Le Rocce di Capo Mazzarò, in Sicilia, riaprono dopo 47 anni di degrado

Meta ambita negli Anni Sessanta, le Rocce di Capo Mazzarò rinascono grazie ad Antonio Presti

Imprenditore in campo immobiliare e mecenate siciliano, Antonio Presti ama l’arte e la cultura. A Tusa, possiede l’albergo Atelier sul mare, le cui stanze sono affrescate da artisti contemporanei; a Catania, ha promosso la riqualificazione del quartiere Librino. Oggi, grazie all’intervento suo e della sua fondazione “Fiumara d’Arte”, un altro luogo simbolo della Sicilia torna al suo splendore: sono le Rocce di Capo Mazzarò, a Taormina.

Negli Anni Sessanta era, questo, un luogo amato da celebrità come Elizabeth Taylor e Cary Grant. Poi, complice l’immobilismo delle amministrazioni e l’oblio, è stato abbandonando. Fino a cadere nel degrado. Lo scorso 27 luglio, dopo ben 47 anni, le Rocce di Capo Mazzarò sono tornate a vivere grazie al contratto di comodato d’uso stipulato tra la Città Metropolitana di Messina – che il sito lo possiede – e la Fondazione di Presti. «Le Rocce sono state finalmente restituite ai cittadini del mondo: oggi è un giorno storico, perché la Bellezza si è manifestata grazie alla natura, alla cultura e alla conoscenza di questo poggio incantato», ha dichiarato.

In occasione della riapertura del sito è stata allestita un’esposizione fotografica che racconta la storia della Fiumara e dell’Atelier sul Mare, modelli visionari di un progetto artistico che, da qui a pochi anni, interesserà Taormina. Un progetto che passa anche dalle Rocce di Capo Mazzarò, il poggio sospeso su una delle più belle baie della Sicilia. «Voglio presentare alla collettività la favola di un luogo rimasto intatto nella sua purezza dopo un lungo incantesimo», ha spiegato Antonio Presti. «Questo mondo fatato ha resistito a speculazioni e interessi opachi: ora è il momento che le nuove generazioni siano protagoniste del lieto fine».

A partire dalla loro inaugurazione, le Rocce vivranno un lungo percorso che porterà alla realizzazione di un complesso artistico-monumentale, una sorta di museo a cielo aperto come quello che, l’imprenditore, ha negli anni scorsi realizzato nella Valle dell’Halaesa e a Castel di Tusa. «Costruiremo attorno al paesaggio un nuovo codice di fruizione: aboliremo la logica del cemento nel pieno rispetto di questo luogo. Su questo poggio, la Fondazione darà spazio all’Arte in tutte le sue forme» ha concluso Presti. Intanto, fino al 27 settembre 2017, una serie di mostre fotografiche dal titolo “Incantesimo” ricorderà il passato delle Rocce di Capo Mazzarò, e renderà omaggio alla Dolce vita che – negli Anni Sessanta – Taormina ha vissuto.