Polinesia, vera meraviglia

Quando andare, come organizzare il viaggio e quale isola scegliere

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SiViaggia

Redazione

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La Polinesia rappresenta per molti il viaggio dei sogni per eccellenza. Sono perle preziose le 118 isole e atolli disseminati nel Sud Pacifico, meglio conosciute come Polinesia Francese. Un giardino dell’Eden ricco di fiori di gelsomino, ibisco e tiare tahiti, il fiore simbolo che cresce solo qui. La fauna terrestre non è particolarmente ricca. Si contano 120 specie di uccelli e 800 di pesci tropicali, nonché un’infinità di crostacei: aragoste, cicale di mare, gamberi e gamberetti. E poi mammiferi del mare: balene e delfini. Le isole si distinguono in due gruppi: le isole alte, che hanno al centro picchi montuosi ricoperti da lussureggianti foreste, circondate a volte da una laguna chiusa dalla barriera corallina, e le isole basse o atolli, che sono antichi crateri vulcanici sommersi che affiorano sulla superficie del mare e si presentano come strisce di sabbia bianca che abbracciano le lagune interne. Il periodo ideale per visitare la Polinesia va da metà aprile a metà ottobre.

L’Arcipelago della Società
È considerato uno dei posti più belli al mondo. Sulle sue isole svettano picchi vulcanici ricoperti dalla vegetazione. Le spiagge che si ammirano qui hanno diversi colori: nere, bianche, rosa, color malva. Il 75% dei 245mila abitanti della Polinesia Francese vive su Tahiti e Moorea. Tahiti è la più grande delle isole e ospita il capoluogo Papeete. I suoi massicci vulcanici sono imperdibili per chi ama fare trekking. L’entroterra è sorprendente: tra il verde della fitta vegetazione, i colori accesi dei fiori, spuntano cascate dove concedersi un tuffo, grotte misteriose, siti archeologici. I suoi fondali sono perfetti per fare immersioni di ogni livello. Gli alisei creano sul litorale orientale onde perfette per il surf. Moorea è circondata interamente da una meravigliosa laguna. La “sorella” di Tahiti conta solo 14mila abitanti, sparsi in sei piccoli villaggi. Le sue spiagge sono meravigliose. Sulla costa Nord si trovano le due grandi baie di Cook e Opunohu. Bora Bora è nota come la perla dei mari del sud. Non per nulla vanta la più bella laguna del mondo. Lo sanno bene i 6mila abitanti, che vivono in un vero e proprio paradiso in terra. Raiatea non ha spiagge, ma in compenso vanta una laguna molto bella per gli appassionati di immersioni. La sua baia è la più profonda della Polinesia, mentre sul suo territorio sono sparsi tesori archeologici. È qui che cresce il tiare apetahi, pianta profumata unica al mondo. Taha’a, piccola e montagnosa, è il rifugio ideale per chi vuole isolarsi dal resto del mondo. È il paradiso delle immersioni e della vela. Il suo litorale è interrotto da splendide baie. È ricca di isolette (mutu) bellissime.

L’Arcipelago delle Tuamotu
È il più vasto dell’Oceania, formato da una settantina di isole piatte e basse, che spesso affiorano appena a pelo dell’acqua. Sono atolli corallini circondati da numerosi scogli. Il più grande è Rangiroa, che conta più di 240 isolotti. È un nastro di isole disposte ad anello intorno a una laguna da sogno. Immergendosiqui si possono avvistare squali grigi, razze leopardo, mante, barracuda. Oppure fare snorkeling, pescare. Tikehau ha una conformazione simile a quella di Rangiroa. Altrettanto meravigliosi i suoi fondali. Il villaggio di Tuheiva è il più grande centro di pesca della zona. Maiaia è uno dei maggiori centri dell’artigianato tradizionale. I fondali di Fakarava sono biosfera protetta dall’Unesco. La laguna è collegata all’Oceano dallo stretto di Garue, dove si trovano un numero incredibile di pesci e allevamenti di perle. Manihi è un piccolo gioiello dove la vita trascorre placidamente, anch’essa nota per gli allevamenti di perle. Nelle acque della Polinesia nasce infatti una madreperla unica al mondo. Si tratta della perla nera, con sfumature che vanno dal viola melanzana al grigio.

L’Arcipelago delle Australi
Cinque isole, situate circa 1000 Km a sud di Tahiti sul tropico del Capricorno, compongono l’arcipelago delle Australi, abitate da abili pescatori e agricoltori residenti in splendidi villaggi dalle case costruite con pietre coralline. Godono di un clima leggermente più fresco di quello di Tahiti e la terra, molto fertile, ha valso loro il soprannome di “granaio della Polinesia”. Le donne si dedicano dalla notte dei tempi all’intreccio delle fibre vegetali di pandano, cocco e aeho (giunco nativo), con cui creano cappelli, borse, cestini, paralumi e tovaglie di grande bellezza. Una fervente attività religiosa scandisce le giornate degli abitanti, in massima parte di credo protestante; ma la profonda spiritualità odierna non deve far dimenticare l’importanza di antiche culture: alcuni siti archeologici di grande interesse testimoniano di presenze umane sull’isola di Rurutu già attorno al 900 d.C. L’Arcipelago delle Gambier
La culla delle perle polinesiane ha nome di Isole Gambier. Nelle calde e placide acque racchiuse da una barriera corallina di 80 Km di lunghezza, i quattordici isolotti che compongono questo arcipelago formano, difatti, lagune quantomai propizie alla coltura delle ostriche. E’ quest’attività che rende famose le Gambier, soprattutto Mangareva, l’isola più grande; nel suo capoluogo, Rikitea, è possibile ammirare la Cattedrale di Saint-Michel, uno splendido esempio di come l’artigianato locale possa assumere a tutti gli effetti la connotazione di arte: l’edificio, interamente costruito con blocchi di corallo, custodisce un altare la cui superficie è tempestata di perle e di conchiglie madreperlacee. Ma la cattedrale non è l’unica testimone del profondo senso di religiosità della popolazione: più di cento sono le chiese cattoliche da visitare, avamposti di un sincretismo che valorizza anche i molti reperti dell’arcipelago; escursionisti e appassionati di archeologia troveranno grandi motivi di interesse in queste isole.

L’Arcipelago delle Marchesi
Terra di confine, avamposto settentrionale per le migrazioni e colonizzazioni che, a partire da quella mahori, hanno caratterizzato quest’angolo del Pacifico del Sud, le Marchesi mantengono tuttora un profondo legame con la storia e le tradizioni; proprio in queste isole l’arte sacra e rituale del tatuaggio (ta’tau in polinesiano) raggiunge le sue massime espressioni. Ma sono tanti i motivi di fierezza per la popolazione locale: le antiche vestigia rappresentate dai monumentali tiki di Hiva Oa, la peculiare produzione artigianale, i paesaggi scoscesi che hanno incantato ogni viaggiatore, da Melville a Jacques Brel, la rinascita culturale che strappa all’oblio del tempo danze e antichi riti; ogni aspetto di questo arcipelago invita a scoperte dalla fascinazione particolare.