Al primo posto tra le città “straniere” d’Italia, Skyscanner inserisce Gressoney-Saint-Jean, in Valle d’Aosta. Ai piedi del Monte Rosa, nella Valle del Lys, è la più importante isola linguistica tedesca della Comunità Welser, caratterizzata dal dialetto alemanno del Greschòneytitsch. Anche le sue abitazioni tipiche, gli stadel, sono molto particolari: interni in legno e tetti spioventi in pietra, si susseguono l’uno dopo l’altro in tutta la zona.
In Trentino Alto Adige, nel cuore della Val di Fassa, Moena nasconde una leggenda: pare infatti che, un soldato dell’esercito ottomano, trovò qui ospitalità dopo la sua fuga dalla sconfitta di Vienna, nel 1663. Sarebbe lui, il Turco di Moena raffigurato in cima alla fontana pubblica, nel cuore del Rione Turchia. Oggi, a Tarvisio, si parla alla ladina ma si festeggia alla turca ogni agosto, durante la Festa di Turchia, tra odalische e kebab.
In Friuli Venezia Giulia, Tarvisio è luogo di leggende. Prolungamento dell’Austria, è un centro folcloristico: qui, vivono gli spiriti dei Krampus, i diavoli dell’ex Impero Austro-Ungarico, figure demoniache dai lunghi peli e i denti aguzzi. C’è persino una festa, il 5 dicembre di ogni anno, che li “riporta in vita”, e li vede danzare scatenati per le vie della città.
Nella provincia di Verbania, in Piemonte, Gurro è un paesino unico in Italia: qui si beve wisky, si suona la cornamusa e… si indossa il kilt! Borgo alpino di soli 200 abitanti, ha un profondo legame con la Scozia. Un legame che risale alla Battaglia di Pavia del 1525: soldati mercenari scozzesi, rientrando verso casa, decisero di fermarsi proprio a Gurro, innamorati delle montagne e dei paesaggi locali così simili alle loro Highlands. Qui, oggi, si parla un dialetto composto da oltre 800 parole di origine gaelica. E ci sono luoghi come “il circolo degli scozzesi”.
Un piccolo giardino italiano coloratissimo, che ricorda il Parco Güell disegnato da Gaudì a Barcellona: siamo a Pescia Fiorentina, in provincia di Grosseto. E siamo all’interno del Giardino dei Tarocchi, disegnato dall’artista franco-americana Niki de Saint Phalle, e pieno di statue che rimandano agli arcani maggiori dei tarocchi.
Anche la capitale italiana ha un angolo straniero. In particolare, un angolo che rimanda ad Israele. È il ghetto ebraico di via Portico d’Ottavia, uno dei quartieri ebraici più antichi del mondo. Dalla sinagoga al Tempio Maggiore, fino alla pizza ebraica (una prelibatezza a base di canditi e uvetta), percorrere questa zona di Roma regala un’esperienza unica.
In Calabria, a Bova, vivono gli ultimi Elleni d’Italia. Poco lontano da Reggio Calabria, a 1000 metri d’altezza, la cittadina è rinata grazie ai fondi dell’Unione Europea e grazie al turismo. Qui si parla una lingua, la grika, che è un mix di greco e di calabrese, proprio a ricordo degli Antichi Greci che, migliaia di anni fa, si stabilirono su questo territorio.
In Puglia, San Marzano di San Giuseppe appartiene a quell’area geografica discontinua (prende infatti più regioni) che è l’Arberia, sede della più importante comunità etnico-linguistica albanese d’Italia. Le sue viuzze hanno un’atmosfera balcanica, nell’aria si diffondono le musiche tradizionali, e la lingua parlata è un albanese antico.
Crocevia di popoli e di culture come tutta la Sicilia, Messina porta con sé le testimonianze degli Antichi Greci, che plasmarono la città a immagine e somiglianza di Atene. Ancora oggi, in città, si parla il neogreco, ultimo stadio evolutivo della lingua greca. E persino le tradizioni sono greco-sicule, dai proverbi degli anziani alle filastrocche dei bambini.
In Sardegna, ad Alghero, si parla il tradizionalissimo dialetto algherese, preso in prestito dalla regione spagnola della Catalogna. Il suo soprannome è infatti quello di “Barceloneta” (o “Piccola Barcellona d’Italia”), grazie all’ancora diffuso catalano (parlato dal 20% dei suoi abitanti), testimonianza della dominazione spagnola del XIV secolo.