La 60^ Esposizione Internazionale della Biennale Arte di Venezia si svolge da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024 a cura di Adriano Pedrosa, dal titolo STRANIERI OVUNQUE. Compiamo un viaggio tra alcune sorprendenti opere, a partire da TRACCE COSMICHE del celebre artista Roberto Huarcaya, scelta per rappresentare l'essenza del Perù. Un fotogramma monumentale meticolosamente concepito dall'artista nel cuore della foresta amazzonica, all'interno del Parco Nazionale Bahuaja Sonene, immerso nella giungla peruviana della Riserva Nazionale di Tambopata. (Nella foto, Tracce Cosmiche, Roberto Huarcaya).
In occasione della pre-apertura della 60esima edizione della Biennale, l’Ente Nazionale Austriaco per il Turismo (ENAT) ha portato la gondola delle Alpi “Plätte” a Venezia. Queste imbarcazioni, in legno dal fondo piatto, sono tipiche di Bad Ischl – Salzkammergut, Capitale Europea della Cultura 2024: l’obiettivo dell’iniziativa è presentare al pubblico internazionale la variegata cultura del Salzkammergut e il programma come Capitale Europea della Cultura.
Le tele dell'artista etiope americana Julie Mehretu si possono ammirare a Palazzo Grassi per una personale curata da Caroline Bourgeois. I due piani del Palazzo si arricchiscono con oltre sessanta incisioni e dipinti di Mehretu realizzati negli ultimi venticinque anni.
"Jean Cocteau, la rivincita del giocoliere" va in mostra alla Collezione Peggy Guggenheim e celebra le eclettiche creazioni dell'artista, poeta, scrittore e critico francese. Un'occasione unica per ammirare le opere di una delle figure di spicco della scena parigina del secolo scorso, la prima retrospettiva di ampio spessore a lui dedicata in Italia.
Avvicinandosi al padiglione centrale dei Giardini, la prima opera a catturare lo sguardo è il gigantesco murale dipinto da MAHKU (Movimento dos Artistas Huni Kuin). In Settecento metri quadrati di visioni sacre filtrate dal rituale dell’ayahuasca, il collettivo artistico indigeno che arriva dall’Amazzonia racconta la storia di “kapewë pukeni” (il ponte-alligatore) svelando l'origine della separazione tra i luoghi e i popoli.
Il Padiglione dell'Egitto si affida a Wael Shawky che, anche questa volta, ha messo in luce un'analisi sul presente e sui conflitti che hanno origini remote. Presenta così Drama 1882, proponendo una versione personale dei fatti della rivoluzione nazionalista degli Orābī contro l’influenza dell' impero inglese, risalente al 1882.
È Julien Creuzet a rappresentare il Padiglione della Francia con 80 sculture di sei tipi differenti, figure esili di resine, tessuti sfilacciati e altri materiali non svelati. Quasi tutte appaiono in sospensione dal soffitto come se stessero volteggiando in una danza dai colori accesi e vivaci. Ad arricchire il tutto, composizioni sonore ad alto ritmo e sei videoproiezioni di creature quasi oniriche.
Per il Padiglione della Gran Bretagna, il regista e sceneggiatore John Akomfrah presenta il progetto Listening All Night To The Rain. Sono suggestive opere video che si susseguono tra le sale secondo un rigido schema suddiviso in Canti che, tuttavia, scorre con estrema fluidità.
Il Padiglione della Svizzera per quest'edizione ha invitato l'artista svizzero-brasiliano Guerreiro do Divino Amor con il progetto ventennale Superior Civilizations. I materiali, le luci e i giochi di colori si mischiano in modo sperimentale con il travestimento, il canto, la performance e la scenografia.
Il percorso nell'Arsenale ha inizio con l'accostamento della frase in neon “Foreigners Everywhere” del collettivo italo-britannico Claire Fontaine con la scultura-manichino dell’artista nigerianoYinka Shonibare, un "astronauta rifugiato", ricoperto di tessuti africani e intento a fuggire con pochi beni. Un ingresso che vuole essere un "motto" con cui intraprendere la visita alla Biennale 2024.