Anche l’Italia ha i suoi camini delle fate

Hanno la forma dei funghi, ma sono fatti di roccia: sono le "piramidi di terra" della Riserva naturale dei Ciciu del Villar

Pubblicato: 16 Ottobre 2018 16:35Aggiornato: 19 Febbraio 2024 15:06

Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

C’è chi dice che siano il frutto di un incantesimo. C’è chi addirittura grida al miracolo.

Nei secoli sono state tante le leggende che sono girate sull’origine di alcune formazioni rocciose che si trovano in Piemonte in provincia di Cuneo.

Si tratta della Riserva naturale dei Ciciu del Villar, a Costa Pragamonti, nei pressi dell’abitato di Villar San Costanzo. Ricordano i Camini delle fate che si trovano in Cappadocia. Ma in Italia li chiamiamo “ciciu”, un termine piemontese che significa pupazzo. Sono delle “piramidi di terra”, delle sculture morfologiche naturali.

Hanno la forma dei funghi, ma sono fatti di roccia. Sono composti da due parti: un “cappello” di gneiss occhiadino, un tipo di roccia metamorfica di origine magmatica caratterizzata da bande grossolane di minerali alternativamente chiari e scuri, tipica del massiccio Dora-Maira, un dominio geologico alpino che si estende dalla bassa Valle Maira alla media Valle Susa, e da un “gambo” fatto di terra e pietrisco, costituito prevalentemente da una frazione fine di limo, sabbia e % argilla, a cui si aggiungono frammenti di quarzo, gneiss e micascisti: una miscela molto friabile, cementata da una matrice silicea ricca di ossidi di ferro, che le conferisce un colore rossastro.

Si sono formati presumibilmente al termine dell’ultima era glaciale, in seguito allo scioglimento dei ghiacciai che portò il torrente Faussimagna, un affluente del torrente Maira, a esondare, erodendo le pendici del monte San Bernardo e trasportando a valle un’enorme massa di detriti. Questo portò alla formazione di un conoide alluvionale costituito da un terreno rossiccio, ricco di sostanze ferrose, che costituisce i gambi degli attuali funghi. In seguito, presumibilmente per effetto di frane e terremoti, rotolarono a valle diversi massi staccatisi dal monte San Bernardo, delle pietre di colore più scuro, che ricoprirono il terreno alluvionale.

Secondo un censimento ci sarebbero 479 “ciciu”, a volte isolati e a volte raggruppati. Anche le dimensioni delle formazioni possono variare: l’altezza può oscillare dal mezzo metro delle più basse, fino ai 10 metri di quelle più alte e anche il diametro del “gambo” varia tra 1 e 7 metri, mentre quello del “cappello” può arrivare fino agli 8 metri.

L’azione erosiva non si è ancora fermata e ben presto dei “ciciu” potrebbe non restare più alcuna traccia.

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