Non è solo una tendenza, quella del lavoro agile, quanto più un fenomeno volto a trasformare forse per sempre il nostro modo di lavorare. E ora i dati ci confermano che la tribù dei nomadi digitali è destinata a crescere, e ha le idee sempre più chiare.
Del resto, lo abbiamo detto più volte, la possibilità di operare in modalità smart working ha aperto tutta una serie di opportunità per i professionisti di tutto il mondo, prima fra tutte quella di poter viaggiare senza smettere di lavorare e viceversa.
Ma chi sono, oggi, i nomadi digitali? E quali sono le loro destinazioni preferite? A fornire l’identikit di chi lavora da remoto ci ha pensato il secondo rapporto sul nomadismo digitale in Italia e vi anticipiamo che si torna a parlare si south working.
South working
C’era una volta lo smart working che poi si è trasformato in south working, un termine che sta ad indicare lo spostamento dei flussi di lavoro, e più precisamente dei lavoratori, che si sono trasferiti dal Nord al Sud.
Abbiamo già assistito a questa sorta di pellegrinaggio, proprio durante il pieno dell’emergenza sanitaria. Grazie all’attivazione dello smart working, infatti, moltissime persone hanno scelto di ritornare nelle loro città di origine e riabbracciare la famiglia. Ma c’è anche chi ha approfittato di questa possibilità per vedere nuovi luoghi e per vivere sotto il caldo sole del sud Italia.
Si è parlato di rivincita del meridione, di ridefinizione di flussi di lavoro e del turismo, fatto sta che era intuibile che il lavoro agile stava cambiando ogni cosa, e così ha fatto.
Il sud Italia non è stato scelto solo in quell’occasione come un rifugio affettivo, oggi infatti è diventato il luogo ideale dove vivere per brevi o lunghi periodi. Tutto merito del mare, del sole e della natura, dei paesaggi incontaminati e di un ritmo di vita lento che attirano i lavoratori verso le isole e la punta dello stivale.
I nomadi digitali scelgono il Sud
La conferma di quanto il fenomeno stia interessando soprattutto la parte meridionale del BelPaese arriva dal secondo rapporto sul nomadismo digitale in Italia, uno studio condotto dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali e da Airbnb e presentato in occasione di Bit 2022.
Sono emersi dati molto interessanti che ci permettono di delineare l’identikit del nomade digitale, e anche le sue preferenze. Innanzitutto scardiamo lo stereotipo che aleggia nell’immaginario collettivo: i nomadi digitali non sono solo i giovani ragazzi single che, laptop alla mano, vanno a vivere dall’altra parte del globo.
Il rapporto conferma che a preferire il lavoro da remoto sono soprattutto le donne e che l’età varia dai 25 ai 44 anni. Le regioni del Sud, come abbiamo anticipato, rappresentano le destinazioni ideali per il 76% degli intervistati. Il motivo? La voglia di conoscere il territorio, stare a contatto con la natura, vivere in prima persona le tradizioni culturali ed enogastronomiche, condividere esperienze con la comunità, sempre dopo il lavoro s’intende.
Tuttavia ci sono altri fattori imprescindibili nella scelta della destinazioni e che riguardano, ovviamente, la connessione a internet e i costi della vita. Riusciranno le città e i borghi del sud Italia a rispondere alla chiamata dei nomadi digitali? Crediamo (e speriamo) di sì, soprattutto in considerazione del fatto che proprio di recente il nostro Paese ha riconosciuto la figura del nomade digitale per per attirare qui talenti e professionisti.