Non appena atterriamo nella capitale, Yangon, l'autista che ci attende all'aeroporto, Maung, ci trasporta immediatamente nelle atmosfere mistico-religiose del paese: il sole sta tramontando nella Shwedagon Paya, uno dei monumenti buddhisti (stupa) più importante di tutto il paese.
Definita da Kipling "un mistero dorato", la scintillante Shwedagon Paya con i suoi stupa in oro, le statue del Risvegliato, e i monumenti dedicati ai Nat (gli spiriti venerati, culto predominante e precedente al buddhismo) appare tutt'oggi come un luogo incantevole.
La dorata Shwedagon Paya di notte
Uno dei Buddha della Shwedagon Paya. La sua postura è quella di bhumisparsa (quando il Buddha tocca la terra). Tiene la mano sinistra abbandonata in grembo e la mano destra che poggia terra. Il significato ci riporta a quando il Principe Siddharta si sedette sotto un albero e fece voto di non alzarsi sino a quando non avesse raggiunto l'illuminazione. Mara, la personificazione del diavolo samsarico, tentò in ogni modo di spostare l'attenzione del Principe, ma lui rispose toccando la terra (la natura) a testimonianza della sua forza e determinazione.
Dragone senza zampe, siamo sempre nel complesso della Shwedagon Paya. Il drago nell'iconografia buddhista il naga (drago senza zampe) indica prosperità e pace profonda. Spesso posti presso cancelli, come per il chinthe (creatura per metà drago e metà leone, nobiltà e forza)
A Bago breve visita a Kyaik Pun Paya: quattro Buddha seduti, alti 30 metri, ognuno con la schiena appoggiata a un pilastro imponente. La leggenda vuole che i quattro buddha fossero legati a quattro sorelle di etnia mon, e se una di loro si fosse sposata uno dei buddha sarebbe crollato. Il cielo è limpido, azzurro senza impurità e i quattro buddha sembrano dominarlo con la loro quiete interna.
Grande monastero buddhista, a Bago.
La leggenda dice che due principi mon (una delle etnie del myanar) videro un cigno femmina poggiarsi sul dorso di un cigno maschio proprio sulle sponde del lago, i due intrerpretarono il congiungimento dei due animali come un segno di buon auspicio e fondarono lì la città di Bago, chiamandola Hanthawady (dal pali Regno del cigno).
Sala interna del monastero di Bago, qui, monaci di tutte le età, studiano e meditano.
Particolare del monastero, Bago
Per Golden Rock, Kyaiktiyo. Si arriva con la macchina solo sino ai piedi del monte Kyaikto, poi c'è un tratto di strada che è percorribile solo con i camion-bus del luogo. Un ammasso di ferragglia e accozzaglia umana... un'esperienza indimenticabile, sei costretto a raccogliere in pochi secondi tutta la tua tolleranza e il tuo spirito di adattamento. Il viaggio in camion termina in uno spiazzo con bancarelle e portantini.
Dei monaci buddhisti che intonano litanie, vicino alla Roccia d'Oro
... Dulcis in fundo, lei, l'imponente e suggestiva Roccia d'Oro (Golden Rock, appunto), con il suo apparente equilibrio precario. Cadrà o non cadrà? No, non cade da secoli: al di sotto del punto di contatto tra la roccia dorata e il suolo si trovano le reliquie del Buddha (secondo la tradizione una ciocca di capelli del Principe). In basso a destra la folla di fedeli (solo uomini)che continuamente ricoprono con foglietti di oro il monolite e gettano biglietti colorati contenenti preghiere.
Taungoo. Una cittadina tipica del Myanmar centrale, circondata dalle campagne. La sua economia poggia sul legname ricavato dagli alberi di tek e sulle palme areca che producono le noci da cui si estrae il betel. Masticato in tutto il paese, il betel è una pallina di color rosso, che pare abbia un leggerissimo potere stupefacente.
Sulla strada principale per il centro di Taungoo, c'è una guest house deliziosa, sia per il posizionamento, tra verdi campi dove rilassare membra e vista, che per la bellezza delle stanze. Il Myanmar Beauty Hotel è di proprietà di una coppia di medici, persone ospitali e gentili, come la maggior parte dei birmani.
Per la strada da Taungoo al lago Inle, a parte i chili di polvere mangiati, panorami meravigliosi e piante ricche di vita e colore.
Per la strada da Taungoo al lago Inle, all'incirca nove ore di auto. Siamo entrati nello stato Shan.
Baracchino tipico, buttato lì in mezzo al deserto rosso. Frutta d'ogni tipo, radici, della carne secca e la gentilezza insuperabile dei birmani a far da collante. Un posto ideale per una sosta in completo relax.
La macchina ogni tanto risentiva dello sforzo, ma Maug si è rivelato, oltre a un bravo autista, un grande meccanico.
Finalmente, dopo nove ore di macchina, per il tramonto giungiamo al lago Inle (letteralmente 'piccolo lago'). Un luogo incantevole; per tutto il viaggio in auto il paesaggio di queste basse montagne, poco più di 800 metri sul livello del mare, è il più incontaminato e selvaggio di tutta la nostra avventura.
Consiglio di trascorre a Inle almeno tre giorni, per esplorarne i dintorni ed effettuare almeno un escursioni di trekking.
Lungo le sponde del lago molti villaggi di etnia Intha si ergono su palafitte di bambù; è qui che si trovano piccole fabbriche di sigari birmani e tessili dove producono seta vegetale e non animale, giardini galleggianti e altre culture, mercati caratteristici e rovine con stupa in pietra.
Il trattore naturale usato in tutto il burma.
Sulle rive di corsi d'acqua sono soliti lavarsi beati.
Rovine con stupa in pietra, vicino Inle.
Il mezzo più usato è una piccola imbarcazione di forma allungata senza motore, governata in modo particolare: il barcaiolo sta ritto in poppa su una gamba, mentre con l'altra avvolge il piede al remo per dare la spinta navigando sul fiume senza sforzare così le braccia.
Di giorno fa molto caldo e la notte è fredda, ma mangiare a Inle per noi Italiani è una manna dal cielo, specie dopo i chili di polvere ingerita lungo la strada. Qui siamo riusciti a importare la pasta. Da non perdere è il pesce cucinato tradizionalmente: spinato e farcito con erbe e verdure, un piatto prelibato!
Momenti incantevoli, il sole tramonta su Inle.
Prima di approdare a Mandalay, breve sosta a Pindaya Cave: le famose grotte di Pindaya dove sono custoditi più di 8000 statue dell'Illuminato, fatte con ogni tipo di materiale.
Stalattiti pendono dalla roccia di Pindaya, e creano un suono, come un gong, se battute con un bastone di legno.
Uno degli 8000 buddha delle grotte di Pindaya.
Gli 8000 statue sono disposte in modo di creare un piccolo labirinto, pieno di cuniculi stretti.
Da Inle a Mandalay, in otto ore circa. Anche qui i paesaggi ti lasciano senza fiato prima di entrare nella frenetica Mandalay. L'impatto è tragico dopo il silenzio di Inle .
Pagoda di Mandalay. La città in sè offre poco, a parte una visita alle rovine del forte alla Madalay Hill con i suoi templi e le vedute panoramiche.
Da non perdere in città lo spettacolo di marionette che ogni sera allieta birmani e turisti. Vengono riproposti alcuni frammenti della vita del Buddha e scenette di spiriti Nat.
Mandalay è attraversata dal fiume più imponente di tutto il Burma, l'Ayeyarwady (Irrawady). Per poter visitare alcune delle antiche città reali attorno a Mandalay, basta quindi prendere un traghetto che naviga lungo la sponda del fiume. In un giorno si possono visitare Ava (Inwa) e Amarapura per poi dedicare il giorno successivo a Sagaing e Mingun. Iniziamo con Ava.
Per visitare Ava (Inwa), si è praticamente costretti a prendere un piccolo calesse che ti porta a vedere tutte le bellezze dell'antica capitale. Questo è il famoso monastero in tek (Bagaia Kyang).
Piccoli stupa in pietra difronte al monastero in tek.
Non possiamo abbandonare Ava senza prima aver visto la torre in muratura (Nanmyn)
Ad Amarapura ('la città dell'Immortalità' in lingua Pali) non potete perdervi il meraviglioso U Bein Bridge, il più lungo ponte costruito in tek.
Risale a circa duecento anni fa, quando L'U Bein, personaggio noto di Amarapura, fece recuperare il materiale del palazzo di Ava, non più capitale, per costruire questo ponte lungo più di un chilometro.
L'ideale è attraversare in un verso il ponte a piedi e percorrere l'altro verso con la barca, meglio al tramonto.
Passarci sotto fa un certo effetto.
Camminare sul ponte in tek (si è conservato quasi intatto, solo pochi pali originali sono stati sostituiti con pali in cemento) tra una fiumana di gente, composta da monaci e abitanti dei villaggi limitrofi, ti riporta al medioevo in un batter d'occhio.
Il giorno successivo ci si può perdere tra gli stupa di Sagaing e le numerose rovine di Mingun. Qui siamo sulla collina di Sagaing, nella Umin Thounzeh.
La particolarità della Umin Thounzeh di Sagaing è che ha una serie di statue del Buddha disposte a mezzaluna.
La bianca Hsinbyume Paya di Mingun. Pare che secondo la mitologia, il monumento sorga in cima al Monte Meru, ovvero la dimora degli dei, il centro dell'universo.
Mingun Bell, circa una novantina di tonnellate di campana, risale al XIX sec.
Si abbandona Mandalay per raggiungere Old Bagan, non senza prima aver visitato il Monte Popa (in birmano Popa Daung Kalat, 730 m, a 4/5 ore da Mandalay), considerato l'Olimpo del Myanmar.
Pare infatti che sin dall'antichità fosse la dimora dei più importanti Nat. Popa, ad esempio, deriva dal sanscrito 'fiore'. Uno dei Nat del monte, Mae Wuanna, è infatti lo spirito custode dei segreti di erbe officinali e magiche.
Interni con intarsi e specchietti deliziosi, colori che tempestano stupa e monasteri presenti sulla cima del monte sacro.
La tradizione vuole che se si fa visita al monte sacro non bisogna dire cose negative su altre persone, bestemmiare, portar con sé carne di maiale? insomma tutte quelle cose che potrebbero infastidire gli spiriti del Popa.
Dopo altre tre ore di macchina, si arriva nella valle dei templi di Bagan, nella Old Bagan. Questa, la veduta a cena, davanti all'Ayeyarwady.
Un complesso immenso di stupa, pagode e zedi affiancati da due o tre hotel di lusso dove poter alloggiare.
Affreschi della vita del Buddha, sempre a Old Bagan
Old Bagan qualche anno fa era una città abitata e piena di vita, fino a quando il governo militare in un solo giorno ha fatto spostare tutti i cittadini da Old a New Bagan.
La Old appartiene solo all'archeologia e al turismo e per entrare si paga una tassa governativa obbligatoria.
E difatti la classica foto per immortalare la valle con il sole che tramonta tra le pagode si rivela una situazione artefatta; di fronte uno spettacolo armonico di intrecci, tra natura, storia e religione...
... dall'altro, ovvero solitamente da un paio di pagode prefissate allo scopo, le più alte, una miriade di turisti che imbracciano agguerriti macchine fotografiche e videocamere d'ogni tipo.
Immagini che vengono perfettamente cancellate quando, abbandonando la folla di turisti, si passeggia, meglio se si pedala, tra le pagode color terra rossa e le fiorite bouganville mentre il sole del tramonto inebria il corpo e la sensazione di esser in un altro tempo ti rapisce completamente.
Particolare di una pagoda di Bagan
Affreschi all'interno di una pagoda, a Old Bagan
Interno di una Paya di Bagan. Queste hanno scale interne per accedere al livello superiore.
Uno dei classici ristoranti dove rifocillarsi durante il tragitto in macchina
Il bagno di... uno dei classici ristoranti
Una delle strade migliori intraprese durante il viaggio. I mezzi di locomozione più diffusi: la bicicletta e una sorta di bici-sidecar.
Ecco la specie di sidecar a pedali, usato molto per il trasporto di prodotti d'ogni tipo (dalla canna da zucchero ai polli).
Poche ore prima dalla partenza, dalla finestra dell'hotel di Yangon, questa ultima scena: operai appesi a canne di bambù legate con spago, senza nessuna protezione.
E queste sedie colorate fanno parte della hall dell'aeroporto di Yangon. Dove spesso viene a mancare l'elettricità; rientra nella normalità.