"L PÈSTER DE FASCIA" - Fra la chiesa e il municipio di Fontanazzo, frazione di Mazzin, è collocato il "Pèster de Fascia", monumento in bronzo che simboleggia la Val di Fassa, la cui economia, un tempo, era imperniata sulla pastorizia. L'opera a grandezza naturale, realizzata nel 1983 dall'artista Rinaldo Cigolla, raffigura un uomo nell'atto di suonare il corno, per richiamare pecore e capre, mentre lo sguardo è rivolto al Catinaccio. In testa porta il tradizionale copricapo decorato con i fiori, in mano ha un lungo bastone per indirizzare le bestie e una bisaccia a tracolla.
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GIOIELLI DELL'ARCHITETTURA - Le "ciase" e i "tobiè", costruiti in legno e pietra, raccontano il passato agricolo-pastorale della Val di Fassa. Le prime costruzioni presentavano strutture lignee semplici, come i fienili. Negli anni gli edifici si ampliarono, racchiudendo sotto un unico tetto l'abitazione, con sottostante cantina, e la stalla. Col tempo le facciate delle case furono intonacate e i manieri signorili impreziositi da affreschi. Due esempi eccellenti, in tal senso, si trovano nel pittoresco centro di Mazzin: Ciasa Cassan (costruita nel Cinquecento, nell'Ottocento è divenuta la "Locanda all'uomo nero") e la vicina Ciasa Costazza, (XVI sec.) sede del Vicario del Vescovo di Bressanone...
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IL PAESE DEI PITORES - Mazzin è noto anche come il paese dei "pitores", gli artigiani decoratori che nell'800 emigravano stagionalmente verso l'Austria, la Baviera, l'Ungheria e la Svizzera in cerca di fortuna. Decoravano con affreschi le facciate delle case, dipingevano con colori a olio le camere in legno ma anche gli utensili da lavoro, i mobili, le porte e quant'altro venisse loro richiesto. La tavolozza dei "pitores" era costituita dal bianco, il giallo, il rosso, l'arancio, il verde, il nero ed il blu, uno dei colori dominanti, meglio conosciuto nei paesi di lingua tedesca come "Fassanerblau". Motivi geometrici, floreali, emblemi religiosi, ma anche uccellini e rose erano gli elementi più caratteristici e ripetuti nella decorazione fassana. Gli oggetti e gli attrezzi da lavoro sono in mostra al Museo Ladino di Fassa.
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SHOPPING AL MERCATO! - Mettono allegria le bancarelle, soprattutto quando si è in vacanza e si ha il tempo di godersi lo shopping più divertente cercando l'offerta migliore nei mercatini di montagna. Sulle bancarelle dei paesi della Val di Fassa si trovano prodotti di tutti i tipi, ma in particolar modo: articoli per la casa, tessuti, oggetti d'antiquariato, abbigliamento tradizionale, sportivo (sia invernale, sia estivo), calzature da montagna, golosi generi alimentari locali, prodotti di erboristeria e tanto altro ancora. Uno dei mercati più grandi della valle viene allestito, ogni domenica d'estate, proprio a Mazzin.
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NELLA SELVAGGIA VAL DE GREPA - Da Fontanazzo s'imbocca il sentiero n. 645 che s'inerpica verso la selvaggia Val de Grepa, popolata in estate da cavalli e mucche al pascolo. Si sale per ripidi tornanti fino a guadagnare il dosso prativo di Duin. Si prosegue verso il rio Grepa, superando il pendio boschivo. Al di là di un cancello, ci si affaccia sui verdi prati dell'alta Val de Grepa. La vecchia strada di montagna corre pianeggiante fra baite e fienili pittoreschi. Sullo sfondo domina imponente la nera e magmatica Crepa Neigra. Verso la testata della valle si riprende a salire. Si raggiunge una malga utilizzata per l'alpeggio estivo e, proseguendo a zigzag su un sentiero a tratti infossato, si esce al Pian de Sele. Si rientra per lo stesso sentiero oppure si scende nella conca di Ciampac, per poi rientrare in funivia ad Alba.
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LE CASCATE DELLA VAL DE UDAI - Dal centro di Mazzin si segue la strada forestale n. 580 per la Val de Udai. Superato un ponte, si affronta un ripido acciottolato cementato e s'incontra il sentiero n. 579; si attraversa il greto di un torrente e poi il rio Udai. Entrati nel bosco si sale verso il bastione del "Zocol" e le sue spettacolari cascate, che in inverno diventano la "palestra" degli ice-climber. Dopo alcuni tornanti si prosegue su un bel piano, si attraversa il rivo e si arriva nel Pian de Udai. Si sale ancora, intersecando più volte il ruscello. Ci si alza e, con una diagonale nel pendio erboso, si esce nella parete superiore della Val de Dona. Si rientra a Fontanazzo per lo stesso sentiero oppure si scende per la Val de Dona, seguendo i segnavia della Via Alpina...
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IL LAGO DI ANTERMOIA - Solo i veri camminatori riescono a raggiungere quest'angolo di montagna, ben nascosto nel cuore del Catinaccio d'Antermoia, tra cime appuntite e rocce di calcare bianco. Nella tradizione ladina, Antermoia, è il nome della bellissima ninfa che viveva in queste gelide acque. Il bacino è di origine glaciale ed è uno dei pochi specchi d'acqua alpini a non prosciugarsi durante l'estate. Sul sentiero s'incontrano numerosi escursionisti che si radunano sulle sponde pervasi dall'incanto del lago per contemplare in silenzio le sue acque cristalline, in cui si riflette vanitosamente, con quel velo di "Enrosadira" al tramonto o nella delicata luce dell'alba, la Croda del Lago. Per arrivarci, da Fontanazzo si affrontano le selvagge e solitarie Val de Udai o Val di Dona.
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VAL DI DONA - Dall'abitato di Fontanazzo si sale verso nord-ovest lungo una ripida mulattiera (segnavia 577), che con alcuni tornanti porta all'imbocco della Val di Dona. Superate alcune rustiche baite, si giunge alla confluenza del sentiero della Val de Udai. Per i prati di Camerloi si prosegue verso la testata della valle. Si risalgono i luccicanti ghiaioni e si raggiunge il Rifugio Antermoia, posto tappa della Via Alpina (percorso giallo), itinerario escursionistico che si propone, da Trieste, di arrivare al Principato di Monaco percorrendo l'intero arco alpino. Questo percorso permette d'apprezzare il passaggio dalle verdeggianti vallette laterali, di origine vulcanica, ai paesaggi lunari delle alte quote dolomitiche.
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I RETI A MAZZIN - A Mazzin, il più piccolo Comune della Val di Fassa, che conta le due frazioni di Campestrin e Fontanazzo, si trova anche il Doss dei Pìgui, importante sito archeologico. Qui furono ritrovati resti di un'antica fortezza (castelliere), suppellettili in bronzo e monili, oggi custoditi con cura al Museo Ladin de Fascia a Vigo di Fassa. Si trattava di un piccolo villaggio, circondato da un massiccio vallo di difesa, abitato dai Reti, l'antico popolo di pastori e agricoltori, vissuto in Val di Fassa nel V secolo a.C. e precursore della lingua ladina.
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SULLA NUOVA CICLABILE - Con i suoi nuovissimi 7 km, realizzati tra Pera e Fontanazzo ed inaugurati a luglio 2014, la "Pista ciclabile delle Dolomiti" è un vero "nastro di velluto", che collega Canazei a Molina di Fiemme, per uno sviluppo complessivo di 48 km. Con ben 45 km d'itinerario asfaltato (accessibile anche ai pedoni), che per diversi tratti è largo 3 metri, la ciclabile è adatta ai ciclisti più allenati, ma anche alle famiglie con bambini: sono numerosi i punti tra boschi e prati, per soste e picnic, ma soprattutto c'è la possibilità di pedalare solo in discesa e falsopiano, contando sul servizio navetta Fassa e Fiemme Bike Express per il rientro.
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