Esiste un luogo così magico e suggestivo che sembra finto, o al massimo uscito da qualche cartone della Walt Disney. Tutto merito di quella forma perfetta e di quel colore così intenso che lo caratterizzano in maniera univoca e gli danno le sembianze di un enorme zaffiro incastonato nella terra di tundra e di fiumi, di laghi e piccoli villaggi. Eppure il cratere di Pingualuit è reale, ed è bellissimo da qualsiasi prospettiva lo si guardi.
Lì, dove un tempo c’era una terra pianeggiante, un grosso cratere creato da un meteorite ha lasciato il segno per sempre, scolpendo in maniera definitiva i lineamenti della la penisola di Ugava, nel Québec del nord.
Ribattezzato l’occhio di cristallo dagli Inuit, protettori di questa terra da secoli, il cratere di Pingualuit è diventato famoso nel mando per una missione organizzata da parte di un ricercatore di diamanti. Ma il vero tesoro stava le storie che le sue acque profonde possono raccontare.
L’ottava meraviglia del mondo
Correva l’anno 1943 quando la prima fotografia aerea ritrasse la bellezza di questo cratere ricolmo di acque dalle mille sfumature di blu. Negli anni ’50, i giornali di tutto il mondo si apprestavano a condividere quell’istantanea che sembrava aver svelato l’ottava meraviglia del mondo. Fu solo alla fine degli anni ’90, però, che qualcuno si interessò davvero al cratere di Pingualuit e organizzò una missione per scoprire i suoi segreti.
Si trattava dell’Ontario Frederick W. Chubb che, credendo che questo fosse la testimonianza di un antico vulcano, organizzò una missione per andare alla ricerca di diamanti e pietre preziose. All’arrivo, però, grazie alla presenza degli esperti, si scoprì che quello era un cratere creato dall’impatto fortissimo di un meteorite caduto su quella terra più di un milione di anni fa.
Un cratere che ha un diametro di oltre 4 chilometri e una profondità che supera i 250 metri. Non a caso è considerato uno dei bacini d’acqua più profondi di tutto il Nord America, nonché uno dei più limpidi del mondo intero. Le acque dolci che abbondano all’interno della voragine sono, invece, considerate le più pure di tutto il nostro pianeta.
Oggi questo specchio d’acqua illuminato dal sole fa parte del Parco Nazionale di Pingualuit istituito nel 2004 e che comprende tutta la tundra circostante.
Ma il cratere di Pingualuit è molto più di un’attrazione turistica da raggiungere e fotografare. Nonostante l’esistenza di questo occhio di cristallo fu concessa al mondo negli anni ’40 attraverso la fotografia, c’era già chi lo conosceva e lo proteggeva. Si tratta degli Inuit, la popolazione originaria dell’area, che hanno tenuto segreto per secoli questo luogo.
Il mistero della perfezione
Sono stati gli Inuit a dare il nome di occhio di cristallo di Nunavik al cratere, una denominazione suggestiva che non fa che confermare il fascino esercitato da questo luogo. Ma non erano solo le sue dimensioni maestose a distinguerlo, ma anche la sua perfetta simmetria circolare. Sembrava quasi come se qualcuno disegnato un cerchio, lo avesse scavato e poi riempito d’acqua.
E visto da vicino, il cratere, è ancora più sensazionale. Gli occhi si perdono nella profondità che si spalanca nel cratere, dove all’interno scintilla un blu intenso dal colore zaffiro. Considerato un luogo sacro, gli Inuit hanno celato a lungo l’esatta posizione del cratere, venerandolo come fonte di energia, rinascita e purezza. Il nome stesso di Pingualuit è un omaggio alla sua stessa presenza, è traducibile infatti come “Là dove la terra risorge”.
Il cratere, creato un milione di anni fa, si riempito nei secoli di acqua dolce a seguito della caduta delle piogge e dello scioglimento delle nevi, dando vita a un lago cristallino di immensa meraviglia.