LA CICLOPICA STATUA DEL REDENTORE - La perla del Tirreno, così è detta Maratea che, oltre agli splendidi scenari naturalistici, vanta una storia molto antica che comincia già in epoca preistorica. Resti di capanne, insieme a materiale ceramico e strumenti in ossidiana, testimonianza di un insediamento del 1500 a.C. Moderno simbolo ne è diventata la ciclopica statua del Redentore, seconda per dimensioni soltanto a quella del Corcovado di Rio de Janeiro. È alta, infatti, ben ventidue metri con un'apertura delle braccia di diciannove e un volto largo tre metri. Venne installata nel 1965 dallo scultore fiorentino Bruno Innocenti sul margine estremo del monte dove la sua accecante silhouette bianca (è realizzata in cemento bianco e scaglie di marmo di Carrara) contrasta con gli azzurri del cielo e del mare dominando letteralmente tutto il Golfo di Policastro. La si scorge, infatti, da ogni angolo della costa con le sue braccia aperte quasi a voler suggellare un disarmante abbraccio fra terra, mare e cielo. Ai suoi piedi i ruderi della città antica.
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LA CICLOPICA STATUA DEL REDENTORE - Dettaglio
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IL PITTORESCO PORTO - Dal porto turistico di Maratea, molto ben attrezzato e in grado di ospitare imbarcazioni anche di notevoli dimensioni, partono numerose escursioni organizzate alla scoperta proprio degli angoli più selvaggi e incontaminati della costa. Diverse sono anche le strutture che offrono la possibilità di fare immersioni guidate alla scoperta degli stupendi fondali fra profondi anfratti e multicolori madrepore, gorgonie gialle e posidonie che creano spettacolari praterie subacquee popolate da vermocani, stelle marine, granchi, polipi, ricci e diverse altre specie ittiche quali orate, dentici, saraghi, cernie, cefali e pezzogne.
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IL BORGO O MARATEA INFERIORE - L'attuale Marateacentro, anche nota come Borgo o Maratea inferiore, fu fondata già a partire dal basso Medioevo un po' più a valle sulle pendici del monte per renderla invisibile dal mare, al sicuro dagli attacchi saraceni. La si raggiunge seguendo una tortuosa quanto panoramica strada capace di offrire a ogni curva viste sulla costa e sui dirupi sottostanti davvero mozzafiato. Il borghetto è un dedalo di stradine lastricate punteggiate da case variopinte, balconi fioriti, palazzi nobiliari settecenteschi decorati da logge e portali, deliziose piazzette animate da
caffè e piccoli negozi oppure da concerti, mostre d'arte e manifestazioni culturali, sempre molto numerose soprattutto d'estate.
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LA CHIESA DELL'ANNUNZIATA CON LA CUPOLA MAIOLICATA - Maratea è anche nota come Città delle 44 chiese, quanti sono i luoghi di culto che costellano il suo territorio, diversi dei quali custodi di suggestivi tesori artistici. La cinquecentesca chiesa dell'Annunziata è caratteristica per il suo campanile e la cupola rivestita di maioliche verdi e gialle, oltre che per i due leoni stilofori in pietra di epoca medievale, provenienti da una chiesa del Castello, che incorniciano il portale d'ingresso. L'interno è impreziosito da svariate opere d'arte fra cui spicca una pala d'altare raffigurante l'Annunciazione, attribuita al pittore cinquecentesco Simone da Firenze.
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MARATEA BY NIGHT - Col crepuscolo la cittadina si trasforma con le sue lucine in un brulicare di locali e ristorantini all'aperto dove degustare le squisite ricette della tradizione locale immersi in atmosfere davvero romantiche.
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LA COSTA TIRRENICA DELLA BASILICATA - Punto dove gli ultimi tratti in superficie dell'Appennino improvvisamente precipitano nel Tirreno
frantumandosi in mille anfratti e strette insenature che rendono la costa un susseguirsi di vertiginose voragini, isolotti e calette di fine sabbia o piccoli ciottoli, pinnacoli rocciosi e grotte naturali, su questo tratto della costa è un alternarsi di scogliere a picco sul mare, fantastiche calette e spiagge incontaminate: ampie o piccole, selvagge o attrezzate. Ce ne sono davvero per tutti i gusti.
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L'ISOLA DI SANTOIANNI - Un'antica tradizione racconta che Ulisse, nel suo viaggio di ritorno a Itaca, approdò per una sosta proprio su questo suggestivo isolotto roccioso i cui fondali si sono rivelati un incredibile scrigno archeologico con centinaia di anfore e numerose ancore di epoca romana, risalenti per lo più al 300 avanti Cristo. E questo perché l'isola veniva utilizzata dai Romani per la produzione e commercializzazione del Garum, una tipica e molto apprezzata salsa ricavata dalle interiora di pesce. Di questa attività sono state ritrovate testimonianze sull'isola in alcune antiche vasche in cocciopesto adatte alla macerazione del pesce. E intanto i fondali marateoti continuano a restituire alla luce importanti reperti archeologici come il recente ritrovamento, avvenuto nell'ottobre 2009 al largo della costa, a oltre seicento metri di profonfità, di ben duecento anfore del III-IV secolo avanti Cristo. Santo Janni dà inoltre rifugio alla Podarcis sicula paulae, anche detta Drago di Santo Janni, una lucertola bruno-azzurra, molto rara e per questo inserita fra le specie sottoposte a tutela, che si nasconde fra i più inaccessibili anfratti rocciosi.
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IN 30 MINUTI DAL MARE ALLA MONTAGNA: SUL MONTE SIRINO - Dalle bellezze selvagge e affascinanti del mare, un autentico viaggio nel viaggio conduce, passando per suggestivi borghi arroccati, ai paesaggi boscosi e incontaminati del Monte Sirino che proiettano, in poco meno di un'ora d'auto, dallo zero altimetrico delle spiagge agli oltre duemila metri delle piste da sci sulle quali d'inverno si scia avendo come sfondo, in lontananza, l'azzurro del mare.
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LAGONEGRO - Il nome deriva da Lacus niger, un lago dalle acque nere di cui oggi non si hanno più tracce. Si presenta con una suggestiva struttura urbanistica di impianto medievale aggrappata a una rupe con vie dall'andamento elicoidale che abbracciano gli edifici del centro abitato, di tanto in tanto interrotte da ripide scalinate e stretti passaggi. Intorno folti boschi di faggi e castagni che si arrampicano su per le scoscese pendici del Sirino. La parte più antica del borgo si snoda intorno ai ruderi del castello feudale mentre la sagoma della chiesa di San Nicola, risalente al IX-X secolo anche se nei secoli rimaneggiata, domina tutto l'abitato. Al suo interno custodisce interessanti opere d'arte realizzate fra il '500 e il '700, fra cui due sculture di Altobello Persio raffiguranti un Crocifisso e una Vergine con San Giovanni.
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DOVE RIPOSA LA GIOCONDA - E' nella chiesa di San Nicola a Lagonegro che la tradizione popolare vuole sia sepolta la celeberrima Monna Lisa ritratta dal genio di Leonardo da Vinci nel quadro noto in tutto il mondo come La Gioconda. Secondo alcune fonti l'enigmatica modella leonardesca sarebbe morta, infatti, proprio nella città lagonegrese nel 1506, per un malore improvviso mentre era al seguito del marito, il ricco mercante Francesco del Giocondo, in viaggio d'affari nel Sud Italia. Altri studi hanno confutato tale tesi, come spesso accade in questi casi dove tutto sembra voler confutare tutto, ma il fascino di questa figura così misteriosa è rimasto intatto e continua ad aleggiare incontrastato nell'aria.
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