Alla ricerca dell’onda perfetta

I surfisti accorrono dai quattro angoli del globo a Tahiti per cavalcare Teahupoo, un'onda enorme che arriva una volta l'anno

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SiViaggia

Redazione

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Ogni anno, migliaia di appassionati di surf accorrono dai quattro angoli del globo e si danno appuntamento a questo indirizzo: 17°83 S, 149°67 W. Sono le coordinate di Teahupoo, un villaggio all’estremità meridionale dell’isola di Tahiti, nella Polinesia Francese che ha visto riuniti migliaia di surfer lo scorso mese di maggio. Tutti assieme ad attendere un’onda. Ma non una qualunque: l’onda perfetta. Un grattacielo di centinaia di tonnellate d’acqua che arriva solamente una volta l’anno, da affrontare con la propria tavola. O si vince o si perde. Chi riesce a superare questa prova non avrà più paura di nulla nella vita. La regola è una sola: i pericoli sono sempre in agguato. Il rispetto per l’onda è d’obbligo. Teahupoo è un fenomeno della natura che si forma al largo dell’isola di Tahiti Nui quando particolari circostanze ambientali congiurano per creare una massa d’acqua senza uguali, migliaia di tonnellate liquide che disegnano un’onda perfetta.

“La natura è indifferente ai primati, ma nella nostra visione del mondo talvolta sembra sfidarci” scrive Tim McKenna, fotografo professionista e surfista che vive con la famiglia a Tahiti e che ha pubblicato il libro ‘Teahupoo La mitica onda di Tahiti’ (Edizioni White Star, 29 euro). “Le montagne più alte, gli abissi più profondi attraggono come calamite i pochi coraggiosi che vogliono scoprire ‘il limite’ e superarlo. Ma anche tra le onde che agitano gli oceani esiste ‘la più grande’. E’ Teahupoo, un fenomeno della natura”.

 

Tutto incominciò negli Anni ’80, quando alcuni tahitiani cominciarono a surfare un reef al largo di Teahupoo. Da allora la voce si sparse tra coloro che vivevano – e tuttora vivono – inseguendo l’onda del secolo e il cui unico scopo nella vita è passare attraverso il ‘tube’. “Il tube creato dall’onda è un concentrato di forze della natura” dice McKenna, che ha scattato le immagini di Teahupoo, anche subacquee, da ogni angolazione, “e di forze fisiche instabili all’estremo, eppure interamente e fatalmente tese verso lo schianto finale di migliaia di tonnellate d’acqua, scagliata a tutta birra verso la costa”.