Ormai è risaputo che viaggiare in treno possiede molteplici vantaggi, soprattutto dal punto di vista ambientale. In un periodo storico in cui è sempre più evidente che auto, navi e aerei provochino la più alta percentuale di emissioni di gas a effetto serra, si rendono necessarie soluzioni concrete che permettano ai viaggiatori di muoversi in Europa con facilità e sostenibilità.
Il treno rappresenta sicuramente un alleato ideale in questo contesto: la stessa Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), considera l’industria ferroviaria la modalità di trasporto motorizzato di passeggeri più rispettosa dell’ambiente, in termini di emissioni di gas a effetto serra e rispetto agli spostamenti in automobile o in aereo.
Questo lo sanno bene anche a Budapest dove, durante la riunione informale dei ministri dei trasporti, è stato discusso un piano da 550 miliardi di euro che, collegando con l’Alta Velocità tutte le capitali europee, ridurrebbe il traffico aereo e stradale e creerebbe 1,5 milioni di posti di lavoro.
La proposta: potenziare i treni ad alta velocità in Europa
Alcune simulazioni sul nuovo piano per collegare con l’Alta Velocità tutte le capitali Ue hanno evidenziato alcuni possibili scenari: sette ore di treno per andare da Roma a Parigi, tre ore da Lisbona a Madrid. Il piano, da attuare entro il 2050, è stato affidato da Von der Leyen al prossimo commissario ai trasporti, Apostolos Tzitzikostas, il quale dovrà portare a termine questo ambizioso progetto per realizzare una rete ferroviaria europea in grado di connettere tutte le capitali Ue.
L’obiettivo del piano è duplice: da una parte generare benefici economici, circa 750 miliardi di euro entro il 2070, e dall’altra offrire una soluzione ai problemi ambientali attuali. Durante le discussioni sul piano, si è parlato di una riduzione del traffico aereo e stradale per un risparmio di oltre 100 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Inoltre, tra i vantaggi messi in evidenza, c’è anche la creazione di 1,5 milioni di posti di lavoro.
L’esempio della Cina e il problema degli investimenti
Fonte d’ispirazione in questo contesto è la Cina, menzionata come esempio di successo non solo per la sua rete ferroviaria, la più grande e utilizzata al mondo con i suoi 45.000 kilometri di rotaie e un rendimento annuo degli investimenti pari al 6.5%. La Cina, infatti, trae vantaggio anche dalla minore dipendenza dal petrolio e dalle importazioni grazie alle proprie ferrovie.
Alberto Mazzola, direttore esecutivo della Comunità delle imprese ferroviarie e di infrastruttura europee (Cer), ha dichiarato: “La quota di mercato ferroviaria sul traffico a lunga percorrenza salirebbe al 50%. L’alta velocità ferroviaria è fondamentale per la fornitura di servizi di qualità e confortevoli, ma anche per ridurre la dipendenza dal petrolio e favorire la decarbonizzazione”.
Lo stesso Mazzola ha messo però in evidenza un problema: gli investimenti necessari per la riuscita del piano. Questi non sono attualmente sufficienti per garantire spostamenti equi e sostenibili in Europa tramite l’uso dell’Alta Velocità. Nei mesi scorsi anche Enrico Letta aveva proposto il potenziamento dell’alta velocità con un report, sottolineando che l’alta velocità esiste all’interno dei singoli Paesi, ma è inesistente sulle tratte internazionali, mentre Draghi aveva evidenziato la questione nel suo report sulla competitività.