La Sardegna inedita e meravigliosa della cultura tabarchina

In viaggio tra San Pietro e Sant'Antioco a scoprire la grande e preziosa eredità dei tabarchini. Un po' sardi, un po' genovesi e un po' tunisini

Pubblicato: 5 Luglio 2021 13:29

SiViaggia

Redazione

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I tabarchini non sono sardi, sono anche sardi. Così come sono anche genovesi e tunisini. Quello che è certo è che rappresentano una delle più grandi eredità della nostra storia, e non solo. Oggi, quando parliamo di tabarchini, sappiamo che ci riferiamo agli abitanti di due meravigliosi territori della Sardegna: San Pietro e Sant’Antioco.

Su queste due isole dell’Arcipelago del Sulcis nella Sardegna meridionale, collegate tra loro da un canale, vivono gli attuali discendenti dei genovesi, quelli che intorno al 1540 emigrarono a Tabarca, sul mediterraneo in Tunisia, per dedicarsi alla pesca del corallo.

Fu lì che questi pescatori fondarono la comunità dei tabarchini. Ma non riuscirono a restare in Tunisia a lungo e, con il regime del Bey all’inizio del 1700, tornarono in Italia in massa. Re Carlo Emanuele III li accolse e destinò per loro l’isola di San Pietro.

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Isola di Sant’Antioco

Una volta stabiliti sull’isola, i tabarchini fondarono Carloforte. Ma l’ondata migratoria non era destinata a fermarsi così, i nuovi arrivati si stabilirono sull’Isola di Sant’Antioco, fondando Calasetta. Oggi loro sono ancora qui, preziosi testimoni di un’eredità culturale che appartiene un po’ alla Liguria, alla Sardegna e alla Tunisia.

I tabarchini hanno una loro lingua, assai particolare. In Tunisia, infatti, avevano sempre parlato il genovese, salvo poi acquisire inevitabilmente alcuni detti ed espressioni tipiche del Paese, per poi trasformare di nuovo, la loro lingua, una volta tornati in Italia.

Il dialetto tabarchino non è riconosciuto dal nostro Paese come lingua, al contrario però la regione Sardegna nel 1997 l’ha riconosciuto come tale, e come patrimonio culturale del territorio, inserendolo nel programma d’insegnamento delle scuole. Perché preservare una lingua così preziosa vuol dire anche salvaguardare l’identità di questa comunità, la sua storia e la sua cultura.

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Isola di Sant’Antioco

Oggi le testimonianze viventi della cultura tabarchina in Sardegna sono conservate ancora lì, tra San Pietro e Sant’Antioco. C’è Calasetta, con le sue case bianche squadrate e gli scorci meravigliosi dove il cielo turchese incontra il mare. Ci sono le spiagge e le infinite baie. C’è anche Il Progetto RÀIXE che attraverso eventi e manifestazioni racconta le origini dell’isola con l’obiettivo di recuperare, salvaguardare, valorizzare e rendere fruibile il patrimonio culturale immateriale dei tabarchini.

E poi c’è San Pietro, con Carloforte, l’unico vero paese di tutta l’isola, quello in cui sono conservate le origini liguri degli abitanti e la loro storia. C’è un museo nella Torre San Vittorio che la racconta, così come ci sono le preziose testimonianze intrise nel dialetto e nella cucina tradizionale ricca di contaminazioni che si tramanda da secoli. Le case di color pastello, le mura difensive e i fortini lo hanno reso di diritto uno dei borghi più belli d’Italia.

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Carloforte

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