Islanda: la magia delle “turf house”, candidate tra i Patrimoni Unesco

Le casette verdi d'Islanda paiono uscite da una fiaba e, chiamate a disegnare un paesaggio unico, sono ora state notate dall'UNESCO

Pubblicato: 20 Giugno 2019 16:26Aggiornato: 20 Giugno 2019 16:28

SiViaggia

Redazione

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Si chiamano “turf house“, letteralmente case di torba, presto potrebbero diventare Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e – a vederle – paiono uscite da una fiaba. Invece, sono costruzioni tipiche d’Islanda.

In realtà, i tetti verdi si vedono in numerosi Paesi del Nord: in Norvegia, in Irlanda, in Scozia, alle Isole Faroe, in Olanda e in Groenlandia. Quelli d’Islanda, però, sembrano ancora più speciali. Perché, mentre altrove venivano costruite per le fasce meno abbienti della popolazione, qui l’usanza di ricoprire le case con un tappeto erboso (fatto pricipalmente di torba, per l’appunto) riguarda edifici di ogni tipo (non solo abitazioni private, ma anche – ad esempio – chiese e stalle) e di ogni fascia di pezzo. A definire così un tipo d’architettura, quella delle turf house, che potrebbe persino entrare tra i Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

Le turf house d’Islanda sono il prodotto di un clima difficile in quanto, rispetto agli edifici in legno o in pietra, regalano un isolamento maggiore. E la torba, a differenza di molti altri materiali, è decisamente più facile da trovare: il 30% del territorio islandese è ricoperto di foreste, specie di betulle. Ed ecco che, da sempre, il loro legname (unito alla torba) fa da materiale di costruzione primario specie nelle zone più remote.

Le tradizionali taft house avevano fondamenta fatte di rocce piatte, sopra le quali veniva realizzato un telaio in legno che potesse supportare poi il tetto erboso, disposto in blocchi oppure a spina di pesce. Le uniche parti lignee a vista erano le porte, spesso decorate, mentre la pavimentazione era fatta di legno, pietra o terra a seconda dello scopo dell’edificio.

Da 1000 anni (quando iniziarono ad essere costruite) a questa parte, ovviamente le turf house sono cambiate molto. Nel XIV secolo si cominciò ad abbandonare le case lunghe tipiche dei Vichinghi per edifici più piccoli, collegati tra loro e ciascuno con una specifica funzione. Poi, nel XVIII secolo, fu introdotto un nuovo stile, detto burstabær, che è la “moderna” versione delle case di torba e che proseguì per tutto il XX secolo. Sino ad arrivare agli edifici moderni che – realizzati in legno – dapprima erano rivestiti in ferro ondulato ora sostituito dal cemento armato.

Tuttavia, girando l’Islanda ancora oggi le turf house si possono vedere. E, anzi, sono proprio quelle casette verdi a disegnare un paesaggio inconfondibile. Alcune sono abitate, altre no, ci sono abitazioni isolate e interi villaggi di torba. Il risultato, però, è sempre e solo uno: la sensazione di trovarsi in una fiaba.

 

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