Castelmezzano, l’antico borgo templare

È uno dei borghi più belli d’Italia e non è difficile intuirne i motivi. Basta uno sguardo per innamorarsi del borgo templare di Castelmezzano

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Redazione

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È uno dei borghi più belli d’Italia e non è difficile intuirne i motivi. Basta uno sguardo dall’alto, per questo paesino in provincia di Potenza, immerso in una cornice di eterea bellezza, abbarbicato tra le alte guglie delle Dolomiti Lucane.

Si tratta di Castelmezzano, poco distante dal Parco Naturale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane, in una posizione così suggestiva da assomigliare, soprattutto durante l’inverno, a un favoloso presepe.

Castelmezzano, la storia del borgo templare

Le sue origini sono comprese tra il VI ed il V secolo a.C., quando alcuni coloni greci penetrarono nella valle del Basento e fondarono il centro abitato di Maudoro, ossia ‘mondo d’oro’. Nel X secolo d.C., le invasioni saracene costrinsero la popolazione locale a fuggire e a cercare riparo tra le vette delle montagne degli arabi che stavano invadendo la zona.

Dopo l’occupazione longobarda, vi si insediarono i Normanni tra il XI e il XIII secolo d.C. e vi costruirono un castello: questo fu un periodo di pace e di sviluppo, ma con gli Angioini conobbe un forte declino. Poi gli Aragonesi, tra il XIV e il XVI secolo, quando le condizioni economiche e sociali rimasero perlopiù invariate. Nel XIX secolo, Castelmezzano fu toccata dal fenomeno del brigantaggio, che contribuì non poco alla scelta di molte famiglie a trasferirsi oltreoceano.

Oggi la storia secolare di questo borgo è ancora presente, seppur sciupata dalla polvere del tempo, che contribuisce ad arricchire il luogo di magia e di suggestione. La città, che era magione templare, presenta diverse testimonianze distribuite in tutto il paese, a partire dallo stemma. Questo rappresenta inequivocabilmente lo stemma dei Templari, in quanto raffigura due cavalieri su un unico cavallo. Un simbolo che riassume, in una sola immagine povertà, carità e la dualità spirituale, bianco e nero, bene e il male.

Del castello sono ancora visibili una parte del muro di cinta, resti di mura rialzati sulla roccia, una cisterna per la raccolta delle acque meteoritiche e la lunga e ripida scalinata scavata nella roccia, che oggi appare decisamente consumata e logora, ma non per questo meno affascinante. Questa porta a un probabile posto di vedetta, da cui era possibile sorvegliare la vallata del fiume Basento. O, forse, è una scorciatoia per il Paradiso.

Le tappe da non perdere

Come accennato, la millenaria storia di Castelmezzano risuona ancora oggi tra le ripide scalinate e gli antichi vicoli del borgo templare dove le abitazioni sono inserite direttamente nella roccia e si svela nelle tappe che non si possono perdere, a partire dalla Chiesa Madre di Santa Maria dell’Olmo, che svetta nella centrale Piazza Caiazzo e che affascina al primo sguardo con l’imponente facciata in stile romanico.
Al suo interno, conserva la tela della Sacra Famiglia a opera del pittore lucano Giovanni De Gregorio (conosciuto come il Pietrafesa), una statua lignea della Madonna e un affresco raffigurante San Rocco, patrono di Castelmezzano.

Altrettanto degna di nota è la Chiesa del Santo Sepolcro, tra le più antiche del paese, di origine bizantina, custode della statua lignea della Madonna dell’Ascensione risalente al XIV secolo che, leggenda vuole, sia stata rinvenuta in mare da due pescatori cui Maria stessa avrebbe chiesto di essere portata proprio a Castelmezzano.

Da vedere anche, oltre al già citato castello del XI-XIII secolo d.C., svariati ed eleganti palazzi nobiliari nonché le cappelle di San Marco, di Santa Maria, della Madonna dell’Annunziata e di Santa Maria “Regina Coeli”, mentre da provare è l’adrenalinico “Volo dell’Angelo“, percorso mozzafiato sospeso a più di 800 metri di altezza che porta da Pietrapertosa a Castelmezzano.

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