Sulle pendici meridionali dell'Aspromonte si trova l'abitato, ora abbandonato, di Roghudi Vecchio, in provincia di Reggio Calabria. Abitato fin dal 1050 e facente parte di un'area grecanica, fu dichiarato totalmente inagibile a seguito di due fortissime alluvioni avvenute nel 1971 e nel ‘73. La popolazione di Roghudi fu così distribuita nei paesi limitrofi e, dopo 18 anni, nacque la Roghudi Nuovo, in prossimità della costa ionica, alla periferia occidentale di Melito di Porto Salvo
Prima delle due calamità che colpirono il villaggio, Roghudi Vecchio contava circa 1650 abitanti. Dopo la prima inondazione molti contadini non vollero abbandonare il borgo, ma con la seconda furono costretti. Roghudi Vecchio assunse quindi la triste nomea di città fantasma
L’immagine che si ha del borgo quando lo si visita è quello di un luogo inquietante e misterioso. Le case sono costruite su un precipizio in condizioni di precarietà. In mezzo ai tanti edifici in rovina spicca però la chiesetta restaurata di San Nicola. Il borgo diroccato ha comunque il suo fascino, tanto che attira fotografi e turisti curiosi
Secondo una leggenda a Roghudi esistevano le Naràde o Anaràde, donne dalle sembianze metà umane con zoccoli di asina che vivevano nella contrada di Ghalipò, prospiciente Roghudi. Di giorno rimanevano nascoste tra le rupi; di notte, invece, cercavano di attirare con ogni stratagemma, come la trasformazione della voce, le donne del luogo con l'intento di ucciderle, al fine di sedurre gli uomini del paese. Per proteggersi dalle loro irruzioni vennero costruiti tre cancelli, collocati in tre differenti entrate del paese: uno a “Plachi”, uno a “Pizzipiruni” e uno ad “Agriddhea”
Ma le leggende su Roghudi Vecchio non finiscono qui. A metà del Novecento nel paese erano presenti grossi chiodi conficcati nei muri delle abitazioni. Pare che qui venissero fissate delle corde legate alle caviglie dei bambini per evitare che questi precipitassero nel burrone che circondava l'intero abitato
Infine, nella vicina frazione anch’essa abbandonata di Ghorio di Roghudi si trovano due formazioni rocciose, la Rocca tu Dracu (Rocca del Drago) e le Caldaie del Latte. La prima ricorda la testa di un drago che custodirebbe un tesoro inestimabile, mentre le caldaie, a forma di gobbe, rappresenterebbero le caddhareddhi, le pentole del latte che permetterebbero al drago di nutrirsi