Da domenica 9 aprile 2017 è possibile visitare il villaggio operaio di Crespi d’Adda, Patrimonio dell'Unesco. Per la prima volta si può accedere all’edificio della Scuola Asilo S.T.I., dove sono stati predisposti video e laboratori di approfondimento, uno dedicato alla vita e lavoro in una fabbrica dell’Ottocento, l’altro alla riscoperta della memoria. Durante tutta la primavera sono previste visite guidate (costo: 5 euro a persona, i bambini fino a 6 anni entrano gratis). Ecco cosa vedere
IL VILLAGGIO OPERAIO DI CRESPI D’ADDA, PATRIMONIO UNESCO - Il villaggio di Crespi d’Adda rappresenta una preziosa testimonianza di archeologia industriale, tanto da essere stato inserito dall’UNESCO, nel 1995, nella lista del Patrimonio Mondiale Protetto. Fondato nel 1878 dall’imprenditore cotoniero Cristoforo Benigno Crespi su un terreno delimitato dai fiumi Adda e Brembo, oggi interamente parte del Comune di Capriate San Gervasio, l’intero villaggio si è sviluppato intorno alla fabbrica, che rappresenta il motore e il fulcro di tutto il complesso. Fu soprattutto il figlio di Cristoforo Benigno, il senatore Silvio Crespi, a realizzare, tra la fine del 1800 e gli anni ’20 del 1900, sia le casette operaie che tutti i servizi di cui il villaggio era dotato. La fabbrica e il villaggio rimasero proprietà della famiglia Crespi fino al 1930. Perfettamente conservatosi dall’epoca della sua realizzazione fino ai giorni nostri, il paese mantiene inalterato il suo aspetto urbanistico, concepito con ordine e geometria, e con architetture eleganti edificate in diversi stili architettonici.
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Ufficio turistico Capriate San Gervasio,
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IL VILLAGGIO E I SUOI SERVIZI - Silvio Crespi aveva maturato la convinzione che l’imprenditore dovesse garantire ai suoi dipendenti la possibilità di una vita familiare e sociale dignitosa, che rendesse l’operaio più sano e più sereno anche nel rapporto con il datore di lavoro, affinché questo si traducesse in un maggior rendimento in fabbrica. Per questo motivo il villaggio di Crespi possedeva tutti i servizi necessari alla vita degli abitanti, nonché strutture adibite al tempo libero: l’edificio scolastico, costruito tra il 1891 e 1893, ospitava non solo la scuola per i figli dei dipendenti, ma tutte le iniziative culturali del paese, il corpo musicale, nonché rappresentazioni cinematografiche, musicali e teatrali; il piccolo ospedale, gestito da un medico e da un infermiere; il dopolavoro, dove si svolgevano molteplici attività a carattere culturale, sportivo, ricreativo; i bagni e le docce pubblici nonché una piscina al coperto; il centro sportivo dotato di impianti per il ciclismo, il tamburello, il gioco delle bocce e il tennis; una cooperativa, situata nei pressi della pineta, che serviva per il rifornimento di prodotti alimentari e generi vari.
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LA FABBRICA - La ciminiera all’ingresso, in mattoni, è simbolo della fabbrica e della nuova era industriale; l’orologio alla sua base è simbolo del tempo che ora non è più scandito dai ritmi naturali, bensì da quelli fissi e rigorosi dettati dalla produzione meccanizzata. I capannoni sono ingentiliti da elementi decorativi, come le finestrelle orbiculari cieche con ghiera stellata ad otto punte; le palazzine che ospitavano gli uffici di dirigenti e impiegati sono uguali e simmetriche, molto ricche di elementi decorativi, in stile eclettico; davanti alle palazzine, il bellissimo cancello in ferro battuto è opera di maestri artigiani.
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LE CASE OPERAIE - Le casette operaie, una cinquantina in tutto, furono edificate tra il 1885 e il 1919, su idea di Silvio Crespi che, reduce da esperienze di lavoro e studio in Inghilterra, volle importare questo tipo di abitazioni, disposte in modo rigorosamente ordinato. Esse avrebbero garantito migliori condizioni di vita ai dipendenti e alle loro famiglie, e quindi più efficienza nel lavoro. A pianta quadrata e su due piani, avevano stanze areate e luminose; all’esterno vi erano i servizi igienici (dotati di una turca e di un lavandino), una legnaia o un pollaio. Prive di balconi, erano circondate da un bassa recinzione ottenuta dalle “regge” che in fabbrica contenevano i colli di cotone grezzo.
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LE CASE DEI CAPI-REPARTO - I villini dei capi-reparto, cinque in tutto, bi e tri familiari, furono edificati negli anni ’20 nella parte sudorientale del villaggio insieme alle ville dei dirigenti d’azienda. Si differenziano nettamente dalle casette operaie oltre che per le dimensioni, anche per la maggior ricchezza di elementi decorativi, l’uso di contrasti cromatici, la presenza di verande e balconate aperte, nonché per lo spazio verde circostante, che acquista il carattere di giardino in senso borghese e si allontana da quello di orto o campicello delle abitazioni operaie.
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LE VILLE DEI DIRIGENTI - Le ville dei dirigenti sono otto, tutte diverse l’una dall’altra. Si tratta di splendide dimore in stile anglosassone, costruite negli anni 1925-30, circondate da veri e propri parchi, che venivano assegnate senza oneri ai dirigenti dello stabilimento e abitate da singole famiglie.
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LA VILLA-CASTELLO DELLA FAMIGLIA CRESPI - La villa padronale, costruita tra il 1893 e 1894, riecheggia lo stile medievale del XIII secolo, a rappresentare una sorta di nuovo “feudo industriale”. Il castello, che si estende su un’area di 700 mq, per la sua posizione strategica sembra essere a guardia del paese. Dotato di due torri, fu realizzato utilizzando svariati materiali, tra cui marmi preziosi, e venne arricchito anche esternamente con pitture a fresco, mosaici di Venezia e altorilievi in marmo di Carrara. La villa venne abitata dai Crespi, che vi risiedevano soprattutto nel periodo estivo, fino agli anni 30, quando lo stabilimento subì un forte tracollo finanziario e la famiglia dovette cedere l’intera proprietà. Attualmente la villa è chiusa ai visitatori.
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IL LAVATOIO - Il lavatoio in mattoni a vista, sorse per iniziativa del comune come contropartita al permesso di costruire una passerella sul canale che i Crespi avevano realizzato per portare acqua alla fabbrica. Molto utile per permettere alle donne di lavare la biancheria senza doversi recare con pesanti ceste fino al fiume, fungeva anche da punto di incontro con le amiche. Due abitazioni avevano una posizione privilegiata, sull’altura che cinge a nord il paese, quelle del medico e del cappellano, in quanto simboli del potere morale e spirituale, custodi del corpo e dell’anima.
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LA CHIESA - La chiesa, in stile bramantesco, è la replica fedele di quella di S. Maria di Piazza, in Busto Arsizio, città natale della famiglia Crespi. È a pianta centrale, quadrata, sovrastata da una cupola ottagonale e circondata da un ampio loggiato ingentilito da diverse colonnine. L’interno della cupola richiama un cielo stellato e sembra espandere lo spazio verso l’alto, grazie ad un gioco prospettico. La vivace decorazione pittorica interna fu tutta opera di Luigi Cavenaghi, mentre gli affreschi ai 4 angoli, raffiguranti angeli in adorazione, furono realizzati più tardi da Carlo Prada.
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IL CIMITERO - Il cimitero è il luogo più simbolico del villaggio; progettato da Gaetano Moretti, si trova al termine della via principale. Il mausoleo a forma piramidale che ospita le tombe dei Crespi è decorato verso la sommità da tre statue raffiguranti le virtù teologali, e si erge possente sulle tombe degli operai, piccole lapidi poste nel prato antistante, rivolte non al famedio bensì le une verso le altre, ad esprimere un senso di mestizia, ordine e uguaglianza. I piccoli cippi, identici tra loro, erano messi a disposizione gratuitamente dai Crespi, mentre le famiglie che desideravano una tomba diversa potevano, a proprie spese, realizzarla a ridosso del muro di cinta.
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