Negli ultimi anni, la Serbia ha scalato la classifica delle mete più gettonate in Europa. Qui, tra natura e soluzioni low cost, tra la bellezza di Belgrado e una cultura autentica, c’è un micromondo tutto da esplorare: è quello dei monasteri.
Ci sono oltre 400 monasteri di fede ortodossa, in Serbia, di cui alcuni sono persino Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Di questi, circa 200 sono ancora ad oggi in attività, e abitati da monaci e suore. Perché sono così speciali? Perché molti di loro sono aperti al pubblico, e danno la possibilità di partecipare a tour storici o religiosi d’immenso fascino.
E non è necessario essere un fanatico della storia, per apprezzare la bellezza di questi monasteri. Perché, la cosa più interessante che al loro interno si possa trovare, non sono gli affreschi medievali. Sono invece… i monaci! E, soprattutto, gli alcolici che con le loro mani preparano e poi vendono. Sebbene il legame tra la religione e l’alcol ad alcuni faccia storcere il naso, in realtà non è una novità – per i monaci – cimentarsi in un’attività di questo tipo. Basti pensare al famosissimo Dom Perignon, che non è solamente uno champagne, ma che è anche il nome di Dom Perignon, il frate benedettino francese che lo ha inventato. E anche in America, molti sono i monaci dediti alla produzione di alcolici sin dal 1500: basti pensare a Casa Madero, la più antica vineria del Messico.
Allo stesso modo, i monaci serbi vivono da sempre di ciò che producono: coltivano verdure, raccolgono il miele, preparano liquori e – vendendoli – si auto-sostengono. Dove andare, dunque, se in occasione di un viaggio in Serbia si volessero visitare i suoi monasteri più belli, portandosi a casa qualche buon alcolico? Sicuramente, merita una visita il Bukovo Monastir (nella regione di Negotin). Costruito nel XIV secolo e circondato da boschi e vigneti, ha dato inizio alla tradizione vitivinicola della regione nel lontano 1887. I suoi monaci sono noti per creare una varietà unica ed antica di vino, impiegando uva nera di moscato.
Andando verso nord, ecco invece il Kovilj Monastir. Qui si acquista la rakia, un superalcolico simile al brandy e alla vodka che, nei Balcani, viene creato per distillazione o per fermentazione della frutta. Quello preparato qui sembra essere il migliore del Paese: viene distillato alla maniera antica, fracassando la mela cotogna, lasciandola fermentare nelle cantine del monastero per alcune settimane e poi affinata in botti di rovere.
Sono in realtà diversi, i monasteri che – in Serbia – producono liquori. Il modo migliore per esplorarli? Noleggiare un’auto, armarsi di cantina, e organizzare un tour alla loro scoperta. Per una full immersione tra la storia, la religione, e la migliore tradizione alcolica.