Il 22 aprile 2023 cade l'Earth Day, la Giornata Mondiale della Terra, evento globale per promuovere la tutela di Madre Natura. Purtroppo, infatti, c'è ancora molto da fare per sensibilizzare sulle tematiche ambientali, sulla sostenibilità e sull'impatto dell'umanità sull'ambiente. Basti pensare ad esempio che, ogni minuto, circa 26 ettari di foreste vengono distrutte. Una carrellata delle foreste pluviali più a rischio, scrigni di biodiversità e polmoni verdi del Pianeta, a partire proprio dall'Amazzonia, inestimabile patrimonio naturale di cui sono andati persi quasi mille campi da calcio al giorno soltanto nei primi tre mesi del 2023. (Nella foto, foresta amazzonica).
Seconda foresta tropicale più grande del mondo, la Foresta pluviale del Congo custodisce più del 70% della vegetazione di tutto il continente africano. Habitat di ben diecimila specie animali e oltre seicento tipi di alberi, soffre del più alto tasso di deforestazione per scopi commerciali e agricoli.
Lungo la costa sud del Cile e in piccola parte anche in Argentina, la Foresta pluviale temperata di Valdivia è l'unica foresta del genere in Sudamerica, eco-regione di vitale importanza custode di numerose specie di piante e animali che vivono soltanto qui. Seppur siano 35 le aree protette al suo interno, è minacciata dalle infrastrutture e dalle attività economiche.
Dichiarata nel 2004 Patrimonio UNESCO, la Foresta di Sumatra, la sesta foresta più grande del mondo davvero preziosa in termini di biodiversità, è stata dimezzata a causa degli insediamenti umani e delle attività per ricavare gomma, olio di palma e legno. In serio pericolo di estinzione vi sono l'orango di Sumatra, la tigre e il rinoceronte.
L'ecosistema di foreste tropicali lungo la costa bagnata dal Pacifico di Ecuador e Colombia è stato duramente compromesso da agricoltura, allevamento, miniere e piantagioni di coca. Essendo uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità del mondo, è al centro dei progetti Redd (Reducing Emissions from Deforestation and Degradation) per incentivare i Paesi in via di sviluppo a frenare la deforestazione nell'ambito della lotta ai cambiamenti climatici.
Nel cuore della Rift Valley in Kenya, la Foresta Mau è una delle più a rischio dell'Africa orientale a causa dell'espansione dell'agricoltura e del commercio. Si tratta della più grande foresta montana della zona, da cui nascono molti fiumi che vanno ad alimentare i laghi Natron, Vittoria e Nakuru.
La Papua Nuova Guinea occupa la parte orientale dell'isola della Nuova Guinea e le foreste pluviali ricoprono ben il 70% della sua superficie. Seppur ospitino oltre 20 tipi di piante e 950 specie di uccelli, circa un quarto di esse è già andato perduto a causa delle piantagioni di palme da olio.
L'arcipelago delle Filippine, che include più di settemila isole, ha perso un terzo della copertura forestale tra il 1990 e il 2005 secondo i dati Fao. Tuttavia, l'isola di Palawan conserva ancora il 45% del manto di foreste originario ed è dove sopravvive l'imponente "aquila delle Filippine".
La Nuova Caledonia, un insieme di isole a 1200 chilometri dall'Australia, ha perso ben il 95% delle sue foreste tropicali umide a causa delle attività forestali e minerarie. Eppure, conserva specie endemiche uniche al mondo come il kagu, uccello non in grado di volare.
Fitte foreste pluviali ricche di biodiversità ricoprono la maggior parte dei rilievi montuosi della Malesia ma, tra il 2000 e il 2012, un'area grande quanto la Danimarca è stata spazzata via a causa delle piantagioni di palma da olio. Incendi e inondazioni hanno aggravato ancora di più la situazione. Ora, il governo si avvale del Forest Research Institute Malaysia per ripristinare alcuni ecosistemi.