Da quando aveva preso il primo aereo della sua vita all’età di 16 anni aveva deciso che sarebbe stata una hostess. Invidiava quelle belle ragazze a cui tutti davano grande attenzione. Iniziò la carriera nel lontano 1958 con la Eastern Air Lines, una compagnia che negli anni è diventata la moderna Us Airways.
Fu subito mandata a seguire un corso di ‘buone maniere’. A quei tempi l’aviazione civile era un’altra cosa rispetto a oggi che le hostess sbuffano se chiedi loro un bicchiere d’acqua in più…
Quando era addetta alla First Class serviva i passeggeri con i guanti bianchi e cappellino blu, i piatti erano di porcellana, le posate d’argento e i bicchieri di cristallo, sempre pieni di Champagne. Dopo i pasti passava tra i sedili offrendo sigarette e fiammiferi (oggi è vietato!).
Allora le hostess non potevano sposarsi né avere figli, dovevano seguire una dieta severa e, compiuti i 32 anni di età, non potevano più effettuare servizio a bordo.
Negli Anni ’70, però, è cambiò tutto: la divisa delle assistenti di volo fu rinnovata e le hostess iniziarono a indossare hot-pants, camicia bianca aderente e stivali. Anche le regole, però, sono cambiate: non c’è più il limite d’età. È così che ‘nonna hostess’ è ancora lì al suo posto.
Ogni anno deve sottoporsi a visite mediche e a test attitudinali. Deve riuscire a rompere un finestrino e ad aprire un portellone pesantissimo. Ogni anno supera brillantemente le prove.
Quando deve lavorare, si sveglia alle 2 di mattina e inizia a truccarsi davanti allo specchio. Non dimentica mai di stendere bene la crema antirughe. Raccoglie i capelli in uno chignon e indossa la sua divisa appena stirata. Poi si dirige vero il Reagan National Airport di Washington D.C.. Accoglie i primi passeggeri con un sorriso radiante e i suoi grandi occhi blu: “Benvenuti a bordo!”, lo ripete da quasi sessant’anni.