Una nuova Groenlandia

Il primo passo concreto è stato fatto il 6 maggio scorso con la firma di un trattato tra il premier conservatore danese, Anders Fogh Rasmussen, e il governatore della Groenlandia, il socialdemocratico Hans Enoksen, i prossimi si faranno entro l’anno con un referendum per gli abitanti dell’isola e un voto del Parlamento danese. Dopo di che la Groenlandia, con i suoi 57mila abitanti (l’88% è Inuit), sarà di fatto uno Stato indipendente.

Oggi la Danimarca porta a Nuuk, la futura capitale, praticamente ogni prodotto con i cargo della Sas, e le versa 400 milioni di euro l’anno, 7mila euro per ogni abitante. Ci sono molti problemi sociali: per cominciare, la povertà delle famiglie dei pescatori, stritolati dalla concorrenza straniera dei pescherecci atlantici, un alto numero di suicidi, l’alta diffusione di Aids e Hiv e non ultimo l’alcolismo, soprattutto tra i più giovani.

A parte qualche tratto interno, le strade non esistono: ci si sposta coi battelli, in aereo o in barca. La maggior parte ne ha una, che usa per lavoro e nel tempo libero ma qui c’è molto più che casette di tutti i colori, pesce, igloo e ghiaccio. Una commissione composta da politici di entrambe le parti ha messo a punto un piano che aiuterà la Groenlandia a fare a meno di Copenaghen, puntando sullo sfruttamento delle ricchezze minerali. Coperta per l’85% dal ghiaccio, è sei volte più grande della Germania e ricca di giacimenti di petrolio, oro, platino, diamanti, carbone, piombo, zinco e gas. Gli isolani avranno 10 milioni di euro l’anno per i primi anni fino a che i guadagni non supereranno quella cifra. Raggiunta la soglia degli 800 milioni di euro l’anno il denaro dalla Danimarca non arriverà più.

La Groenlandia indipendente si troverà a prendere decisioni importanti, compreso lo schierarsi verso l’Europa o gli Stati Uniti: la politica estera è demandata alla Danimarca, sebbene la Groenalndia sia fuori dall’Ue, mentre gli Stati Uniti vorrebbero annettere la stazione radar che hanno a Thule nel loro sistema antimissilistico. «I cambiamenti climatici potrebbero essere molto positivi per la società» sostiene Jesper Madsen del DMU, l’Istituto per la Ricerca Ambientale Danese, «Migliorerà la pesca e sarà più semplice estrarre petrolio e gas. Diverse ricerche hanno dimostrato che i più grandi giacimenti petroliferi della Terra si trovano proprio sotto le acque groenlandesi, nella parte orientale, che si sta sciogliendo più velocemente».

Di parere ben diverso Aqqaluk Lynge, leader Inuit, ex presidente (e ora rappresentante per il Paese) dell’Inuit Circumpolar Council, l’associazione che riunisce le popolazioni del Circolo Polare Artico, distribuite tra Alaska, Canada e Chukotka (Russia). «Quando ero bambino il mare gelava a novembre, oggi bisogna aspettare dicembre. Noi Inuit cacciamo sul ghiaccio da 5mila anni, per generazioni abbiamo potuto prevedere con assoluta precisione gli spostamenti di foche, balene, orsi e procurarci cibo e tutto quello che era necessario senza distruggere la natura. Oggi non è più possibile».