Surtsey, la neonata isola islandese vietata all’uomo

E' uno dei luoghi più giovani del Pianeta e il suo ecosistema è incontaminato: ecco come si sta studiando questo straordinario luogo

SiViaggia

Redazione

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Esiste un’isola che l’uomo non può visitare, fatta eccezione per un piccolo gruppo di scienziati. Il suo nome è Surtsey, si trova in Islanda, e ha una storia che merita di essere raccontata.

Surtsey è infatti uno dei luoghi più giovani dell’intero Pianeta, dato che prima del 1963 non esisteva: è il frutto di una violenta eruzione vulcanica durata ben tre anni e mezzo consecutivi (dal 14 novembre 1963 al 5 giugno 1967) e che ha creato un autentico paradiso per i geologi. Trovare un altro luogo nel Mondo in cui esiste un ecosistema formatosi da zero, in piena evoluzione, completamente incontaminato e senza impatto umano è infatti praticamente impossibile.

A generare questo lembo di terra letteralmente unico nel suo genere fu il Vestmannaeyjar, un sistema vulcanico sottomarino appartenente alla Dorsale Medio Atlantica responsabile di numerosi fenomeni sismici e vulcanici. Già nel 1963 il fenomeno fu scoperto dall’equipaggio di un peschereccio islandese chiamato Ísleifur II: il cuoco dell’imbarcazione notò una colonna di fumo bruno sulla superficie delle acque e, avvicinandosi, fu possibile distinguere colonne di polvere che stavano fuoriuscendo dalle profondità marine, depositandosi sopra il livello del mare.

L’isola raggiunse un’estensione di 2,7 km² nel 1967, che nel corso dei decenni è scesa a 1,3 km² (secondo una misura effettuata nel 2012) a causa di intensi fenomeni di erosione. Inizialmente abitata da soli muschi e licheni come primordiali forme di vita, nell’arco di 20 anni su Surtsey si sono insediate 20 specie vegetali, di cui solo la metà sono riuscite a sopravvivere. Il primo cespuglio risale al 1998. Nel frattempo le specie di piante presenti stabilmente sull’isola sono diventate 30. Riguardo agli animali, i primi ad arrivare da queste parti furono gli uccelli per nidificare, seguiti dalle otarie, quindi le orche.

Patrimonio Unesco dal 2008, l’isola non è destinata a sparire se non nell’arco di secoli: i fenomeni di erosione sono infatti sempre meno intensi, dato che negli scorsi decenni hanno interessato pietra lavica mentre a resistere è stata la lava ormai completamente solidificata. Intanto l’uomo continuerà a studiare lo straordinario comportamento della natura che compie il suo corso, operando come ha fatto finora: i soli esseri umani ad aver messo piede sull’isola sono scienziati ospitati nell’unica casetta del territorio sotto rigorosi controlli medico-clinici. Nessun seme “estraneo” dovrà infatti mai depositarsi su questo straordinario angolo del Pianeta, in grado di poter dare alcune risposte alla domanda più antica dell’esistenza: come si sviluppa la vita?

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