La Lapponia d’estate, un dipinto mai scalfito dal tempo

Tra antiche culture ed incontri eccezionali

Foto di Francesco e Veronica

Francesco e Veronica

Travel blogger

Non riuscivamo a staccare lo sguardo dalle strane forme della penisola di Capo Nord, eppure il piede stava già schiacciando l’acceleratore mentre ci dirigevamo verso la nostra prossima meta, la famosa Lapponia. Solo che in questo caso l’avremmo scoperta d’estate, controcorrente rispetto al periodo dell’anno in cui questa regione si esprime al massimo.

Il nostro non era dopotutto un viaggio normale, si trattava più di un’esplorazione alla ricerca di tutte le particolarità della nostra bella Europa, anche e soprattutto osservate da nuove angolazioni.

Un nuovo Paese ci aspettava, insieme ad incontri speciali e nuovi panorami sconosciuti.

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I panorami Finlandesi d’estate

Il biglietto da visita della Finlandia

Il confine Finlandese si avvicinava velocemente, e non si percepiva tanto dai cartelli stradali, quanto dal paesaggio che andava velocemente acquisendo forme e colori differenti da quelli che lasciavamo; già prima di entrare nel Paese notavamo un territorio prevalentemente fatto di fitti boschi e strade più pianeggianti rispetto ai tornanti Norvegesi che da poco avevamo superato.

Il confine, scoprimmo con nostra sorpresa, consisteva in un ponte, brevissimo e a due corsie, che una volta attraversato ti dava il benvenuto in terra Finlandese, o meglio, nella fattispecie in territorio Lappone, la famosa regione al nord della Scandinavia.

La Lapponia è una delle regioni più conosciute al mondo, per diversi motivi: per via degli originali fenomeni naturali che accadono da queste parti (come il sole di mezzanotte e l’Aurora Boreale), per via della presenza dei Sami (popolo autoctono del nord della Scandinavia), e in tempi più recenti, per via della “residenza” di Babbo Natale (quello vero) e di tutto il suo “villaggio”.

La via che ci si apriva davanti, quella che ci avrebbe portato alle nostre prime mete Lapponi, aveva tuttavia connotati strani. Una lunga lingua d’asfalto tagliava letteralmente a metà un bosco dall’aspetto millenario, mentre disegnava delle ampie cunette che si susseguivano a ripetizione. Per un tratto che ci sembrò molto lungo, fu come trovarsi dentro una giostra che non cambiava mai.

La “scalata” del lago Inari

L’espressione che avevamo scolpita sul volto arrivati ad Inari, la nostra prima destinazione in Lapponia, era di smarrimento, dovuto alla visione che avevamo davanti. Sembrava di stare dentro un film, tutto era immobile e come congelato da un incantesimo; ciò che si muoveva nella cittadina consisteva in gruppi di renne libere che vagavano per le strade e nei boschi limitrofi, insieme a qualche locale che guidava senza fretta.

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Renne libere nel pieno centro di Inari

Incuriositi chiedemmo ai passanti cosa rendeva questo luogo uno dei più frequentati di tutta la Scandinavia nei periodi invernali.

Scoprimmo così che Inari vanta un primato per gli allevamenti di renne, protagoniste dell’esperienza della slitta. Proprio come fa Babbo Natale, anche i visitatori in inverno da queste parti vanno in giro trainati dalle renne osservando il bianco della neve che crea scenari da cornice. Al momento tuttavia non vedevamo alcun contesto da favola, in quanto la realtà che avevamo davanti era composta da semplici edifici in legno e da qualche albero sparso qua e la, ma la visione che ci fu descritta bastò ad alimentare la nostra fantasia.

Scoprimmo anche che Inari conta circa 7mila abitanti, di cui più o meno 2mila di discendenza Sami. Pochissimi ormai parlano la lingua originale e il suo uso è diventato quasi solo riservato ai visitatori, ma è rimasto in voga l’uso dei costumi tipici, molto colorati e decisamente degni di nota, con i quali in alcune occasioni i Sami si esibiscono in pubblico nei periodi freddi.

Chiedemmo anche cosa ci fosse da vedere nei paraggi e le risposte degli interpellati convergevano sul Parlamento Sami, l’edificio dove la cultura e la tradizione di questo popolo è stata raccolta e allestita con l’impronta di un museo. Sfortunatamente al momento della nostra visita era chiuso, ma ci mettemmo poco a dirigerci verso il Lago Inari, il luogo dove ci dissero che vivevano la maggior parte dei locali.

Malgrado le nostre aspettative il lago sembrava più un mare in proporzioni e in vastità, e decidemmo di vederlo da uno dei punti di osservazione della zona.

Il percorso allestito partiva da un negozio di souvenir, dove oltre a coltelli in avorio, scarpe fatte interamente di pelo e carne d’orso in scatola, il menù proponeva anche zuppa di renna appena cucinata per soli 10€ a porzione.

Questi negozietti, ci spiegavano, fungono un po’ da punto di raccolta, al servizio di locali e visitatori che infreddoliti si rifugiano dentro una struttura tipica, interamente fatta in legno, dove poter trovare tepore e qualcosa di caldo con cui coccolarsi. Questo non era il nostro caso, dato il periodo, per cui ci limitavamo a osservare curiosi e sorridere per le stranezze presenti sugli scaffali.

Fuori dalla struttura c’era un piccolo portico con tavoli e panche rigorosamente in stile foresta, un orso imbalsamato (alto più di noi e con la faccia incattivita), una renna e una infinita rampa di scalini che ci avrebbe condotto su un punto panoramico affacciato sul Lago Inari.

Impiegammo circa mezz’ora ad arrivare su, passando prima per una piccolissima grotta con un’impronta d’orso nella roccia e ammirando i vari tipi di bacche spontanee che venivano utilizzate dai Sami per la cura delle malattie, piacevolmente illustrate in un percorso semi-didattico che ne indica le proprietà naturali.

Non sapevamo ancora, tuttavia, che raggiunta la cima ci aspettava un immenso nuvolone che ci avrebbe privato totalmente della vista panoramica a cui ambivamo. Pazienza, ci aspettava ancora una delle tappe più interessanti del nostro viaggio in Lapponia in estate.

Una stretta di mano “speciale”

Il capoluogo della Lapponia distava da noi poco più di 300 chilometri, composti perlopiù da strade lunghe e larghe affiancate da entrambi i lati da alberi, fatta eccezione ogni tanto di qualche lago che ci regalava riflessi del tutto inediti.

Il paesaggio si ripeteva senza stancare e ogni tanto ci fermavamo ad osservare qualche ritaglio. Una delle soste tuttavia ebbe una nota decisamente particolare, poco fuori da Inari, quando ci imbattemmo nel ‘villaggio’ degli igloo di vetro.

Piccole capsule di poco più di 9mt quadri ospitavano letti singoli e matrimoniali, con un tetto di tutto rispetto (fatto di solo vetro), concepito per intrattenere i visitatori con lo spettacolo naturale dell’Aurora Boreale. Chiaramente andavano utilizzate solo nel periodo invernale quando le luci nel cielo si fanno vive e danzanti, motivo per cui nella tenuta non c’era anima viva all’infuori di noi due che giravamo tra le capsule divertiti.

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I caratteristici igloo di vetro Finlandesi

Esse distavano l’una dall’altra di qualche metro ed erano posizionate su più linee, formando una delle strutture più ampie nel suo genere, con quelle che ad occhio ci sembravano più di 30 cupole trasparenti. Bizzarro, originale, particolarissimo.

L’arrivo a Rovaniemi, malgrado il nostro sempre crescente entusiasmo, fu tutto un temporale contornato di lampi e malinconico grigiore. Dall’altro lato però, fummo completamente spiazzati dalla città, che ci eravamo immaginati più simile ai piccoli paesi che avevamo incontrato nelle zone del nord.

Qui trovammo una civiltà sviluppata, un folto centro abitato composto anche da palazzi piuttosto alti, chiese a punta ed evoluti centri commerciali: ci trovavamo nella prima vera città dopo circa 2000km di borghetti, porticcioli e paesini remoti.

Il nostro obiettivo era visitare il famoso Villaggio di Babbo Natale, simbolo della Lapponia diventato punto di riferimento per bambini e adulti da tutto il mondo; ma l’orario cominciava a stringere e decidemmo di andare il giorno dopo.

Quella notte ci accampammo in un campo attrezzato poco fuori dalla città, con tanto di lago davanti e un cielo che pian piano andava a schiarire, pur senza lasciare troppe speranze.

Al risveglio tutto era umido e silenzioso, ma in quel solitario ritaglio della Finlandia si respirava una piacevole atmosfera di pace. Il suono della natura ci abbracciava, insieme a qualche goccia che cadeva dagli alberi e delle auto che si muovevano in lontananza.

Passammo qualche tempo a respirare quella natura prima di rimetterci di nuovo in marcia verso Rovaniemi, stavolta alla ricerca di un appuntamento speciale: uno degli uomini più famosi al mondo aspettava di incontrarci.

Il grigiore quella mattina non era svanito ma tutto sembrava diverso al Villaggio di Babbo Natale; forse per la consapevolezza di aver raggiunto il limite del Circolo Polare Artico, forse per la musichetta (in diffusione per tutto il parco) che suonava un motivo allegro molto simile a Jingle Bells, fatto sta che l’aria era più leggera e noi inconsapevolmente sorridenti.

Cominciammo a girare per il parco con aria curiosa, tutti gli ambienti sono aperti e non è necessario alcun biglietto di ingresso; la prima tappa non poteva non essere un negozio di souvenir, d’altronde all’interno del villaggio ce ne sono decine!

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I negozi di souvenir al Villaggio di Babbo Natale

Il villaggio più famoso d’Europa, pure in piena estate, è un vero tuffo nel natale: i colori natalizi la fanno da padrone, poster di Santa Claus sorridono su furgoni, insegne, segnaletiche e persino sulle etichette dei souvenir.

Anche qui vengono vendute parecchie stranezze (incluse pelli in quantità e carne d’orso, di renna e d’alce in scatola), oltre ai pupazzi che ritraggono Babbo Natale in tutte le sue vesti con a seguito tanto di renne e slitta.

All’interno del villaggio una linea bianca incastonata nel pavimento segnava il confine tra il Circolo Polare Artico ed il resto del mondo, con una scritta incisa in numerose lingue tra cui anche l’Italiano.

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Il confine tra il Circolo Polare Artico ed il resto del mondo al Villaggio di Babbo Natale

Ristoranti, negozi, capanni a tema e pure la casetta sull’albero tuttavia, impallidivano davanti all’ufficio di Santa Claus, dove è possibile incontrare niente di meno che l’uomo più veloce al mondo, colui che in una sola notte riesce a consegnare milioni di regali ai bambini di tutto il globo.

Ci mettemmo in coda per incontrarlo praticamente senza volerlo: stavamo osservando dei souvenir mentre un simpatico elfo venne a chiamarci dicendoci che eravamo i prossimi per la foto di rito (non c’era nessun altro dietro di noi, e non ci sembrava carino dire di no ad un elfo).

Quella mattina c’era parecchia calma al villaggio e pochi turisti vagavano per i negozi; Babbo Natale non aveva ancora visto molta gente ed era notevolmente di buon umore, nulla di particolarmente sprizzante, ma emanava una piacevole aria serena.

Mostrava i tratti di un ridente uomo sui 60, aveva un tono di voce basso e profondo, grandi mani tondeggianti, occhi azzurri e una lunghissima barba bianca che copriva una grande pancia degna del personaggio.

Seguì una simpatica chiacchierata sul Natale e su quello che in realtà significa per tutti noi: un momento, più che una semplice vacanza dai doveri quotidiani.

Un sorriso e un flash, il nostro foto ricordo con Babbo Natale era stato immortalato e sarebbe rimasto nella storia.

Ci fece sorridere pensare che Babbo Natale, mentre parlava con noi, si trovava contemporaneamente in altri due saloni dello stesso villaggio, probabilmente a parlare di renne, di regali e di buoni propositi. Era simpatico e rassicurante, sosteneva fermamente che il Natale servisse a tutti per svariati motivi, e che le cose migliori della vita consistono sostanzialmente negli affetti, nel buon cibo e negli abbracci.

Ci salutammo affettuosamente mentre gli elfi che ci accompagnavano ci proponevano di portare il ricordo fotografico di Santa Claus con noi, alla modica cifra di 35€. Ridacchiammo pensando al momento in cui Babbo ci disse che il Natale serve un po’ a tutti, probabilmente intendeva anche all’economia Finlandese.

D’altronde un ricordo è per sempre, il più delle volte, e quello della Lapponia in estate lo custodiamo ancora gelosamente, come uno dei momenti più strani, più solitari eppure fantasiosi che abbiamo vissuto lungo il nostro viaggio in auto in Europa. L’incontro con un simbolo fatto persona, in una terra così vasta e poco esplorata, non poteva che renderlo ancora più speciale.

Buon viaggio da Francesco&Veronica

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