Dinamici, etici, sostenibili, in prevalenza basati su un’offerta di prodotti locali e di qualità. Queste le credenziali rivendicate dai mercati di cosiddetta ‘nuova generazione’ e ‘metropolitani’, data la loro prossimità ai centri urbani. Un trend in evoluzione che rivisita in chiave moderna l’immagine del classico mercato rionale. Non si parla di bancarelle, bensì di corner, e i frequentatori più che riempire in fretta e furia la loro busta della spesa preferiscono una sosta più lunga per dedicarsi alla ricerca di sapori particolari, artigianali e derivati dal ricco patrimonio alimentare locale. L’esperienza al mercato diventa plurima. Acquisti al banco, ma anche spazi ristorativi, d’intrattenimento, didattici. E ancora: eventi, showcooking, dibattiti, corsi professionali. Così era il Mercato Metropolitano di Milano, zona di ritrovo estivo della movida milanese
Situato nella zona della movida milanese, vicino a Porta Genova, era il luogo di ritrovo estivo per eccellenza, dove si poteva gustare street food di tutta Italia in un ambiente informale. Adesso, purtroppo, è stato chiuso e non si sa se verrà riaperto
Brulicante e con alle spalle secoli di storia il Grand Bazaar di Istanbul, un labirinto di negozi che oltre a suggestivi oggetti d’antiquariato, tessuti, ceramiche e raffinata gioielleria, propone corner con ogni genere di spezie e dolci tipici, come l’ipercalorica baklava (strati di pasta fillo farciti con miele o zucchero e frutta secca).
Allegro e comodo da raggiungere (dieci minuti a piedi da London Bridge) è Borough Market, una piccola “mecca del gusto” al centro di Londra; qui si viene per la frutta e la verdura “organic” (ossia biologica), ma anche per i donoughts, le scotch eggs, le pies, i fudge e altre delizie della cucina anglosassone e non solo.
La Chinatown Food Street di Singapore è una carrellata di sapori cinesi, malesi e indiani; passeggiare tra i chioschi che la animano equivale a percorrere un vero tour tra le migliori espressioni di street food asiatico in uno dei mercati metropolitani più caratteristici.
Ciascun continente ne vanta una miriade; tra i più gettonati d’Europa lo storico Mercado de San Miguel di Madrid, tripudio di mediterraneità nel cuore della capitale spagnola: decine di stand di prodotti tipici della gastronomia locale (tapas, paella, cerveceríe e pasteleríe) e una proposta culturale molto attiva.
Gli amanti della cucina latino-americana che passano da Lima non rinunceranno al ceviche (pesce crudo marinato con limone e spezie) del Mercado de Surquillo, dove è anche possibile ammirare la straordinaria varietà di frutta e verdura che caratterizza il Paese.
«Le botteghe sono una ricchezza per il nostro paese. Ma tanti le percepiscono ancora come un fastidio, un ostacolo». Non le manda a dire Umberto Montano, patron del Mercato Centrale, che in poco più di due anni ha concepito, realizzato e sviluppato due realtà come quelle di Firenze e Roma. Due mercati che abbinano vendita e somministrazione di prodotti artigianali di assoluta eccellenza. «Punto numero uno: deve essere un posto dove tutto è buono: il pane, il vino, il pesce… Se è buono a metà, hai finito. Secondo: l’ospite deve essere al centro dell’attenzione» sottolinea Montano.
A San Paolo, in Brasile, il Mercadão è il tripudio della frutta tropicale; tra le specialità della “comida brasileira” da non perdere, ci sono le pastéis de bacalhau (crocchette di baccalà).
Chiassosa e vibrante è la Vuccirìa di Palermo, emblema dello street food siciliano e dei mercati metropolitani italiani.
Ci si districa tra banchi di frutta, verdura, carne e pesce e bottegai itineranti che preparano pane e panelle, cazzilli, stigghiòla (budella di agnello arrosto) e pani ‘ca mieusa (panino con la milza) schietta (condita solo con succo di limone) o maritata (cioè con l’aggiunta di ricotta e caciocavallo).