In provincia di Ravenna, a metà strada tra Forlì e Imola, la splendida città d’arte di Faenza, conosciuta in tutto il mondo per la tradizione legata all’arte della ceramica, gode di una posizione privilegiata lungo la millenaria via Emilia, adagiata proprio a ridosso delle prime colline dell’Appennino. Abitata fin dall’antichità, con profonde radici etrusche e romane, conserva ancora oggi un bellissimo centro storico medievale, caratterizzato da edifici rinascimentali e neoclassici, che racchiude bellezze storiche e artistiche tutte da scoprire.
Nonostante venga troppo spesso omessa dagli itinerari turistici della zona, a vantaggio ad esempio delle vicine Ravenna e Imola, questo angolo di Romagna sa tuttavia donare le stesse vibranti emozioni per le quali questa antica e al tempo stesso moderna provincia italiana è da sempre famosa: tesori artistici e architettonici, schietta genuinità, familiare pace e corposo benessere. Vediamo insieme i tesori da scoprire a Faenza.
Indice
I due cuori di Faenza: piazza del Popolo e piazza della Libertà
L’antichissima piazza del Popolo, introdotta dall’imponente torre dell’Orologio fedele copia di quella seicentesca distrutta durante la seconda guerra Mondiale, è delimitata da eleganti e aggraziati portici e rappresenta il centro ideale e simbolico di Faenza, punto nevralgico della sua vita cittadina. Sulla piazza, che conserva ancora oggi le forme assunte durante il XV secolo, si affacciano alcuni degli edifici più importanti della città, entrambi di epoca medievale: il palazzo del Podestà e palazzo Manfredi, oggi sede del Municipio. Da segnalare anche il raffinato voltone della Molinella, che collega la piazza al settecentesco teatro comunale Masini, sito in piazza Nenni: una preziosa volta a ombrello decorata a grottesche nel 1566 da Marco Marchetti.
Piazza del Popolo è divisa da piazza della Libertà soltanto dal percorso rettilineo di corso Mazzini e corso Saffi, che tuttavia non interrompono la continuità dell’ampio spazio formato da entrambe, tanto che i faentini si riferiscono a esso semplicemente con il nome di “piazza”. Ciononostante, piazza della Libertà conserva una sua identità precisa e distinta, sfacciatamente eclettica, caratterizzata dall’imponente facciata rinascimentale della cattedrale di San Pietro Apostolo, duomo di Faenza, e dalla barocca e monumentale fontana Maggiore (1619-1621), posta sul fianco della chiesa, abbellita dalle sculture in bronzo di Tarquinio Jacometti. La fontana fu costruita su una fonte ben più antica, posta al termine di uno degli acquedotti più antichi di tutta la Romagna.
Preceduto da un’ampia scalinata, il duomo di Faenza è caratterizzato dalla facciata rimasta pressoché incompiuta, che da vicino ricorda San Petronio, il duomo di Bologna. La chiesa, costruita tra il 1474 e il 1515, rappresenta uno dei più alti esempi dell’architettura rinascimentale in Romagna. All’interno sono da ammirare l’affresco quattrocentesco custodito nella cappella della Beata Vergine delle Grazie raffigurante Maria che spezza le frecce, la coeva arca di Sant’Emiliano adornata di raffinati rilievi marmorei (alcuni dei quali oggi conservati a Parigi) e la tela con la Beata Vergine con Gesù Bambino e Santi (1526) opera di Innocenzo da Imola. Chiude la piazza dalla parte opposta l’elegante portico degli Orefici.
Il museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (MIC)
Fiore all’occhiello della storia e del patrimonio artistico di Faenza sono senza dubbio le sue ceramiche artistiche, famose davvero in tutto il mondo. Il museo delle Ceramiche di Faenza è senza dubbio l’istituto museale più importante della città, nonché uno dei più importanti al mondo dedicato all’arte ceramica. Fondato a inizio Novecento in seguito all’Esposizione Internazionale di Faenza del 1908, il museo, dal 2011 Monumento testimone di una cultura di pace assegnato dall’Unesco, raccoglie nelle sue sale le opere provenienti dalle officine di ceramica italiana dal Medioevo all’Ottocento, oltre alle antiche produzioni ceramiche provenienti da ogni parte del mondo: da quella di epoca ellenistica a quella precolombiana e islamica. Chiude il percorso museale, un importante sezione dedicata alla ceramica moderna e contemporanea.
Scoprire Faenza: palazzo Laderchi e palazzo Milzetti
Attorno alle due piazze si sviluppa il suggestivo centro storico con il suo reticolo disordinato di viuzze dove è ben riconoscibile ancora oggi il tipico impianto urbanistico medievale. Lungo queste vie si affacciano dimore storiche ed eleganti palazzi, tra i quali si ricordano palazzo Zauli-Naldi (XVII secolo) preceduto dalla singolare loggia della Pagnotta sotto il quale un tempo veniva distribuito il pane ai poveri, il coevo palazzo Ferniani all’angolo del quale spicca una bella statua in marmo dell’Immacolata Concezione realizzata dai bolognesi Ottavio e Nicola Toselli, casa Valenti (XIX secolo) con la sua particolare facciata neogotica completamente rivestita di pregevoli terrecotte, e palazzo Laderchi, oggi sede del museo del Risorgimento e dell’età Contemporanea, che conserva alcuni preziosi decori del piemontese Felice Giani, tra tutti la Galleria di Psiche (1794) e lo Studiolo di Astronomia (1797). L’apoteosi del gusto neoclassico dell’intera città di Faenza e, anzi, dell’intera regione Emilia Romagna è però rappresentata dal sontuoso palazzo Milzetti.
Questo edificio storico, progettato ed eretto dall’architetto Giuseppe Pistocchi nel tardo Settecento al di sopra di un nucleo di abitazioni più antiche danneggiate da un terremoto, è davvero una meraviglia per gli occhi. Le decorazioni che fanno capolino nelle sale e nelle stanze del palazzo rappresentano una ricchezza artistica ed espressiva unica nel suo genere, basti pensare alla galleria di Achille oppure all’ampio salone ottagonale detto tempio di Apollo, i quali ospitano rielaborazioni raffinate di antiche grottesche rinascimentali realizzate a tempera su muro dal piemontese Felice Giani (1758-1823), soggetti ispirati alla mitologia greca, come il mirabile affresco opera dei fratelli Francesco e Giovan Battista Ballanti Graziani raffigurante Priamo che chiede la restituzione del corpo di Ettore. All’esterno si sviluppa poi un rigoglioso e vasto giardino, il quale ospita la singolare capanna rustica con decorazioni ottocentesche a trompe l’oeil opera del faentino Romolo Liverani. Dal 2001 palazzo Milzetti è sede del museo dell’età Neoclassica in Romagna.
Scoprire Faenza: borgo Durbecco e la torre di Oriolo dei Fichi
A est del centro storico di Faenza, superato il fiume Lamone e il sistema di viali che ricalca il tracciato dell’antica cerchia muraria cittadina, si trova l’antico borgo Durbecco, risalente all’XI secolo e collegato alla città dal ponte delle Grazie. Qui si concentrano tre degli edifici religiosi più belli della città. Superata la bella e inconfondibile porta delle Chiavi (1857), a breve distanza tra loro si incontrano la chiesa romanica della Commenda, quella settecentesca di Sant’Antonino e l’oratorio quattrocentesco della Santissima Annunziata, oggi adibito a spazio espositivo. La prima, intitolata a Santa Maria Maddalena e detta anche magione, è attestata a partire dal 1137 come ospizio, appunto, per i pellegrini in viaggio verso la terra Santa. L’interno è caratterizzato da un unico ambiente a volta abbassata che conserva sulle pareti tracce di affreschi quattrocenteschi.
L’abside è decorata da un grande affresco raffigurante una Madonna con il Bambino fra Santa Maria Maddalena, Santa Caterina d’Alessandria, San Giovanni Battista e Fra Sabba, il cui sepolcro è indicato da una lastra di arenaria colorata posta a sinistra dell’altare. La chiesa intitolata a Sant’Antonino di Apamea, martire cristiano del I secolo d.C., conserva oltre alla sobria e regolare facciata un altare marmoreo decorato con le sculture tardo barocche di Gerolamo Bertos, al di sopra del quale è posta una Trinità (1723) opera dell’emiliano Girolamo Donnini (1681-1743). Un altro monumento simbolo di Faenza, sebbene si trovi a circa 10 km dal suo centro storico, è senza dubbio la torre medievale di Oriolo, unica nel suo genere, posta in località Oriolo dei Fichi. La pianta esagonale a doppio puntone, con due punte ad angolo retto e le restanti ad angolo ottuso, fa sì che girando attorno alla torre questa appaia quadrata o ottagonale a seconda del punto di vista. L’edificio è alto 17 m, più 11m interrati. I livelli sono inoltre collegati all’interno da una scala a chiocciola in arenaria perfettamente conservata.