizione varia in base alla differenza sociale o di età della persone che si ha di fronte.
Più che un saluto, si tratta di una benedizione. Il popolo indiano quando vi incontra, congiunge i palmi delle mani all’altezza del petto, chinando leggermente il capo. Namastè è molto più di un semplice “ciao”, vuol dire infatti che lo spirito di quella persona sta entrando in sintonia con il vostro.
I francesi hanno l’abitudine di salutare con il bacio sulla guancia, esattamente come facciamo noi in Italia. Ma in Oltrape i baci diventano 3, usanza diffusa anche in Belgio e nei Paesi Bassi.
Se andate in Kenya, assicuratevi di essere dei bravi saltatori. Il popolo dei Masai infatti riserva ai nuovi arrivati una danza di benvenuto chiamata adamu e che prevede una sfida, dove il vincitore è colui che salterà più in alto.
In Malesia, il saluto consiste in un contatto con le mani della persona che si ha di fronte. La popolazione, infatti, tocca le dita dell’interlocutore con i suoi palmi e poi porta le mani al cuore.