Isole Li Galli, il paradisiaco arcipelago tra Capri e Positano

Dimora di sirene, attori e ballerini, l’affascinante arcipelago, carico di fascino, è uno dei luoghi più suggestivi del Mediterraneo

Isole Li Galli, il paradisiaco arcipelago tra Capri e Positano

Fonte: Facebook

 

Guardandone i contorni dall’alto l’accostamento viene quasi naturale: la sagoma di Gallo Lungo, la più grande tra le isole dell’arcipelago Li Galli, che affiorano tra le acque che dividono Capri da Positano, sembrano dipingere sulla tela del mare azzurro il disegno di un grande delfino. Assieme agli altri piccoli isolotti de “La Rotonda” e “La Castelluccia” questi tre gioielli del Mar Tirreno rappresentano inestimabili perle dell’area marina protetta di Punta Campanella. Tre meraviglie affioranti a pelo d’acqua che arricchiscono il campionario di bellezze custodite in Campania.

All’inizio del secolo scorso il noto coreografo russo Leonilde Massine comprò l’arcipelago facendovi costruire una delle ville più belle di tutto il Mediterraneo, abbellita dal noto architetto Le Corbusier. Rudolf Nureyev, noto ballerino, affascinato da uno dei panorami più belli del mondo acquistò le tre isolette del comune di Positano nel 1989.  Oggi l’arcipelago appartiene all’imprenditore Giovanni Russo che per diversi miliardi di lire ha acquistò nei primi anni ’90 questa reggia sul mare frequentata negli anni dai personaggi più famose del jet set internazionale, come Greta Garbo, Roberto Rossellini, Hilary Clinton e Jacqueline Kennedy.

Isole cariche di fascino e mistero, conosciute fin dall’età classica dai coloni greci, l’arcipelago Li Galli venne descritto dal geografo Strabone come sede delle sirene. Un’individuazione tutt’altro che casuale: si narra, infatti, che su questi scogli naufragarono molte navi a causa delle forti correnti particolarmente difficili da gestire anche per i marinai più esperti. Le sirene, nella mitologia antica rappresentano gli ostacoli che era possibile trovare sulla propria rotta durante la navigazione e le suggestioni causate dai numerosi disastri navali fecero nascere tale mito.

Poche le navi fortunate che riuscirono, secondo le leggende, a scampare dal destino segnato dagli esseri mitologici metà donne e metà uccelli. Omero racconta dell’avventura di Ulisse a largo di queste isole e dello stratagemma che utilizzò per superare l’ostacolo senza rinunciare ad ascoltare l’ammaliante canto degli esseri tanto suadenti quanto letali. Si fece legare all’albero della nave dall’equipaggio ben protetto all’ascolto con cera d’api apposto alle orecchie. Anche gli argonauti riuscirono a scampare alle maligne lusinghe delle sirene grazie alla bravura di Orfeo, che grazie alla propria maestria nel suonare la lira riuscì a battere in dolcezza e armoniosità persino quel canto così avvolgente.