Gerusalemme continua a sorprendere il mondo con nuove rivelazioni che arricchiscono il suo straordinario patrimonio storico e spirituale. Sotto la celebre piazza del Muro Occidentale, uno dei luoghi più visitati e simbolici della città, una recente scoperta archeologica ha riportato alla luce un segreto rimasto nascosto per quasi duemila anni.
Durante una campagna di scavi, gli archeologi hanno individuato un antico mikveh, un bagno di purificazione rituale, risalente agli ultimi giorni del periodo del Secondo Tempio. Il ritrovamento offre uno sguardo diretto sulla vita quotidiana, religiosa e sociale di Gerusalemme (durante l’anno 70 d.C.).
Indice
La scoperta
Il bagno di purificazione rituale scoperto (dall’Autorità Israeliana per le Antichità e dalla Fondazione per il Patrimonio del Muro Occidentale) è stato scavato direttamente nella roccia e presenta una struttura sorprendentemente ben conservata.
Di forma rettangolare (lungo 3,05 metri, largo 1,35 metri e alto 1,85 metri), con pareti intonacate e una serie di quattro gradini che permettevano l’immersione, il mikveh testimonia l’attenzione minuziosa che gli abitanti della città dedicavano alle pratiche di purificazione.
Il reperto era sigillato sotto uno strato, composto da cenere e detriti, che racconta in modo silenzioso gli eventi tragici legati alla distruzione di Gerusalemme e del Secondo Tempio.
All’interno dello stesso strato sono stati rinvenuti numerosi oggetti d’uso quotidiano, come vasi in ceramica e recipienti in pietra, tipici della popolazione ebraica che viveva la città all’epoca.
Questi reperti aiutano gli studiosi a ricostruire le abitudini domestiche e religiose della popolazione, offrendo una fotografia autentica per riportare alla luce il glorioso e importante passato di Gerusalemme.
La posizione del mikveh, nascosta e protetta, suggerisce che fosse parte integrante di un complesso più ampio legato alla vita religiosa che ruotava attorno al Tempio.
Gerusalemme città-tempio
Gli scavi si collocano in un’area di straordinaria importanza storica, non lontano da quelli che in antichità erano i principali accessi (il Grande Ponte a nord e l’Arco di Robinson a sud) al complesso templare.
Qui, nel cuore pulsante della Gerusalemme di duemila anni fa, si concentravano attività legate alla purezza rituale, fondamentali per chiunque volesse accedere agli spazi sacri. Il ritrovamento del mikveh si inserisce in un contesto più ampio che comprende altri bagni rituali e numerosi oggetti in pietra (come il mikva’ot, vaso in pietra), scelti appositamente perché non soggetti all’impurità.
Questi elementi rafforzano l’idea di Gerusalemme come “città-tempio”, un luogo in cui la dimensione spirituale permeava ogni aspetto della vita quotidiana.
Le norme religiose non erano confinate ai momenti di culto, ma influenzavano le abitudini domestiche, l’organizzazione urbana e persino i materiali utilizzati nella vita di tutti i giorni.
L’importanza della scoperta
La scoperta, avvenuta in prossimità di una ricorrenza commemorativa poco prima del digiuno del Decimo di Tevet, assume anche un forte valore simbolico: le ceneri della distruzione, conservate nel tempo, convivono oggi con il ritrovamento di un passato che continua a parlare alle generazioni presenti.
Questo nuovo tassello archeologico non solo arricchisce la conoscenza storica di Gerusalemme, ma rafforza anche il legame profondo tra memoria, identità e patrimonio culturale, rendendo la città una meta ancora più affascinante per viaggiatori, studiosi e appassionati di storia antica.