Minorca, perla verde delle Baleari

A nord il colore della pietra lavica, a sud falesie e calette su acque turchesi

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Redazione

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Chi pronuncia la parola Baleari pensa subito allo sballo di Ibiza, alle notti bianche di Formentera o alla movida di Palma di Maiorca. Eppure c’è un’isola diversa da tutte le altre perché più preziosa: Minorca. Prima di sbarcare dal traghetto partito da Barcellona la notte prima si assiste a uno spettacolo suggestivo: vedere sorgere l’alba navigando in uno dei più grandi porti naturali, con il mare che entra in una specie di fiordo fino ad arrivare a Mahon, dal nome, almeno così vuole la leggenda, del fratello di Annibale il cartaginese. L’entrata nel porto è il primo approccio del turista che arriva a Minorca via mare. E per cogliere al meglio lo spirito di quest’isola basta iniziare il soggiorno facendo colazione con una specialità locale: l’ensaimada. Rinfrancati da questo breve assaggio di Minorca, si parte alla scoperta dell’isola.

Ciò che colpisce chi arriva a Minorca è la varietà dei paesaggi: a nord, il colore della pietra lavica conferisce alla costa vista dal mare un’atmosfera del tutto particolare, a sud invece le falesie e le calette si riflettono in modo spettacolare nelle acque turchesi del mare. Questa “divisione” si riflette anche nelle due principali città dell’isola: Ciutadella e Mahon. La prima, fondata nel Medio Evo conserva ancora le testimonianze dei suoi fasti, quando era la capitale dell’isola, mentre la seconda ha acquistato importanza fino a diventare la capitale di Minorca sotto la dominazione inglese, per via del suo splendido porto naturale, che conferiva alla città di Mahon la fama di inattaccabile. Le due città rappresentano oggi le due facce del paese: Ciutadella con il suo splendido centro storico medievale e la sua cattedrale gotica, e Mahon città più moderna che accoglie a braccia aperte il visitatore. Quando cala la sera, d’estate, la gente si riversa nel porto, a passeggiare, fare shopping, mangiare nei numerosi ristorantini con vista sulla baia, magari sorseggiando il gin minorchino – gli effetti della dominazione britannica si notano anche in questi piccoli dettagli – che a dire di molti, è addiritttura più gustoso di quello originale.

Ma chi sbarca a Minorca non ha in mente una città d’arte, anche se le cose da vedere non mancano, ma piuttosto un’esperienza di mare e natura. Da questo punto di vista Minorca non delude e ha molto da offrire. Non è un caso se nel 1993 Minorca è stata dichiarata Riserva della Biosfera e se ogni anno attira – la tendenza si sta affermando sempre di più – un tipo di turismo particolarmente attento all’ecologia, all’aria pulita e alle attività sportive.

Selvaggia, seppur civile, la minore delle isole Baleari è un gioiello ecologico che sconvolge completamente il cliché fatto di movida che si trascinano dietro le altre “sorelle” Baleari. Non che Minorca sia diventata il simbolo di un ritiro monastico, affatto. Ma Minorca è stata più virtuosa e ha saputo resistere, meglio delle sue vicine, al canto delle sirene della speculazione edilizia – anche se qualche scempio c’è anche qui, arrivando a Son Bou si è sopraffatti dall’emozione quando si scorge l’azzurro del mare, magia subito mitigata dalla scoperta di un mastodontico complesso alberghiero – e a quello, non meno seducente, dello sviluppo turistico a oltranza. Fortunatamente Minorca è rimasta estremamente godibile, anche perché nessuna strada percorre le sue coste frastagliate ed esiste un solo asse che attraversa l’isola da Mahon a Ciutadella, con qualche stradina che si avvicina fino alle coste, ma niente di più. Meglio così. Chi vuole scendere verso il mare e prendere il sole nelle più belle calette dell’isola dovrà guadagnarsele e percorrere stradine e sentieri che scendono verso spezzoni di paradiso.

Sono le numerose spiagge e calette a rendere unica Minorca. Mentre la parte sud è caratterizzata da lidi bianchi con sabbia fine e pinete circostanti, quelli del nord sono più selvaggi, ma forse per questo anche più suggestivi. Accessibili generalmente a piedi o solo dal mare le spiagge sono, insieme alla straordinaria fauna e flora di Minorca, la vera ricchezza di quest’isola battuta dal vento. Quelle che meritano una capatina sono tante: da Cala Mitjana a Cala Macarella e la vicina Cala Macarelleta, ma anche Cala Pregonda o Cala en Turqueta, solo per citarne alcune.

Ma se Minorca lascia di stucco per la bellezza del suo mare, l’acqua cristallina e le sue suggestive spiagge, non da meno è l’entroterra. Noleggiare un’auto è quasi indispensabile se si vuole approfittare appieno della ricchezza che offre questa meravigliosa isola. Ciò che colpisce quando si va in giro per le stradine secondarie della parte interna, tutte strettissime, è il paesaggio insolito dei muretti a secco che delimitano le proprietà, e i cancelli di legno (barreras de ullastre in minorchino) che sfoggiano all’entrata molte tenute agricole. Chi va a Minorca, oltre a fare il pieno di sole e mare, per i momenti bui dell’inverno, vuole entrare in sintonia con lo spirito minorchino, magari portandosi a casa un paio di “abarcas” quei sandali molto semplici, con la suola di gomma. In origine erano spartani ed essenziali: la suola fatta con il battistrada di un pneumatico. Con il passare degli anni – e l’arrivo dei turisti – quel prodotto si è fatto più civettuolo e non sfoggia più il classico colore beige d’ordinanza ma le molte sfumature dell’arcobaleno. Come il mare e il cielo di Minorca.