È la piccola Roma dell’Africa orientale. Situata a 2.000 metri sul livello del mare, Asmara, la capitale dell’Eritrea, si sé sviluppata dal 1890 in poi come avamposto militare per il potere coloniale italiano. La città fu poi completamente ridisegnata dal 1935 in poi applicando gli schemi dell’urbanesimo razionalista. Spazi aperti abbinati a edifici governativi e privati, commerciali, luoghi di spettacolo e di culto ed è oggi un eccezionale esempio di urbanismo degli anni ’20 in contesto africano. Il patrimonio architettonico modernista di Asmara è valso alla capitale dell’Eritrea il titolo di Patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.
L’edificio razionalista simbolo della capitale dell’Eritrea è senza dubbio l’edificio Fiat Tagliero (il nome è quello di Giovanni Tagliero, direttore della locale fabbrica Fiat), una stazione futurista completata nel 1938, progettata dall’ingegnere italiano Giuseppe Pettazzi .
Nonostante si trattasse di una semplice stazione di benzina, l’edificio fu concepito sin dall’inizio con forme avveniristiche che ricordano un aeroplano. La stazione è composta da una torre centrale che ingloba l’ufficio e il negozio ai lati ci sono due ali con 15 metri di sbalzo costruite in calcestruzzo e non sono supportate strutturalmente (il progettista dovette minacciare con le armi il costruttore che voleva demolire i pilastri di sostegno).
Dopo 80 anni l’edificio resta ancora in piedi. Tra i più famosi della capitale dell’Eritrea è rimasto sano nonostante tutti i conflitti che hanno investito la città, restaurato nel 2003 l’edifico è di proprietà oggi della Royal Dutch Shell ed è vincolato dal Governo. Nessuna parte può essere modificata.
Il fascino scenografico dell’opera ha condizionato tante iniziative artistico e culturali in Eritrea, in Italia e nel mondo. Lampante esempio di primitivismo e modernismo, questa influenza abbinata a stile e tecnologia le ha dato l’appellativo di astronave coloniale. L’edifico, simbolo di avanguardia tecnologica, è stato scelto come icona del colonialismo italiano in Eritrea che metteva in luce il rapporto tra Italia e Africa coloniale.
Magnifico anche il Cinema Impero, costruzione art deco realizzata dagli italiani nel 1937. È stato il cinema più grande costruito nella capitale dell’Eritrea durante la colonizzazione italiana. Fu costruito dall’architetto Messina e non ha subito modiche in 80 anni.
Del ciclo degli edifici modernisti coloniali fa parte il palazzo del Governatore ora Palazzo presidenziale (President’s Office) era la sede del governatore dell’Eritrea e aveva sede nella capitale. Si trova all’interno di un parco circondato da via del Forte, via della Regina e viale Mussolini. Vene costruito nel 1897, quando il capoluogo venne spostato qui da Massaua dal governatore Ferdinando Martini, in stile neoclassico sul modello della Casa Bianca, circondato da un parco lussureggiante.
Doveva essere il più grande e il più bello di tutta la capitale. Gli interni sono decorati in marmo e italiano e francese il legno arriva dal Brasile e la sala principale è decorata in stile rinascimentale. Convertito in museo nazionale dal 1947 al 1993 con l’indipendenza dell’Eritrea dall’Etiopia è diventato palazzo presidenziale.
L’altro grande edificio simbolo del periodo coloniale italiano in Eritrea è il Teatro Asmara, progettato dall’architetto italiano Odoardo Cavagnari nel 1918 e realizzato nel 1920 per l’allora capitale della colonia eritrea. Il teatro fu infradito nel 1936. L’edificio si affaccia sull’arteria principale della città ex Corso Italia oggi Harnet Avenue, all’angolo con Beleza Street. Il teatro è rialzato rispetto alla strada e davanti c’è una fontana a forma di conchiglia in stile rinascimentale, circondata da scaloni che salgono all’entrata.
Questa è posta sotto un porticato romano con colonne corinzie. Dalla cancellata si accede al foyer che a sua volta dà accesso alla scala. La scala ha tre ordini di palchi e può ospitare 750 spettatori. Il soffitto della sala è dipinto in stile Art Nouveau da Saverio Fresa e raffigura 12 danzatrici. La sala si chiamò teatro Asmara fino a quando i proprietari non la vendettero allo stato etiope nel 1952. Venivano rappresentate opere di prosa come i drammi di Pirandello o le opere liriche (Verdi e Puccini) o si esibivano artisti del calibro di Renato Carosone e Renato Rascel. Il teatro è usato occasionalmente nel foyer c’è un caffè.
Altro gioiello della capitale del periodo coloniale è il Bar Zilli, anch’esso realizzato in stile modernista. Merita una visita anche il Museo nazionale dell’Eritrea, fondato su iniziativa di Uoldeàb Uoldemariàm, che dopo vari trasferimenti termina nella sede attuale e cioè l’ex scuola femminile delle suore comboniane. Scopo dell’istituzione è la promozione della storia eritrea a livello nazionale e internazionale. Il museo ospita un’esposizione divisa in sezioni relativa alla paleontologia, preistoria e storia medievale e naturale dell’Eritrea. La parte etnografica presenta una collezione di 9 diverse etnie che abitano il paese e una collezione di dipinti che raccontalo la storia del paese dal tribale e coloniale fino alla guerra d’indipendenza.