LA CITTA' DELLE SCALE - LA SCALA DEL POPOLO - Un continuo intersecarsi di piani e dislivelli sono valsi a Potenza l'appellativo di Città delle scale. E ,infatti, al fianco di quelle moderne e meccanizzate, ce ne sono tante altre fra piccole e grandi, corte e lunghissime, antiche e recenti. Basta raggiungere Corso 18 Agosto o via del Popolo per ammirarne e, perché no, percorrerne anche qualcuna, modo fra i più suggestivi per andare alla
scoperta in maniera slow delle varie zone della città, il cui profilo è movimentato da questo continuo saliscendi urbano. Fra tutte l'ottocentesca Scala del Popolo e la Gradinata Medaglie d'oro, che dagli immediati pressi del centro storico conduce a viale Dante, una delle altre vie di ritrovo per il passeggio cittadino.
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IL CAPOLUOGO PIU' ALTO D'ITALIA - il capoluogo di regione più alto d'Italia con i suoi 819 metri di altitudine, circondato da verdi e boscose montagne dai dolci profili e valli attraversate da innumerevoli fiumi e torrenti. Una città verticale che si sviluppa su diversi livelli collegati l'uno all'altro da lunghe e appese gradinate, stretti cunicoli e vicoli scoscesi.
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IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE - Intitolato a Dinu Adamesteanu (noto archeologo di origine rumena, uno dei primi grandi scopritori della Basilicata archeologica), è uno scrigno di reperti che giungono dalle necropoli dei misteriosi abitanti dell'area compresa fra l'attuale Baragiano e Vaglio, i Peuketiantes, dalla vicina Oppido Lucano, e ancora dalle necropoli daunie di Lavello ed enotrie di Chiaromonte, Aliano, Guardia Perticara, oltre a interessantissimi reperti provenienti dai diversi insediamenti indigeni delle medie valli dei fiumi Bradano e Basento e dalle colonie greche di Metapontum e Siris-Herakleia oltre che dalla colonia latina di Venusia. Un affascinante viaggio insomma nella storia della civiltà lucana che si snoda nelle 22 sale e 8 sezioni in cui è diviso il percorso, arricchito da mappe, puntuali spiegazioni e gigantografie. Un patrimonio sconfinato fatto di splendidi manufatti di elegante e disarmante bellezza come, tanto per fare un esempio, il prometopidion (VI secolo avanti Cristo), la maschera in bronzo per il muso del cavallo finemente lavorata scelta come simbolo del museo. Inaugurato nel 2005 e ricavato nello splendido scenario di Palazzo Loffredo, il più maestoso edificio storico della città, costruito almeno nelle sue forme attuali nel '600, anche se si suppone sia stato costruito nel '400 sull'area precedentemente occupata dal convento dei Celestini.
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VIA PRETORIA - Si trova in pieno centro storico, a due passi dal cuore pulsante della città. Il suo nome riporta al periodo romano durante il quale la città divenne prefettura col nome di Potentia, prima di essere saccheggiata dai Visigoti e diventare poi contea longobarda fino 1066. Fino al secolo scorso, quando fu in gran parte abbattuto, la via conduceva al castello cittadino di cui oggi rimane la Torre Guevara, dal nome della famiglia feudataria che governava al tempo la città. Oggi si presenta, invece, come una deliziosa e stretta strada per il passeggio e lo shopping costellata di eleganti negozi e caffé, da cui si snoda un groviglio di viuzze e piazzette brulicanti di ristoranti, pasticcerie e locali frequentati soprattutto di sera dai giovani della movida potentina.
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PIAZZA MARIO PAGANO - Percorrendo Via Pretoria si incrocia la centralissima e suggestiva piazza Mario Pagano, uno dei luoghi più amati dai potentini, il vero salotto della città ultimato con le sue raffinate geometrie nel 1842. Su di essa affacciano le sagome di eleganti palazzi: il Teatro 'Francesco Stabile' innanzitutto, autentico gioiellino dell'architettura ottocentesca con la sua volta affrescata e i palchetti da cui apprezzare gli spettacoli del nutrito cartellone e il Palazzo del Governo, alle cui spalle si apre una graziosa villa con giardini terrazzati. Sul lato opposto della piazza, distaccandosi completamente dal contesto, il Palazzo dell'Ina, ultimato nel 1937, uno dei numerosi esempi di architettura fascista all'interno della città.
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SAN GERARDO E LA SFILATA DEI TURCHI - Il 30 maggio di ogni anno si festeggia il Santo patrono della città, San Gerardo, e la sera precedente prende vita per le vie del centro storico la cosiddetta Sfilata dei Turchi che, fra storia e leggenda, ricorda l'episodio in cui un gruppo di pirati saraceni, guidati dal Gran Turco, in una notte del maggio 1111, arrivò alle porte di Potenza dopo aver risalito in barca il Basento partendo dalla costa jonica. Allora, racconta la leggenda, una schiera di angeli mandata da San Gerardo illuminò il cielo di un bagliore che terrorizzò i pirati e permise allo stesso tempo alle milizie potentine di organizzare il contrattacco salvando così la città dall'assedio. Nel corteo, dove sfilano una carrozza sulla quale viaggia sdraiato il Gran Turco e una galea trainata da schiavi turchi sulla quale si trovano, invece, bambini che rappresentano gli angeli e San Gerardo, anche cavalieri cristiani, turchi, dame e popolani, giocolieri, saltimbanchi, sbandieratori e musicisti in costumi d'epoca che, partendo dalla Cattedrale, attraversano il centro storico.
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LA CATTEDRALE - In piazza del Duomo si erge maestoso il campanile a cinque ordini e l'armoniosa facciata della Cattedrale dedicata a San Gerardo vescovo, patrono della città, posta sul punto più alto dell'abitato. La sua fondazione risale per certo al XIII secolo anche se un'iscrizione di epoca anteriore al 1200 avvalora la tesi che sia stata fondata intorno al V-VI secolo. Nel Settecento fu poi ricostruita su progetto dell'architetto Antonio Magri, allievo del Vanvitelli. All'interno è custodito un sarcofago di età romana contenente le spoglie di San Gerardo, una statua quattrocentesca che lo raffigura e un pregiato crocifisso ligneo risalente al XV secolo cui fanno da sfondo marmi pregiati e affreschi degli anni '30 realizzati da Mario Prayer che decorano Le pareti del transetto, le volte e la cupola. Al centro dell'abside una grata segna l'inizio della scalinata che conduce al di sotto dell'altare maggiore, i cui ambienti sono impreziositi dai resti di un mosaico policromo del III-IV secolo.
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PONTE MUSUMECI - Autentico gioiello d'architettura e al tempo stesso un geniale esperimento ingegneristico, il Ponte Musmeci, concepito come vera e propria opera d'arte. Progettato alla fine degli anni '60 da Sergio Musmeci è, infatti, secondo gli esperti una delle più alte espressioni italiane di quella filosofia della progettazione che coniuga funzionalità e plasticità della struttura di sostegno. Si sviluppa su un'unica volta dello spessore di soli 30 centimetri e quattro campate di circa settanta metri di luce ciascuna e con le sue forme plastiche ricorda una gigantesca foglia accartocciata i cui lembi sorreggono l'intera struttura soprastante al posto dei comuni piloni. Il risultato è un enorme e raffinato oggetto scultoreo che collega la zona industriale con la Basentana e viale Marconi.
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GUSTO 'POTENTE' - Fra le tipicità gastronomiche paste fresche condite con legumi o ragù a base di carni genuine; tipici sono l'agnello 'alla potentina', con pomodori e spezie, e il 'cutturiedd' (carne di pecora fatta bollire a lungo in una pentola di terracotta); fra i prodotti caseari mozzarelle, scamorze, ricotte, caviocavalli, pecorini e burrini; gli insaccati di maiale una vera apoteosi: salsiccia, soppressata e pezzente (che è più grasso). Famosa la Lucanica (salsiccia solitamente piccante) di Picerno e Cancellara.
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SATRIANO - Da Potenza seguendo la statale 95 in direzione Brienza si giunge in meno di mezzora, alla Torre di Satriano, uno dei luoghi simbolo della storia della Lucania antica, visibile anche da molti chilometri di distanza. Ma Satriano di Lucania è borghetto noto anche per il suo carnevale e come il Paese dei murales per i numerosi dipinti raffiguranti tradizioni e scene di vita quotidiana locali che adornano le facciate delle case. Si sviluppa, con i suoi graziosi vicoletti punteggiati da diversi palazzi gentilizi sei-settecenteschi, intorno alla chiesa Madre intitolata a San Pietro Apostolo, ricostruita negli anni Cinquanta sull'originaria chiesa seicentesca di cui rimane soltanto il bel campanile. Fra gli altri edifici sacri più interessanti la chiesa dell'Assunta, il cui nucleo originario risale al XII-XIII secolo. Ha all'interno alcune tele seicentesche del Pietrafesa, che qui trovò i suoi natali.
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