In base all'intensità e frequenza dei terremoti del passato è stato classificato il territorio in zone sismiche, per applicare speciali norme sulla costruzione di case ed edifici pubblici. La scala nazionale, su cui si basa la colorazione della mappa, va da 1 (maggiore pericolo) a 4 (minore pericolo). La classificazione sismica rimane utile soltanto per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti. Secondo il provvedimento legislativo del 2003, tutti i comuni italiani sono stati classificati in 4 categorie principali, indicative del loro rischio sismico, calcolato in base al PGA, Peak Ground Acceleration, cioè il picco di accelerazione al suolo.
È la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti (PGA oltre 0,25 g). Comprende 708 comuni, le Regioni a maggiore rischio sismico sono collocate nel centro-sud Italia: si parte dall'Umbria, a Sud di Foligno, per poi scendere verso L’Aquila, e attraversare il Molise, nell'area di Campobasso, la Campania (con altissimo rischio nella zona di Benevento) per poi prendere tutta la Calabria fino alla punta dello Stivale, ovvero Reggio Calabria. Seguono alcune zone della Sicilia. Una piccola sezione di pericolosità alta si registra nelle zone del Friuli Venezia Giulia, al confine con la Slovenia.
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In questa zona possono verificarsi forti terremoti (PGA fra 0,15 e 0,25 g). Comprende 2.345 comuni, in Toscana alcuni comuni sono classificati in Zona 3S, sismicità media, che prevede obbligo di calcolo dell'azione sismica identica alla Zona 2. L'intero centro Italia è quello più più colpita negli ultimi mesi. Al Nord il rischio riguarda soprattutto la zona di Vicenza. In Emilia Romagna il pericolo si concentra intorno a Bologna, Reggio Emilia e Modena; mentre in Toscana la zona meno sicura è quella di Castelfiorentino. Le Marche sono a elevato rischio così come l’Umbria. La terra si agita anche nel Salento, Manfredonia e Foggia. Appartiene alla zona 2 anche la parte orientale della Sicilia (tra Messina e Palermo), nonostante la presenza a sud dell’Etna che impenna l’indice di pericolo per Catania.
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In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari (PGA fra 0,05 e 0,15 g), comprende 1.560 comuni. Nella zona 3 rientrano tutte le coste; così come il Piemonte occidentale, la Valle D’Aosta, la Liguria, parte della Lombardia, del Trentino e del Veneto, il resto della Toscana e parte del Lazio.
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È la zona meno pericolosa (PGA inferiore a 0,05 g). I terremoti sono rari, comprende 3.488 comuni. Sardegna, di Brindisi e Trapani, territori classificati come zona 4. E lo stesso vale per il Trentino Alto Adige e Milano.
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