Coste e spiagge, vergogna italiana

L'abusivismo edilizio segnalato dal Rapporto "Mare Monstrum" di Legambiente

Mare pulito solo in apparenza, case sulle spiagge, scarichi fognari illegali: l’estate è finalmente iniziata, ma le nostre coste sono sempre più in pericolo, comprese le aree di pregio e le isole minori. Inquinamento e abusivismo sono le insidie peggiori per il litorale italiano, che però vede spuntare nuovi e pericolosi nemici come le trivellazioni petrolifere off-shore. Risultano invece in calo pesca di frodo e illeciti del popolo dei naviganti. Il quadro poco confortante lo ha tracciato Legambiente nel Rapporto “Mare Monstrum 2010“, divulgato in occasione della recente partenza della Goletta Verde, la storica campagna di monitoraggio delle acque marine dell’associazione ambientalista. La situazione peggiore si registra in Campania, che si classifica al primo posto nella hit delle illegalità con 1.514 infrazioni, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria.

Ma veniamo ai dati, che evidenziano un netto peggioramento delle minacce per la costa italiana. L’abusivismo edilizio cresce del 7,6% rispetto all’anno precedente e l’inquinamento derivante da scarichi fognari illegali, cattiva depurazione e inquinamento da idrocarburi addirittura del 45%. I sequestri aumentano del 46,2% passando dai 4.049 del 2008 ai 5.920 del 2009. Calano invece del 40% circa i reati accertati fra la costa e il mare, 8.937 infrazioni nel 2009 a fronte delle 14.544 del 2008, un calo determinato soprattutto dalla riduzione di reati accertati nel campo della pesca (-72,4%) e della nautica da diporto (- 76,6%).

La maglia nera delle illegalità va alle regioni a tradizionale presenza mafiosa, dov’è stato accertato il 59% del totale dei reati (a fronte del 55,5% del 2008). La Campania con 1.514 infrazioni è stabile al primo posto, seguita dalla Puglia con 1.338 infrazioni, dalla Sicilia con 1.267 infrazioni e dalla Calabria con 1.160 infrazioni.

Ma alla Sicilia va il triste primato dell’abusivismo: è la regione con più illegalità sul fronte dell’abusivismo con 749 infrazioni accertate; segue la Campania con 702, la Calabria con 561 e la Sardegna con 499 infrazioni. Il mattone illegale continua a essere una piaga italiana, terreno d’azione prediletto della criminalità organizzata a fronte di controlli locali poco efficaci e permeabili – secondo il Rapporto di Legambiente – a logiche clientelari e corruttive. Se al nord si amplia illegalmente, al centro e soprattutto al sud si costruisce ex novo, dalle villette singole fino a interi complessi turistici e residence di lusso. Con il risultato dello scempio sistematico delle aree di maggior pregio ambientale.

Il cemento sulla costa sembra prediligere – ahinoi – i luoghi di maggior pregio e le isole minori. A cominciare da Ischia, con le sue 25 mila richieste di condono, ma anche Lampedusa, dove fioriscono gli abusi, Lipari, dov’è prevista la realizzazione di due nuovi approdi turistici; l’Elba dove si pensa all’edificazione di almeno un paio di villaggi turistici. Ricorsi in vista contro gli abbattimenti, invece, su quella che da anni è stata ribattezzata la collina del disonore, ora che la seconda sezione della Corte d’appello di Palermo ha bloccato la confisca di 14 ville a Pizzo Sella, la lottizzazione della mafia che affaccia sul mare di Mondello.

Fanno forse ancora più orrore i numeri emersi sugli scarichi civili non depurati: il 30% degli italiani – pari a 18 milioni di cittadini – non è servito da un impianto di depurazione, mentre il 15% non ha a disposizione una rete di fognatura dove scaricare i propri reflui. Dati che viaggiano spesso a braccetto con quelli dell’abusivismo edilizio. Per quanto riguarda le fognature, solo la Lombardia supera il 90% di copertura della popolazione, fanalino di coda la Sardegna e la Liguria con il 75%. Le 15 regioni costiere sono tutte sotto il 90%. Ma i problemi principali riguardano il servizio di depurazione. La regione in cui si registra il deficit maggiore è la Sicilia dove 2,3 milioni di persone (il 54% del totale) riversano i propri scarichi non depurati nel mare. A seguire la Campania dove il servizio copre solo il 67% della popolazione lasciando scoperti quasi 2 milioni di cittadini, poi il Lazio e la Toscana, con circa 1,4 milioni (il 38% del totale) di persone scoperte. A causa di questi numeri – ricorda Legambiente – l’Italia ha in corso una procedura d’infrazione europea per il mancato trattamento delle acque reflue in ben 178 comuni italiani di dimensioni medio-grandi. Le 5 regioni sotto accusa dall’Europa sono la Sicilia, con 74 comuni inosservanti, fra cui spiccano diversi capoluoghi di provincia come Palermo, Catania, Messina, Ragusa, Caltanissetta e Agrigento; la Calabria con 32 Comuni tra i quali Reggio Calabria, Lamezia Terme e Crotone; la Campania con Benevento, Napoli, Salerno, Avellino, Caserta ed altri 18 agglomerati tra cui Ischia; la Liguria con 19 comuni fra cui Imperia, Genova e la Spezia; e poi 10 comuni pugliesi, le province di Campobasso, Isernia, Trieste e Chieti e così via.