Cosa vedere nel borgo di Alatri, nel Lazio

Alatri è un borgo del Lazio ricco di storia: scopri i suoi palazzi storici, le sue architetture sacre e il celebre Natale di Alatri il 21 giugno

Pubblicato: 23 Marzo 2020 11:06

SiViaggia

Redazione

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Alatri, è una delle principali città della Ciociaria ed è terza per densità di popolazione nella provincia di Frosinone, in Lazio. Anticamente veniva chiamata Aletrium, da cui deriva il nome attuale. A renderla famosa è la nomea di “Città dei Ciclopi” che da tempo la tiene al centro di interessanti dibattiti storico-scientifici. Infatti, secondo un’antica leggenda, le città ciclopiche sarebbero state fondate nel XIII secolo a.C. dai Pelasgi, discendenti da Saturno, e avrebbero avuto tutte l’iniziale del nome con la lettera A. Oltre ad Arpino, Arce, Atina e Anagni, ci sarebbe stata proprio Alatri di Frosinone.

L’acropoli di Alatri e la sua storia

La parte più elevata di Alatri, quella sita nel centro storico, è la famosissima acropoli del periodo preromano, più nota a tutti come Civita. Risalente al VI-VII secolo a.C., l’acropoli ha una caratteristica forma a trapezio e sorge su un’altura di 500 metri, recintata da mura imponenti. Sono due le porte di accesso, la Porta Minore e la Porta Maggiore, ed entrambi gli accessi sono assai caratteristici. Infatti il primo mostra un corridoio ascendente di monoliti in progressiva sporgenza simile all’interno della piramide di Menfi, e il secondo un architrave monolitico di dimensioni impressionanti, di poco inferiore a quello della Porta dei Leoni di Micene. Secondo alcuni studi il perimetro dell’acropoli avrebbe una forma che ricorda la costellazione dei Gemelli durante il solstizio d’estate, per altri sarebbe invece un adattamento della originale forma del colle. Quel che è certo è all’interno vi sono opere di architettura religiosa di grande interesse.

Si tratta della chiesa di San Francesco (XIII-XIV sec.) e di San Silvestro (X-XI sec.), la chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore (V sec.), il protocenobio di San Sebastiano (monastero del V sec.) e la Cattedrale di San Paolo. Pare davvero stupefacente che sia stato possibile costruire con simili enormi massi strutture così gigantesche. Alatri nel Lazio sarebbe dunque un centro di leggende difficili da scindere dalla storia vera e propria.

Secondo alcuni studi storici Alatri sarebbe stata una città degli Ernici, popolazione italica del gruppo osco-sannitico, che prese il nome dai monti limitrofi. Secondo altri studi, invece, sarebbe stata una città degli Hetei, un popolo nomade asiatico, arrivato in queste zone dopo aver attraversato la Grecia con il nome di Pelasgi. La prova di tale teoria sarebbe proprio la presenza delle mura ciclopiche. Per la loro costruzione infatti non è stata usata nessun tipo di calce, ma semplicemente un attento incastro di ogni pietra in modo da renderle stabili e compatte nel tempo. Costruzioni simili sono state ritrovate nella Turchia asiatica per opera degli Ittiti avvallando la teoria di un antico passato in comune.

Alatri: cosa vedere

Oltre ai monumenti religiosi, la città di Alatri è ricca di altre opere di indubbia bellezza storica e architettonica. Le imponenti fontane, quali, ad esempio, la Pia ,costruita nel 1870, rappresentano segni tangibili del ricco passato in cui gesta eclatanti si traducevano in costruzioni altrettanto opulente tanto da meritare un’attenta osservazione.

Nel complesso del patrimonio architettonico di Alatri anche i palazzi storici risultano destare un notevole interesse.

Chi poi si trovasse a visitare l’acropoli della Ciociaria il 21 giugno, nella circostanza del solstizio d’estate, avrebbe la fortuna di festeggiare il Natale di Alatri. Una ricorrenza questa che ben si sposa con le leggende legate alla città dei Ciclopi. Proprio durante l’evento, il sole tende a ritrovarsi allineato con la parte delle mura che vengono perforate da un suo raggio. La leggenda racconta infatti che in tale data venne creata la città da un magnifico raggio di sole. A distanza di sei mesi, ovvero il 21 dicembre, si celebra la festa del solstizio d’inverno: in tal caso il sole compare nell’angolo esposto a sud, dove le ombre si incontrano dietro alla gigantesca roccia chiamata omaphatos (centro sacro) in cui cielo e terra convergono.

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